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Terra e mare di Sardegna
Pubblicato il 29/05/2015
Fotografia

Sulla costa occidentale della Sardegna, più precisamente nel comune di Cuglieri, si trova un angolo di paradiso, Tema, acronimo di Terra e Mare. Qui, a Capo Nieddu, proprio sulle pendici del Montiferru, esistono molti poderi abbandonati, già di proprietà dell’Ex Eftas, l’Ente per la trasformazione fondiaria e agraria, istituito nel 1951 per attuare le leggi di riforma agraria del dopoguerra. La realizzazione della bonifica è stata però ostacolata dall’assenza delle reti idriche. La zona, in parte ancora petrosa, è tra le più coinvolgenti dell’areale. Battuta dal maestrale, è stata generata dai sommovimenti dell’antico vulcano la cui lava scese fino al mare - proprio dove sarebbe sprofondata la mitica Atlantide - creando le impressionanti falesie, oggi visibili. Come il segno di una lacrima su un volto bruno e antico, il Rio Salighes solca la terra e corre verso il mare fino a gettarsi nel vuoto con un salto di quaranta metri. Si dice che sia l’unica cascata del genere in Italia.

Come ricorda l’antico calendario agricolo, la pintadera, le viti e gli ulivi sono qui da sempre. In età nuragica le pietre del luogo, ricche di misteri, segnavano le fasi lunari e scadenzavano il ritmo delle stagioni e dei raccolti. Poi, nel corso dei secoli, divennero oggetti di culto, stemmi di famiglia e, ancora oggi, imprimono i decori del pane e dei dolci tradizionali, testimonianza di fertilità e auspicio di buona sorte. L’olivo è la principale risorsa economica del territorio. Furono le leggi ottocentesche a incoraggiare l’olivicoltura a Cuglieri, così come in altre zone della Sardegna attraverso importanti incentivi pubblici per i nuovi impianti, cessioni di proprietà e conferimento di titoli nobiliari. La vite era invece riservata all’economia di sussistenza, dove ogni famiglia produceva il vino per i propri fabbisogni domestici e per le festività. Un visitatore aperto e sensibile può sentirsi travolto dalla bellezza di questi luoghi. Proprio questo richiamo ha spinto una madre e una figlia, donne piene di coraggio ed energia, a reinventarsi un nuovo ciclo vitale. Silvia e Francesca lasciano senza titubanza il centro di Milano e trasferiscono l’intera famiglia in quest’angolo ancora selvaggio dell’Oristanese. “È stato un moto d’incoscienza - ammette Silvia, occhi vivissimi - qui non c’era nulla, nemmeno l’acqua. Abbiamo lavorato due anni per rimuovere le lastre di basalto e per trovare una falda acquifera. E poi ci sono state le molte difficoltà burocratiche...”. Finalmente sono sorti l’agriturismo, il maneggio, l’orto, che è parte essenziale della ristorazione affidata al giovane chef di Capo Teulada. Con premura e saggezza è curato l’antico uliveto di centocinquanta esemplari. Le viti sono state reimpiantate nel 2006: solo vermentino e cannonau, entrambi allevati a spalliera e con potature a guyot. I diradamenti dei grappoli e le vendemmie sono manuali, alla ricerca del giusto grado di maturazione. Le forti escursioni termiche e la ventilazione fanno il resto, aiutando a conservare intatto il patrimonio odoroso delle uve e a prevenire le malattie. Le piante sono ancora molto giovani ma una passeggiata tra i filari, dove soffia la brezza marina, suggerisce le grandi potenzialità di questo ecosistema. Il terreno è di color bruno rossastro, ricco di minerali e frutto del disfacimento basaltico, l’impasto è medio e tende al sabbioso. Due le etichette in produzione dal 2009, ovviamente dedicate alle testimonianze nuragiche della zona: il Silbanis, Fonte di Vita, un Vermentino di Sardegna che già ora mostra una personalità di spicco, e l’Orassale, un Cannonau dall’inconfondibile impronta marina. In cantina l’azienda si avvale della sapiente consulenza di Angelo Angioi.

La verticale del Vermentino è interessante perché permette di cogliere in pieno l’evoluzione del vino nel tempo. Il 2013 esprime una girandola di profumi di macchia mediterranea, tra cui l’asfodelo, l’elicriso, la ginestra, il fiore di corbezzolo; in bocca gioca brillantemente tra l’attacco morbido e avvolgente e la forte sapidità. Il 2012 esprime un immediato sentore di pietra focaia, ingentilito da note più dolci e fruttate: il cedro candito, l’aloe, l’ortica, i fiori selvatici di campo; la morbidezza, apparentemente dovuta alla glicerina, è accompagnata da un finale salmastro. Analoga sensazione, nettamente minerale e sapida, è quella dell’annata 2011. La 2010 cambia registro: il colore giallo diviene dorato, caldissimo; il carattere del vino, piacevolissimo, muta anche in bocca, perdendo quell’aspetto fresco e sbarazzino e diventando serio, sontuoso, da mensa rinascimentale; la mineralità ricorda note d’idrocarburi e il finale sapido lascia una reminiscenza di piccante, tra lo zenzero candito e il pepe bianco. L’annata 2009, la prima imbottigliata, rivela uno stile quasi ossidativo: dalla natura poliedrica, il prezioso liquido si muove tra note mature e sontuose, la piacevolissima sapidità e una struttura intensa che rimane impressa nel cuore e nella mente.

Tema Vini e Country Resort & Spa Capo Nieddu
Podere n. 1 zona ex Eftas di Santa Caterina di Pittinuri
09073 Cuglieri (OR)
Tel. 0785 850493
www.caponieddu.it

 

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