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Il coraggio di cambiare
Pubblicato il 26/02/2016
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53° Corso: il coraggio di cambiare (in meglio)

Al termine ed al culmine del Corso di Qualificazione Professionale per Sommelier c’è un grande pranzo, mentre Roma come ogni sera s’addormenta e si sveglia: ignara che in cima al suo Monte Mario stia avvenendo qualcosa che cambierà la vita a qualcuno; perché, come ogni Ultima Cena, il grande pranzo parla sottilmente agli estasiati corsisti, insegnando loro un nuovo modo di accostarsi al cibo ed alla bevanda, e suggerendo loro che esiste un luogo dello spirito dove l’esperienza dei sensi ed i moti dell’animo si fondono. Poi c’è un colloquio con i docenti che in un anno e mezzo s’è imparato ad amare e stimare. E poi si è Sommelier del Vino.

Tutto è cosí bello da apparire sommamente desiderabile.

Ma io voglio parlare a Te, gentilissimo lettore che non sei ancora un Sommelier e che per qualche motivo stai leggendo questo articolo. Tu cui una felice ingenuità nasconde l’incontenibile frisson di chi legge in un calice il cardamomo e l’anice stellato, Tu cui una lieta ignoranza consente di non attendere con narici frementi il giorno in cui i mobili di casa saranno lucidati e la stagione in cui fioriranno i gelsomini, Tu cui una allegra inettitudine impedisce di vedere nelle lacrime sul cristallo la promessa alla bocca della morbidezza e del calore dei baci che seguiranno: stai in guardia! Se stai pensando di iscriverTi al Corso per imparare che cosa i raggi del sole ed il vento del mare sussurrino ai turgidi grappoli e con quanta dolcezza il ghiaccio e la nebbia abbraccino il frutto della vite, stai in guardia! E se sei affezionato alla torpida indifferenza della Tua vita: stai in guardia!

Perché il Corso Ti cambia la vita. E non è tanto che Ti faccia diventare piú snob: avrai ancora la simpatia di bere lo spumante caldo che un amico Ti serve in un tumbler e la creanza di sorbire da una flûte il Barbaresco che Ti offrono ad accompagnare un filetto di merluzzo lessato ed irrorato di limone; non è, insomma, che Ti precluda la possibilità di bere male, se la civiltà lo impone. È il bere bene che diventerà una dolcissima catastrofe: scoprirai un mondo di bellezza tale da farti domandare ogni volta se sarai in grado di sostenerlo dentro di Te, epperò non Ti accontenterai piú di un’esperienza mediocre e frettolosa. E non si torna indietro.

Tu saprai che cosa berrai e che cosa mangerai: ne conoscerai il nome e la storia, ne ricorderai ed indovinerai le caratteristiche piú riposte, ne avvertirai degustando un intimo segreto. Non saprai piú rispondere ad inizio serata alla domanda “Beviamo bianco o rosso?” dei gioviali amiconi: perché vorrai sapere quali cibi si tratti di accompagnare e di quali vini esattamente si tratti, sperando da qualche parte del Tuo cuore che Ti venga proposto un assaggio di cui sei in cerca da tempo. Perché Tu li cercherai ovunque, gli assaggi, e ne andrai in caccia per ogni dove coinvolgendo nella Tua febbre chiunque Tu abbia a cuore: perché sarai fermamente convinto – e, io credo, avrai ragione – che quella che avrai scoperto sia una ricchezza inestimabile che è necessario condividere.

Pensaci, finché sei in tempo! Non già la Tua semplicità, ma la Tua beata superficialità – quella sí – sarà perduta per sempre: ed aristocraticamente ne avvertirai di tanto in tanto un’elegante nostalgia.

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