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Succede nel 1978
Pubblicato il 06/04/2012
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È noto il ruolo fondamentale giocato da Hugh Johnson nella nascita, definizione e fama dei Supertuscan. Era il 1978 quando a Londra, durante una degustazione alla cieca di tagli bordolesi organizzata dalla rivista Decanter, la giuria composta da Hugh Johnson, Serena Sutcliffe e Clive Coates decreta il successo del Sassicaia, allora semplice vino da tavola. È stato questo il primo passo di una storia gloriosa che ha visto emergere in breve tempo, oltre all’etichetta di Mario Incisa della Rocchetta, una cerchia di eccellenze acclamate in tutto il mondo. In molte occasioni Hugh Johnson ha espresso il proprio apprezzamento per questa tipologia di vini che sfuggono alle rigide regole dei disciplinari di produzione; riferendosi al sistema di classificazione dei vini italiani, non ha usato mezzi termini nella prefazione del suo libro “Il Vino” dove afferma che il sistema delle DOC “non fa altro che congelare lo status quo”, mettendo dei paletti alla sperimentazione di nuovi vini.

Benché in più di un’occasione Johnson abbia manifestato la sua predilezione per il Sassicaia, che nel Pocket Wine Book del 1982 definisce “il miglior vino italiano”, nel corso degli anni ha premiato altri Supertuscan con le ambite “quattro stelle”, previste come massimo riconoscimento dalle sue guide; tra questi il Percarlo della Fattoria San Giusto a Rentennano, situata nella parte più meridionale del Chianti Classico, nella località omonima, frazione di Gaiole in Chianti.

Il Percarlo è realizzato con uve Sangiovese in purezza, provenienti da 6 cru impiantati a guyot e a cordone speronato, con una resa per ceppo di un solo chilogrammo d’uva, raccolta spesso oltre gli usuali livelli di maturazione. Prodotto per la prima volta nel 1983 questo vino esprime continuità nelle caratteristiche principali, restando sempre fedele al terroir di origine. L’esame visivo rivela un fondo cupo digradante in trasparenze e scintillii dalla stessa carica cromatica del rubino birmano; altrettanto prezioso il bouquet che sprigiona note di prugne disidratate, legno di sandalo, fieno essiccato, clorofilla e pelle conciata su un sottofondo di viola, cassis e menta. L’attacco gustativo, potente e opulento, non ne intacca l’eleganza, sottolineata dalla setosità dei tannini e dalla viva acidità che si stempera in un finale pulito, esteso e appena boisé, a testimoniare la delicata ingerenza delle barrique francesi dove il vino matura per quasi due anni. Determinante per l’armonia d’insieme la successiva sosta di 18 mesi in bottiglia.

Il capriolo, con le sue carni scure e il retrogusto selvatico, sembra essere l’abbinamento più indicato, soprattutto se preparato non secondo la ricetta toscana ma secondo l’usanza veneta che nel condimento, oltre al mirepoix, prevede noce moscata, chiodi di garofano e cannella, un mix di spezie che rappresentano il contrappunto perfetto a un vino di tale vigoria.

 

Fattoria San Giusto a Rentennano

Località San Giusto a Rentennano

53013 - Gaiole in Chianti (SI)

Tel. 0577 747121

www.fattoriasangiusto.it

info@fattoriasangiusto.it

 

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