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Incontro con Vittorio Sgarbi
Pubblicato il 03/07/2015
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Dice di sé: “Sono un uomo versatile, fantasioso, che vive in maniera vitalistica e dinamica la propria esistenza, cercando di non fermarsi mai poiché il fermarsi induce a pensare che la vita abbia una fine e che quindi dinnanzi abbiamo la morte. Il movimento impedisce l’immobilità. Un’energia illimitata mi caratterizza, per tale motivo sono stato accusato di far uso di cocaina ma io ho sempre riposto che se avessi incontrato la cocaina sarei stato io ad eccitare lei, non lei me!”

È così che esordisce Vittorio Sgarbi al nostro incontro. Frenetico, controlla la sua posta elettronica sul display del cellulare nei momenti di pausa. Mi rilascia l’intervista tra una melodia ed un’altra durante un concerto del celebre cantautore siciliano Franco Battiato presso un noto teatro milanese. È seduto in prima fila, si alza appena può, proprio per rispondere alle mie domande. Uomo concreto, si perde poco in chiacchiere. Sebbene possegga una favella sciolta ed un vocabolario facondo, mira più ai fatti che alle parole. Risponde ai quesiti senza esitare. Il suo argomentare denota un lessico appropriato di formazione filosofica, quali sono stati i suoi studi. Per nulla attaccato al denaro. È generoso con il prossimo, ha la facoltà di trasmettere, perché gli piace, è un vigoroso comunicatore dalla sottile ironia. Sempre accompagnato da qualche rappresentante del gentil sesso. Al quesito di chi sia la sua donna ideale in maniera ironica risponde: “La prossima”. Va su e giù per lo stivale in compagnia di un efficiente giovane assistente, suo concittadino a qualsiasi ora del giorno e della notte poiché desidera essere dappertutto ed accontentare chi lo invita. Dall’aspetto essenziale, sprigiona passionalità. Non ostenta nell’abbigliamento. Morigerato nel cibo e nel vino: un solo pasto al giorno poco prima di mezzanotte. Non ha tempo o meglio il tempo va impiegato in altro modo. Scrive, legge, ha un’auto stracolma di quotidiani e libri. Confronta le notizie ed il modo in cui sono state riportate. Gli piace essere informato, difficilmente lo si coglie impreparato. Prima di esprimere un giudizio sa di dover sapere. Sostiene che i sogni siano la realtà che vorremmo, un mondo che noi costruiamo per noi stessi. Si auspica sempre la lucidità, specialmente in tarda età. Non è, certamente, un uomo dei fornelli ma si soddisfa facilmente: un piatto di spaghetti al pomodoro ed un buon calice di Lambrusco.

Lei da diverso tempo si occupa di politica. Come è cambiata la politica negli anni?
È peggiorata già dalla sua ultima espressione che era la Prima Repubblica in cui le cose apparivano molto legate a dei poteri consolidati e, sebbene ci fossero fin da allora finanziamenti illeciti e corruzione, esisteva ancora lo status del politico che aveva in mente qualcosa e realizzava qualcosa. Da Di Pietro in poi la politica è diventata un affare da dilettanti e ladri che pensano esclusivamente a loro stessi, neanche al partito. Ho assistito alla sua decadenza, era il tempo dello scadere della prima Repubblica. Ero convinto, appena entrato nell’ambito, che se qualcuno avesse avuto una buona idea Montecitorio sarebbe stato il luogo migliore dove poterla realizzare, oggi non è così. Attualmente concretizza maggiormente Oscar Farinetti con Eataly che Matteo Renzi col governo. All’inizio credevo che occupare un ruolo di sindaco o di assessore corrispondesse a realizzare una visione. Ammetto che al momento è molto difficile.

Lei appare in numerose trasmissioni, cosa pensa della televisione?
Non l’ho mai considerata un mezzo diverso da un frigorifero o da un telefono. L’avvicendamento dei modi di comunicare per uno scrittore sono da sempre stati gli articoli, i saggi. La televisione in passato ha attratto perché con essa si poteva esprimere il proprio pensiero, era un modo diverso di divulgare, più accattivante. Nel mondo degli intellettuali, l’ho pensato anch’io per un po’, per anni la tv è stata considerata un luogo popolare, volgare che poteva anche essere. Però io ho percepito il suo potere prima degli altri. In contesti nei quali ci si opponeva al mio pensiero potevo replicare, per cui i miei concetti arrivavano a molti.  Si trattava di un amplificatore di un altro amplificatore attraverso il quale esprimere un concetto che si imprimeva nella testa altrui. Tuttora può determinare un mutamento di indirizzo, ha una forza persuasiva. Ho utilizzato la tv a partire dagli anni ’80 senza alcun pregiudizio. Era un’emanazione potenziata delle mie idee.

Perché con Lei presente in tv, l’auditel aumenta?
Perché sono imprevedibile e l’accattivante della televisione è che non c’è una sceneggiatura, per cui quando sono lì si tratta veramente del bello della diretta.

