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Abruzzo biovegan?
Pubblicato il 20/03/2015
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L’Abruzzo è una di quelle regioni italiane particolarmente votate alla viticoltura. La conformazione orografica, gli influssi marini, le ottime esposizioni, la ricca mineralità del sottosuolo unitamente ai venti di Levante (che fungono da termoregolatori) concorrono a creare un quadro pedoclimatico di tutto rispetto. Ne consegue che attraversati i passi della Majella o del Gran Sasso, in qualunque direzione si volga lo sguardo c’è una seria possibilità di scorgere un vigneto. Circa 37.000 gli ettari di terreno allevati a vite, di cui la quasi totalità messi a dimora nella fascia costiera-collinare, tanto da fare di Chieti la provincia più vitata d’Italia. Solo nel teatino, infatti, sono presenti più di 200 opifici i quali gestiscono complessivamente circa l’80% della produzione vinicola regionale. La riforma fondiaria del dopoguerra a favore della piccola e media proprietà portò allo sviluppo, nei decenni successivi, di una massiccia presenza di cooperative e cantine sociali. Non è raro assistere, ancora oggi, alle lunghe code che si formano nelle zone limitrofe a questi punti di raccolta causate dai rimorchi carichi di grappoli dei piccoli produttori. In epoca diversa, ma in un contesto molto simile a quello odierno, Camillo Di Carlo iniziò ad impiantare i propri vigneti nei primi anni del 1800 e con grande caparbietà riuscì nel 1830 ad effettuare la prima esportazione verso la Savoia ed il Granducato di Toscana, evento testimoniato da una lettera autografa inviata con grande soddisfazione alla famiglia. Anche Giannicola Di Carlo, pronipote di Camillo, sembra avere un destino affine a quello del suo ascendente. Giannicola è un appassionato di agraria , un tecnico del settore che ha fatto del rispetto del territorio una filosofia di vita oltre che un impegno sociale. La storia in oggetto nasce e si sviluppa ad Ortona (CH), splendida cittadina che si affaccia sull’ Adriatico, su quel lembo di litorale denominato “Costa dei Trabocchi” tanto caro a D’Annunzio (i Trabocchi sono delle colossali macchine da pesca costruite con i criteri architettonici delle palafitte).

È qui che Giannicola Di Carlo, congruentemente all’intraprendenza del suo bisavolo, costruisce la Cantina Agriverde; vero e proprio gioiello di bio-architettura e prima nel suo genere in Italia, realizzata grazie ad un progetto delle Università di Roma e Parigi in collaborazione con la Federazione Europea del Paesaggio di Versailles. La forma avveniristica rievoca quella di una nave che fluttua tra le onde del mare Adriatico ed i saliscendi collinari che portano al massiccio della Majella, in perfetta armonia con la linea paesaggistica circostante, la cantina Agriverde rispecchia fedelmente la filosofia del suo ideatore. I materiali utilizzati sono tutti ecocompatibili e gli impianti elettrici schermati contro i campi magnetici. Al piano interrato si trova la bottaia. Adiacente alla cantina sorge l’esclusivo Relais del vino “Villa Fania”, un hotel con 6 stanze ed una sala ristorante ricavate nell’antico casolare ottocentesco che comprende anche un centro benessere dove si pratica la vino-terapia (l’uva e i suoi derivati vengono utilizzati secondo i principi della talassoterapia e della balneoterapia). Da grande antesignano quale si è dimostrato, Giannicola presenta sul mercato la sua prima etichetta biologica nel 1991 , frutto di un lavoro di riconversione dei terreni e di diradamento dei grappoli iniziato in lungimirante solitudine un decennio prima, mettendo in campo una filosofia agraria e produttiva in antitesi a quella dell’epoca che esigeva il più alto contributo possibile in resa per ettaro. Per la concimazione dei fondi si segue la pratica agronomica del sovescio (usando piante leguminose) evitando il ricorso a fertilizzanti chimici di sintesi o di natura animale. Questi accorgimenti in vigna si rendono necessari per rimanere in linea con i principi del bio-veganesimo applicati alla viticoltura. Agriverde è infatti una delle poche aziende ad avere in commercio una linea Biovegan che sarà presente ad EXPO 2015 (vini completamente privi di sostanze di origine animale secondo il disciplinare ICEA) . Grazie alle capacità commerciali del suo timoniere, Agriverde ha abbattuto ogni confine conquistando tutti i mercati internazionali con più di 20 etichette diverse per un totale di 1 milione di bottiglie l’anno, figlie dei 65 ettari vitati di proprietà.

Nonostante i numeri attuali il campione dell’azienda rimane orgogliosamente il pluripremiato Plateo, un vino che prende vita su suoli argillosi-arenacei a 250 metri di altitudine nel vigneto di Donna Mira dove il Montepulciano viene allevato con la tradizionale pergola abruzzese esposta a sud-est, 1800 piante per ettaro per una produzione di circa 70 quintali. Durante la vinificazione la massa viene sottoposta ad una lunga macerazione sulle bucce, ne segue una prima maturazione di 24 mesi in serbatoi di acciaio inox. Successivamente il vino viene sottoposto ad un ulteriore riposo di 24 mesi in barrique di rovere di Allier, Tronçais e Limousin. Un affinamento di 12 mesi in bottiglia prima di affacciarsi sul mercato. L’annata 2009 conferisce al calice un caleidoscopico corredo cromatico, corpo rubino intenso e compatto, riflessi melanzana con unghia granato . La direttrice olfattiva esordisce con una seducente frutta rossa ben matura incalzata da note speziate di cacao, chiodi di garofano e cannella. Rabarbaro su sfondo balsamico. Generoso ed opulento al palato, ottima spalla acida a sostegno del 14,5% di alcol. Elegante ed equilibrato. Tessitura tannica fine e vellutata con finale persistente di mora e cassis. Da buon maratoneta promette il meglio a lungo termine.

Agriverde
Via Stortini 32/A
66020 Caldari di Ortona (CH)
Tel. 085 9032101
marketing@agriverde.it 
www.agriverde.it

 

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