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La sconfitta dell’ospitalità, la vittoria dei codardi
Pubblicato il 17/02/2012
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Negli ultimi anni sono stati organizzati incontri ecumenici con i giovani e il loro Papa e con i Cardinali di tutto il mondo.

Siamo pure stati abituati a vedere organizzati eventi di rilevanza internazionale con milioni di ospiti.

Eppure oggi assistiamo impotenti ad una vergognosa equazione: da una parte la paura di un budget di spesa che sfori enormemente, come dimostrato sempre dai fatti, e dall’altra l’incapacità di mantenere fede ad un progetto di spesa fino all’ultimo centesimo.

È la paura dei codardi, dei deboli, non dotati dell’elementare abilità di gestire i grandi eventi del mondo. Incapaci di essere baluardi dell’onestà.

La paura delle intromissioni, delle raccomandazioni, in una parola delle mafie, scoraggia al punto di arrendersi subito senza nemmeno tentare di chiedere di organizzare un’Olimpiade a Roma - Italia.

Perché l’inettitudine e il dolo che si manifestano puntuali in ogni investimento pubblico sono la norma da sempre.

In questa brutta storia di oggi non può emergere soltanto la paura di chi governa e la finta saggezza del non fare.

In questa brutta storia emerge soprattutto la debolezza di un Paese che non conosce se stesso. Che non sa d’essere veramente culla dell’arte e dell’ospitalità. Che il suo petrolio, la sua ricchezza può trovarla esclusivamente in queste due paroline: Arte e Ospitalità.

Peccato che questa abissale ignoranza dei governi li conduca invece da sempre al semplicistico ricorso delle tasse.

Ancora una volta dunque abbiamo scoperto che la forza immensa delle tradizioni di qualità non rappresenta nulla, perché nulla è stato fatto per far capire alla gente questa nostra ricchezza. Forse anche perché neppure chi ci governa lo sa.

Noi continueremo a sbalordire il mondo del vino con i nostri eventi. Continueremo a renderli così attraenti da far parlare anche altri Paesi del mondo. Insomma, a mantenere Roma Capitale della Cultura del Vino.

Nel nostro piccolo non lo riteniamo poco. Soprattutto per l’enormissimo limite che questo diniego olimpico dimostra.

Per noi, infatti, per ogni evento è importante mantenere le spese che ci siamo prefissati.

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