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A Natale regala un’emozione
Pubblicato il 18/12/2015
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Dal titolo sembrerebbe lo spot di una delle tante pubblicità che in questo periodo impazzano nelle nostre TV, ovviamente non si tratta di una promozione commerciale ma di un nobile intento rivolto a tanti di voi, amici sommelier e appassionati del mondo del vino. Sono gli ultimi giorni questi, in cui molti di noi si affannano alla ricerca di un’idea originale per conquistare il cuore dei nostri cari o semplicemente nel fare una sorpresa unica per la notte di Natale. Il nostro vuole essere un suggerimento speciale, di quelli che colpiscono dritti al cuore. Regalate alle persone a cui veramente tenete e per le quali ne valga davvero la pena la cosa più preziosa che tutti noi abbiamo, ma che raramente mettiamo a disposizione: il nostro tempo.

E quale miglior occasione per donare il proprio tempo a qualcuno, se non quella di organizzare una gita fuori porta di matrice enogastronomica? Se poi impacchettiamo questi nobili presupposti con due visite in aziende simbolo dell’artigianalità, del buon gusto e della perfezione, veri gioielli dell’enologia italiana, immersi in un luogo d’incanto, l’emozione è assicurata. Lasciatevi quindi condurre per mano in una domenica a Montalcino. Il paese arroccato a 564 metri di altitudine è una piccola bomboniera dominata dalla Fortezza, simbolo dell’ultima gloriosa difesa della Repubblica Senese del 1555, oggi sede dell’Enoteca di Montalcino, un punto di riferimento per gli appassionati del vino di qualità e del suo principe, il Brunello. Senza indugio iniziamo il nostro itinerario dalla prima azienda che rappresenta una vera chicca enologica: con poco più di quattro ettari di proprietà Giuseppe Gorelli e Gigliola Giannetti hanno portato i vini della Tenuta Le Potazzine, in località Le Prata, sotto i riflettori dei palcoscenici enologici più importanti al mondo. Veniamo ricevuti da Michele, custode e cicerone della nostra visita, entusiasta e appassionato proprio come noi, sarà lui infatti a raccontarci la storia dell’azienda: di come sotto la guida vigile di Giuseppe tra la vigna e la cantina e l’inconfondibile tocco femminile di Gigliola, si sia affermata in pochi anni nel panorama dei mostri sacri del Brunello. Scendendo in cantina rimaniamo estasiati da tanta cura nei dettagli, dalla pulizia dei locali di affinamento e stoccaggio, di come tutto, comprese le lucide grandi botti della Garbellotto, assumano un aspetto “charmeuse”, in un unicum di finezza e delicatezza, un biglietto da visita che introduce all’eleganza dei loro prodotti, dai Rossi più semplici al raro e prezioso Brunello Riserva. La materia prima di qualità è il Sangiovese (qui definito Grosso), che viene lavorato in cantina tutto nella medesima modalità, con l’unica differenza dettata dalla capacità di resistere nel tempo, quel tempo interpretato da Giuseppe, per determinare quale vino affinerà solo in acciaio e quale proseguirà il suo percorso in botte nel medio e lungo riposo previsto dal disciplinare del Brunello. Assaggiamo quindi il piccolo di casa, il Parus 2013, un concentrato di forza giovanile, conservata da un anno di acciaio, capace di competere con dei nobili cugini piemontesi di altra origine, rimanda un carattere olfattivo tipico del territorio montalcinese, con sfumature selvatiche di sottobosco, corteccia e felce, note ematico-minerali che richiamano un abbinamento gastronomico d’eccellenza come una fresca tartare di tonno. Il secondo gioiello di casa è il Rosso di Montalcino 2013, un anno in grandi botti di rovere di Slavonia e pochi mesi di affinamento in bottiglia, ne esaltano un assaggio balsamico con netti rimandi all’eucalipto, alla menta, marinati in una scura mineralità di china e calamaio con inchiostro fresco. Quello che però affascina è il suo tannino, capace di solleticare la gengiva senza lasciar traccia di gioventù, anzi dando prova della sua vellutata natura. Arriviamo quindi al capostipite di famiglia, il Brunello di Montalcino 2010, annata classificata dalla critica come una di quelle a cinque stelle, affermazione che possiamo solo riconfermare. E amore fu, di quelli caldi, seducenti e ammiccanti, preludio di grandi emozioni, soffi di olii orientali caldi e spezie profumate, fiori di frangipane, patchuli, su uno sfondo di muschio bianco e foglie di tiglio. La vera anima si svela grazie al guanto di seta che accarezza il palato, in perfetto equilibrio tra freschezza e balsamicità, tra rimandi di agrumi siciliani e caramelle alle erbe di montagna. Unica delusione… che siano finite le scorte in azienda e presso la vinoteca di famiglia, sita al centro del paese, dove ci aspetta una pausa rilassante, coccolati dalla premura dello staff e dalle primizie della tradizione toscana (tagliere di formaggi, salumi e fegatini toscani; pici fatti in casa e risotto al pecorino di Pienza con riduzione di Brunello).

