Bibenda
Bibenda, per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino.
Visualizza tutte le notizie
Diario di un'aspirante Sommelier
Pubblicato il 12/02/2016
Fotografia

L’11.11.2014 è iniziata per me quest’avventura con la Fondazione italiana sommelier di Roma. Ricordo perfettamente quella sera d’inverno, la presentazione del corso, Franco Maria Ricci vestito di tutto punto che parlava a noi seduti ad ascoltarlo nella sala Le Belle Arti del Rome Cavalieri.

Ci regalò una rosa e ci disse che, al termine del nostro percorso, saremmo state persone diverse perché questo corso ci avrebbe cambiato la vita in meglio.
La Carta dei Vini preparata dall'autrice per l'esame da Sommelier

Mentre i sommelier ci versavano il Franciacorta Cuvée Brut di Bellavista, io lo guardavo, e guardavo tutti gli altri partecipanti, e pensavo se veramente frequentare un corso per diventare sommelier mi avrebbe cambiato la vita.

È passato un anno e mezzo, il corso volge al termine ed io sto scrivendo la mia carta dei vini per l’esame finale, quello che mi consacrerà sommelier nazionale ed internazionale; preparo l’elenco, diviso per regioni, tipologia e prodotto, con un’inconsueta pazienza, scegliendo accuratamente ogni singolo vino. La mia carta mi rispecchia in pieno, bianchi macerati sulle bucce, rossi corposi e tannici, grande sapidità, buona spalla acida, tanto biologico.

E pensare che, fino a poco tempo fa, ignoravo un’infinità di cose sul mondo del vino.


Ho scoperto i vitigni presenti in tutta Italia, e non solo quelli a me familiari perché siciliani.

Ho visitato cantine, parlato con i produttori, conosciuto gente legata al mondo del vino con la quale ho scambiato informazioni e mi sono confrontata.

Ho degustato un’infinità di vini nazionali ed internazionali, ed il mio fegato può testimoniare.

Ho imparato le tecniche di vinificazione e di spumantizzazione, il metodo classico, il metodo charmat o Martinotti.

Ho scoperto che i produttori ti accolgono nelle loro aziende come se fossi un santo, ti lasciano assaggiare i loro prodotti, che trattano come figli, e ti scrutano cercando nel tuo sguardo un gesto di approvazione e di dissenso. Sono pronti a chiarire, spiegare, precisare.

Ho imparato a servire il vino alla giusta temperatura, nei bicchieri adeguati, osservando dei riti quasi maniacali agli occhi di chi, all’oscuro di tutto, ti guarda aprire la bottiglia, annusare il tappo e osservare incantata, come i bambini davanti all’iPad, il vino cadere dentro il bicchiere e subito individuare colore, odore, sapore.

Oggi che il corso è quasi finito, mi chiedo se la mia vita sia cambiata in meglio.

Il vino è una passione, un impegno, un progetto, è cultura personale, un’esigenza, un compagno di vita, sono gli amici che scelgono il vino da regalarti per la cena pensando a te come una a cui non si può regalare un vino mediocre. È l’abbinamento cibo-vino che deve essere accettabile; è la regola delle contrapposizioni e delle concordanze. E’ saper scegliere la bottiglia giusta da regalare ad un amico, alla mamma, ad un nuovo amore, che deve essere in linea con la persona e con i suoi gusti. Forse tannico, morbido, fresco, sapido, amabile, Brut o Pas Dosé.

Questo corso ti apre la mente, lo fa con leggerezza e professionalità, e ti arricchisce dentro.

Porto con me mille ricordi, emozioni, a tanti amici winelovers.

Ebbene sì, la vita te la cambia veramente.

 

Nelle immagini, scattate da Daniela Costageorgos, la Carta dei Vini (copertina su tela di Gianluca Plotino) realizzata per affrontare l'esame e tutta l'"apparecchiatura" di studio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA