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Le vin du Roi
Pubblicato il 21/12/2012
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Qualche tempo fa, un famoso produttore toscano (ma non di nascita) mi ha detto che per lui il vino è degno di essere chiamato tale solo quando è rosso e per di più che, a suo modo di vedere, esistono soltanto tre grandi vitigni nel mondo: Nebbiolo, Pinot Nero e Sangiovese. Sempre in base alla sua ottica (come dire… vagamente “ristretta”), ne consegue che i soli vini degni di essere bevuti da chiunque ne capisca sono quelli con le mitiche tre “B”: Barolo, Brunello e Borgogna. Rosso, ça va sans dire… So bene che certe bizzarre prese di posizione si commentano da sole, ciononostante mi è capitato spesso di ripensare con un sorriso quasi compassionevole a quelle affermazioni. Gli indirizzo un pensiero ogniqualvolta sorseggio con sublime piacere un raffinato Champagne, uno stentoreo Riesling della Mosella, ma anche un profondo Pinot Bianco altoatesino, un profumato Sauvignon del Collio, un roccioso Vermentino di Gallura. Per non dire degli spettacolari incontri con la prorompente fisicità del Montepulciano d’Abruzzo, con l’esotica eleganza dell’Hermitage, con la poderosa corporeità dell’Aglianico… Qualche giorno fa, in particolare, ho pensato molto intensamente all’intransigente toscano e alle sue posizioni paradossali. La deliziosa Patrizia Minnetti, sommelier pluridecorata ed eccezionale donna del vino, ha voluto condividere con pochi intimi una preziosa bottiglia di Château Lafite Rotschild 1972. Annata piccola, è vero, eppure… “poesia pura”! In effetti, nel vino come nella vita, è proprio quando il gioco si fa duro che emerge il carattere: nelle annate difficili viene fuori la stoffa del fuoriclasse. Appena aperto e per le prime due ore, le vin du Roi ha timidamente riscoperto il mondo esterno, per poi donarsi gradualmente a chi vi si accostava con tutta la classe che lo contraddistingue, per nulla intaccata dai suoi primi quarant’anni. Robe di un granato trasparente e luminoso. Naso disegnato con stile ed eleganza, ampiezza e profondità: un profluvio di incenso, bacche rosse e spezie fini, tabacco conciato, legno di sagrestia, ghisa e rabarbaro. Sorso che non si dimentica, sintesi perfetta di aristocratico equilibrio e interminabile progressione. E dire che qualcuno sostiene che i Bordeaux sono vini “costruiti”. Bè, anche un capolavoro universale come il Partenone lo è, ma è stato “costruito” da una cultura immortale. Nel meraviglioso universo del vino - e non solo - non possono esistere verità assolute. L’apertura mentale deve essere la base del nostro approccio, specie se ci accostiamo a chi ha fatto la storia. Sono convinto che quel produttore toscano viva benissimo lo stesso, ma… davvero non sa quanto si perde!

Château Lafite Rotschild
Pouyalet, 33250 Pauillac
Tel. 0033 5 56731818
www.lafite.com

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