Ho visto la sala colma dell’Hotel Hilton il 12 novembre scorso, erano circa 300 gli Allievi nei tre turni che iniziavano il Corso Sommelier di Qualificazione Professionale. Ho visto giovani attenti e nella loro serenità soddisfatti, sì, di avere accanto l’elegante valigia con i 6 bicchieri Riedel.
Con i libri e il loro quaderno, che avevano appena ricevuto, stavano iniziando insieme un percorso che li avrebbe portati a conoscere il vino e i suoi territori: Insieme avrebbero conosciuto 160 etichette di grandi vini, come Sassicaia, un Barbaresco di Angelo Gaja o un Brunello di Banfi.
Mentre raccontavo loro un programma d’incontri a latere del loro corso, mi venivano in mente quei giovani che dietro un PC ascoltavano qualcosa sul vino in un Corso Online.
Come avrebbero sorriso alle mie battute, al piacere di un assaggio, alla bellezza di avere accanto un compagno? Ci manca solo che, di questa roba, ne parlino in Rai, magari ad una Linea Verde tutta da rifondare e poi abbiamo fatto bingo!
Il vino è amore ed è con amore che si trasmette. Non possiamo rendere arido un incontro in solitudine con un computer.
La vita sta cambiando in peggio, sicuramente lo vediamo ogni giorno quanto velocemente mangiamo, quanto non godiamo di momenti felici per la velocità dei nostri programmi!
Se ci abbandoniamo nella solitudine, anche nello scoprire lo spazio di un territorio, nel servizio di un vino da parte di un Sommelier o di una ragazza accanto che commenta insieme a te, rimane una solitudine che il vino non merita.
Da molto faccio queste considerazioni per allontanare questo modo arcaico nella sua modernità, insulso al pensare allievi a casa in mutande, persone che non abbracceranno mai i loro insegnanti del vino.
Questa mattina, con il ricordo di quel giorno, avevo voglia di questa riflessione, dopo aver visto la felicità e la gioia in faccia a 300 ragazzi.
Ed è anche plausibile che incontrino l’amore, perché succede. E non è poco.
Franco M. Ricci
