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Una goccia. Anzi, due
Pubblicato il 28/02/2014
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Non conoscendo il plurale di goccia, per non azzardarsi su sentieri minati si cerca qualche espediente. Astuzia che non riguarda però gli astemi del Devoto perlopiù lontani pure dagli Oli… (per non ingrassare).
Diamo a Cesare quel che è di Cesare!, no? Citazione utilizzata (non ci siamo sorpresi) a sproposito.  Ma, si sa, la proprietà di linguaggio è privilegio di pochi, così come l’indirizzo di casa Sabatini Coletti.
 
Ad esempio, quando un semplice incarico amministrativo viene scambiato per un titolo di merito, un interrogativo te lo poni. E ti chiedi se il malinteso sia figlio della signora Ignoranza o della signora Malafede, amica sua.
 
Una volta accertati i genitori, sarà bene verificare anche i natali: si scoprirà così Quando (16 anni fa, molti molti anni prima della stagione dei parvenu), Chi (l’Elefante), Cosa (la carica di responsabile, fortemente voluta dall’Elefante, così come in seguito il regalo della carica di presidente a qualcun altro a caccia di applausi senza meriti, eletto sempre e solo grazie all’Elefante). 
 
Così come la proprietà di linguaggio, l’obiettività è dote di pochi. Anzi, di pochissimi.
Di quanti la serenità di giudizio? La consapevolezza dei propri limiti? E la gratitudine? Poche gocce nel mare. Anzi, nessuna.
 
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