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Il dottore del letame
Pubblicato il 15/04/2016
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Diverse le interpretazioni dell’origine della parola Enotria. È certo che si trattasse della Calabria e che ci sia, ovviamente, un collegamento con il termine greco oinos. Terra nota per la coltivazione della vite e del vino, per i corsi d’acqua tortuosi e ripidi, per la bellezza del Pollino e della Sila. Nell’VIII secolo a.C. i Greci colonizzarono la zona rendendola florida non solo con la costruzione di templi che ricordassero loro la madrepatria ma con la coltura della vite, mezzo attraverso il quale si avvicinavano al dio Dioniso. Per anni bistrattata, violentata, sottovalutata, la punta dello stivale non riesce mai a prendere pace. I politici della zona sembrano susseguirsi come se calpestassero il suolo, anzi lo distruggessero in ogni senso, senza alcun interesse. Quest’anno al Vinitaly la Calabria pare aver respirato un’aria nuova, probabilmente grazie all’attuale Presidente Mario Oliverio che appare vicino ai viticoltori e al volitivo delegato Fondazione Italiana Sommelier Calabria, Gennaro Convertini. Tanti i vini, i vitigni, le sfumature del pregiato liquido, mai uguali o banali. Protagonisti Gaglioppo, Magliocco, Greco e Mantonico. Tra i diversi produttori emerge Giuseppe Ippolito con la cantina Du Cropio. Figlio di Giovanni, tra i primi agronomi in Italia, il secondo iscritto all’albo e mano operativa per la stesura del disciplinare della Doc Cirò, sta dedicando la sua esistenza, come ha fatto il genitore, alla sua terra e alle proprie creazioni, figlie di un nobile Gaglioppo, uno storico Greco Nero e un’inebriante Malvasia Nera. I terreni? Argillosi-calcarei. Suoli fortunati storicamente per la presenza dei venti, la funzione mitigatrice del mare, la vigoria dei suoi abitanti proprio come i grappoli che penzolano dai tralci. Non dimentichiamo come Milone, il famoso atleta con il maggior numero della storia di vittorie olimpiche, provenisse da questi luoghi e fosse ghiotto della sacra bevanda.  Curioso il nome Du Cropio con il quale si appellava in dialetto cirotano, in senso ironico, il dottore del letame (l’agronomo).

Serra Sanguigna, Dom Giuvà e Damis Cirò Rosso Riserva, questi i nomi delle bottiglie accomunate dal Gaglioppo. Abbinamenti e descrizione non è giusto riportarle per chi non ne sorseggia un po’. Vini tannici, potenti, suadenti, sanguigni e calienti come il produttore. Gli aromi e i sapori non si dimenticano poiché si rammenta lui: Giuseppe. I colleghi lo definiscono un personaggio. Intelligenza arguta, idioma crotonese, capelli brizzolati, volto solare ed estrema generosità. Non ama le cerimonie ma la concretezza, tipica di chi viene da quelle parti. Anche i sommelier più navigati presentano tentennamenti nell’abbinare i formaggi accompagnati da composte di ortaggi e vini ma con Du Cropio si può. Sodalizi piccanti come le sarde in sardella? Du Cropio li celebra. Perché concludere una cena con un superalcolico? Un calice di Gaglioppo accompagnato da un pezzetto di cioccolato fondente al sale del Madagascar e vedrete le stelle. Du Cropio vince… Sempre!

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