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La scoperta di un grande Barolo
Pubblicato il 13/04/2012
Fotografia

Quando bevvi per la prima volta questo vino ero ospite di un’amica piemontese, anni fa. Verso la fine di una cena meravigliosa, mentre ci apprestavamo ad indulgere con un pezzettino supplementare di un grande formaggio, giusto per soddisfare la gola e non più la fame, la padrona di casa tirò fuori questa bottiglia. Lo fece con una certa umiltà, premettendo che non sapeva se fosse stata ben conservata, se fosse l’annata migliore o se fosse giusto l’abbinamento. Sarà per questo profilo basso nella presentazione, sarà perché eravamo quasi sazi, non approcciai questo bicchiere con altissime aspettative. Poi, allora, non sapevo chi fosse Rinaldi... (ora se potessi mi fustigherei per questa mancanza).

All’assaggio fu come se una scossa elettrica mi trapassasse dalla testa ai piedi. Applausi a scena aperta! Tutti restammo folgorati da questa esperienza, non solo io. Gli amanti storici del Nebbiolo dissero “te l’avevo detto”, quelli che venivano da oltreoceano dissero “i grandi vini italiani”, i piemontesi dissero “io preferisco gli spumanti, però devo ammettere che...”. Io restai per lo più in silenzio perché un vino così le parole a volte te le toglie. A volte, invece, ti dà quelle giuste.

Quel Barolo Brunate - Le Coste del 1997 era una carezza matura, la mano forte e rugosa di mio nonno, sicuro come un tannino ancora svettante ma quieto. Un portamento aristocratico senza essere altezzoso. Spalle potenti. E profumato del legno di una credenza antica, di erbe medicinali e china ed un soffio di viole appassite.

Un assaggio che ho messo nel cassetto dei ricordi e custodisco con affetto come le rare rivelazioni che la vita ci riserva.

 

Rinaldi

Via Monforte, 3

12060 Barolo (CN)

Tel. 0173 56156

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