Paola Simonetti è morta sabato a 72 anni. Con lei se ne va una figura straordinaria della comunicazione del vino a Roma e in Italia: con Franco Ricci ha creato al Fondazione Italiana Sommelier organizzando una scuola di sommelier fortissima e autorevole. Se ne va a una età in cui sicuramente aveva ancora tanto da dare, ma dopo una vita intensa e straordinaria, un’avventura umana che ha coinciso con la rinascita del vino italiano dopo la tragedia del metanolo del 1986.
Non si possono contare le iniziative che sono nate da questa scuola fantastica di professionisti, dalla rivista Bibenda di cui era caporedattrice alle guide del vino, primi a dare importanza all’olio extravergine d’oliva italiano, manifestazioni su manifestazioni, l’Oscar del Vino, presenze in televisione, degustazioni, corsi di specializzazioni, tour: la narrazione del prodotto principe della nostra agricoltura che ha fatto grande l’Italia e che soprattutto ha coinvolto non solo gli appassionati e i professionisti, ma tanti protagonisti della politica, della cultura, del mondo dello spettacolo facendo del vino un oggetto cult, qualcosa di cui non si poteva fare a meno di conoscere, imponendolo negli ambienti che contano per poterlo difendere dagli attacchi.
Paola è stata protagonista di un momento fortunato, come tutti noi che abbiamo potuto viverlo e raccontarlo, quello della nascita dei grandi marchi e dei grandi miti del vino italiano che per essere tali dovevamo sempre passare per Roma, all’Hotel Hilton a Monte Mario per la precisione.
Paola è stata una macchina da guerra, con Franco, istrionico e creativo, si completavano in una maniera incredibile creando un allure al quale era impossibile resistere: non a caso il gruppo di lavoro, oggi Fis, ha dominato la scena negli ultimi trent’anni con i corsi e le manifestazioni sempre sold out. Per tutto questo tempo un vino italiano per essere consacrato doveva passare per queste cattedre e queste sale con questi insegnanti.
Per tutti, fra covid e guerre, è tempo di bilanci, di ridefinizione, di adattamento a una realtà che sta cambiando fortemente e velocemente. L’addio di Paola a questo mondo è un po’ di quelle separazioni che segnano lo spartiacque fra epoche, fra vecchi e nuovi protagonisti, fra ricambi generazionali.
Ma nella memoria di chi come me ha potuto vivere questi anni, questi eventi, conoscere le persone che hanno creato, ripeto creato, la comunicazione della cultura enologica sulla scia di Veronelli, resta l’ammirazione e una valutazione assolutamente positiva di questo fantastico lavoro svolto partendo dal nulla. E Paola è stata il motore: poco mediatica sui social, magari poco nota fuori il mondo del vino, ma ben conosciuta da tutti che in questo mondo ci vivono e ci lavorano.
Non aveva un carattere facile, ma in compenso era schietta e diretta. Ma soprattutto generosa e appassionata.
È stata una grande, grandissima professionista.
Ciao Paola