Quali prospettive ha questo Paese?
Dipenderà da Matera capitale della cultura che nel 2019 potrà essere il banco di prova di un meridione che attraverso una città così singolare si riscatta e recupera il terreno che ha perduto o che non ha mai avuto. L’Expo non è altro che un grande parco di divertimenti, ben riuscito, ma non innesco di una nuova economia.  L’apparenza è che il paese non stia migliorando, però ci sono alcune situazioni che spingono verso una visione meno banale, meno consumistica l’orientamento delle persone. Matera per la sua ubicazione, la sua dimensione potrebbe farsene portavoce. Gli altri paesi dovrebbero prendere dall’Italia tutto, l’Italia da loro soltanto l’organizzazione. Il giusto compromesso sarebbe un governo come quello tedesco che gestisse la nostra nazione.

Perché Lei è oggetto di molte condanne giudiziarie?
Perché dico ciò che penso sulla gente in modo a volte brutale. Ho avuto più di 400 querele ma condanne poche. L’appellativo capra è stato il sistema per evitare le querele, al posto di un’offesa utilizzo questo sostantivo così da diminuire il numero delle denunce.

Perché molte donne La ritengono affascinante?
In realtà è una domanda da rivolgere a loro. Credo che nella mia vitalità trovino un elemento erotico. Scorgono anche la mia mascolinità che si esprime attraverso la forza, l’energia, la decisione. La virilità non è solo un fattore fisico ma anche psicologico, si esprime pure con il cervello.

Cosa intende per sensualità?
La capacità di comunicare col corpo, con i sensi, con le emozioni e non con le parole. L’espressione verbale è pensiero, la sensualità è fisicità.

Che cosa è l’arte per Vittorio Sgarbi?
L’intuizione di percepire prima che accada quello che poi tutti capiranno. L’artista autentico ha la facoltà di prefigurare. Tanto è vero che tutte le imprese agli inizi dei secoli sono nuove, innovative, futuriste come se si dovesse dimostrare che i tempi chiedono una nuova interpretazione delle cose, un modo diverso di vedere la realtà. L’arte è una nuova maniera di scorgere la verità, un punto di vista che non c’era, una prospettiva prima assente o la prospettiva stessa che è stata un modo con cui l’arte si è manifestata.

Il nostro Paese si comporta bene con l’arte?
Non particolarmente. Occorre evitare le formule come la bellezza salverà il mondo che sono in voga in questo momento, sostituendole con una formula più logica che il mondo debba salvare la bellezza perché è proprio il mondo che la disperde e la distrugge. Basti pensare ad alcuni siti dell’Iraq, l’antica Mesopotamia, in cui la bellezza non ci sarà più e non potrà salvare nessuno.

Quali vini beve?
Bevo i vini della mia terra, l’Emilia Romagna, soprattutto il Lambrusco per la sua dimensione quasi fanciullesca. È un vino spiritoso, mi piace fresco. Questo vino, oggi, rispetto al passato è maggiormente considerato. Da ragazzino gli avventori lo consideravano finto come se fosse un gioco. Sono attratto anche dal nettare piemontese. Il Piemonte va premiato per la tradizione della cultura del vino, per aver creato una storia tale da poter aver reso i propri prodotti competitivi a quelli francesi.

Un excursus di Bacco nell’Arte
Per conoscerlo bisogna risalire a Tiziano, Carracci, agli affreschi nella galleria di Palazzo Farnese, al Caravaggio. Tra le mostre organizzate sul tema Arte e vino una molto interessante è a Verona. L’argomento, affrontato in modo puntuale, offre alcuni esempi della figura di Bacco nella pittura dal ‘500 in avanti.

Le rappresentazioni del dio del vino che più Le piacciono?
Il Trionfo di Bacco di Diego Velazquez, il Bacco di Caravaggio e la volta della galleria di Palazzo Farnese di Annibale Carracci. 

Quante accezioni può avere il vino?
Ha un significato bacchico, legato al piacere erotico, alla liberazione dei sensi ed un altro più elevato che è il sangue di Cristo. Nella Bibbia assume un valore sacro perché nel mistero dell’eucarestia il vino diventa il sangue di Gesù. È un’allegoria che fa capire il nesso nel colore e nella sostanza tra il sangue e vino. L’uva nell’arte è l’antefatto del vino, premessa del tema eucaristico. Rappresenta ebbrezza, felicità e tutto ciò che è legato ai prodotti della terra.

Se Leonardo, Raffaello e Michelangelo fossero tre vini, quali sarebbero?
Leonardo uno Champagne, Raffaello un Verdicchio e Michelangelo uno dei Chianti più pregiati.

Una citazione sul vino?
Cito i versi conclusivi de Il Bacco in Toscana di Francesco Redi, poeta di grande fantasia ormai dimenticato:

A così lieti accenti,
d’edere e di corimbi il crine adorne
alternavano i canti,
le festose Baccanti;
ma i Satiri, che avean bevuto a isonne,
si sdraiaron sull’erbetta
tutti cotti come monne.

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