La seconda tappa della nostra giornata passa per Castelnuovo dell’Abate: in questo fazzoletto di terre, le vigne di riferimento sono quelle della Fattoria Poggio di Sotto, tenuta che insieme a quella di Grattamacco e al Castello di Colle Massari è entrata a far parte dal 2011 del gruppo Collemassari Spa di proprietà della famiglia Tipa. I nuovi proprietari, succeduti al fondatore Piero Palmucci, hanno cercato fin dal primo giorno di non apportare alcun cambiamento sostanziale ad un sistema-ecosistema già perfetto. Come non essere in linea con questa filosofia? D’altronde se foste voi ad acquisire la Ferrari fareste di tutto per mantenere la sua perfezione o provereste a modificarla? Con la sua gentile disponibilità in una domenica libera, ci riceve Chiara Antoni, responsabile dell’accoglienza in azienda e l’incontro ci regala sin dal principio una grande emozione: il belvedere con affaccio sulla Val d’Orcia. Provate ad immergervi insieme a noi in un luogo dove l’immensità della natura possa avvolgervi, l’illusione è quella che il cuore si allinei con l’ambiente circostante, ad ogni singolo battito corrisponderà il fruscio dei rami degli alberi accompagnato dalla musicalità del vento che accarezza le mille foglie colorate di un vigneto, sorvolato da uno stormo di uccellini che si muove all’unisono tra i filari; poi il cielo di una giornata tersa che anziché incupire solleva l’animo di uno spettatore che sappia coglierne la vista e le sfumature dei toni grigio scuro, profonde, confortanti, come il fluire continuo del nostro essere… questa magia a volte succede.

L’ebrezza di questo benessere dell’anima l’associamo a quella vista panoramica, che in un attimo ha facilmente conquistato i nostri sensi ed il nostro cuore: gli occhi invasi da un paesaggio unico che a 180 gradi si apre da sud-est con il maestoso vulcano dormiente del Monte Amiata, un guardiano silente che ripara e protegge tutta la valle bloccando sulla sua sommità le nubi e le piogge, garantendo un clima mite, cullato dalle brezze marine provenienti da ovest dal Mar Tirreno. Su altitudini variabili tra i 100 ed i 350 metri si snodano fazzoletti di vigna, alcune piante hanno raggiunto i cinquant’anni d’età e sono considerate “individui a sé stanti”, che nelle varie vendemmie hanno affermato la loro vigoria e resistenza, creando un habitat unico. L’azienda conduce un’agricoltura biologica e persegue il concetto del minor stress possibile al vino, con una cantina da sempre impostata sugli insegnamenti dello storico enologo Giulio Gambelli che dettava un’unica legge, quella delle tre “p”: pulizia, pulizia e pulizia. Rigore, perfezione stilistica, rispetto per la tradizione, territorialità e aderenza a saldi principi di etica e rispetto per la natura sono l’essenza dei vini da loro prodotti. C’è chi li definisce perfetti, a noi piace affermare che siano “karmici” a partire dal Rosso di Montalcino, degustato solo nell’annata 2009, fresco gioca tutto sull’assaggio agrumato con chiare espressioni di un’acidità giovanile, nonostante l’annata calda, caratterizzata da giornate soleggiate e lunghe ma consolata da notti fresche. Per arrivare poi al confronto tra i due Brunello di Montalcino 2009 e 2010, il primo più esplosivo, dal caldo approccio di un naso in prima evidenza di tipica impronta mediterranea, ginestra, mirto, rosmarino poi con dolci note di miele di castagno ed un sorso composta elegante, mentolato a tratti quasi piccante con richiami finali fumé. Nella seconda annata, la 2010, acclamata come una delle migliori del secolo, il timbro è selvatico, svela senza timore la sua verve acido sapida preludio di una lunga vita. Necessiterà di un prolungato risposo per donare al degustatore la ricerca di quell’emozione che durerà per l’eternità, un po’ come la pace del cuore che ogni essere umano può raggiungere più o meno inconsapevolmente. Buon Natale.

Le Potazzine
Loc. le Prata, 262
53024 Montalcino (SI)
Tel.0577/847974
www.lepotazzine.it
tenuta@lepotazzine.it

Poggio di Sotto
Loc. Castelnuovo dell’Abate
53024 Montalcino (SI)
Tel. 0577/835502
www.collemassari.it 
info@poggiodisotto.it

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