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Il ghiacciaio nel bicchiere
Pubblicato il 27/09/2013
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Metti insieme un giorno di fine agosto a 3.275 metri di altitudine: un giovane imprenditore brianzolo, un creativo chef abruzzese, un abile sommelier valdostano ed una squadra di collaboratori impeccabili. Ottieni: Monte Rosa nel bicchiere, la degustazione dei vini e sapori più alta d‘Italia. Siamo alla seconda edizione di questa manifestazione, nata dall’idea e collaborazione tra Paolo Viganò, titolare e gestore di due locali a Gressoney-La-Trinité ed Associazione Italiana Sommelier Valle d’Aosta, rappresentata dal sommelier e responsabile eventi, Alberto Levi. Svoltasi lo scorso 28 agosto a Punta Indren, il punto più alto del Comprensorio Monterosa Ski, raggiungibile solo con tre impianti di risalita, ha visto la partecipazione di molti curiosi escursionisti ed appassionati insieme ad addetti del settore. In compagnia di alcuni produttori quali: Mara Rivetti (Dante Rivetti, vignaioli a Neive) e Gianluca Telloli (consulente di Cantine Nervi a Gattinara), l’evento prevedeva la degustazione di cinque vini in abbinamento a 5 piatti preparati dallo Chef Emmanuele Gualtieri del Castore Lounge Bar & Restaurant, accompagnati dalla musica di un complesso jazz gli H2O2 Project, con la partecipazione anche del Gruppo Folkloristico Gressoney Trachtengruppe in costume tipico Walser.

Il tutto racchiuso in una cornice unica, quella del ghiacciaio, elemento vivo ed in movimento continuo. Recita così un detto valdostano, riferito ad un altro protagonista di queste vette: “L’oura mouere pà de sei”, ovvero il vento non muore di sete. Sarà per questo che arrivando in cima al Monte Rosa con il vento tra i capelli, l’aria gelata che s’infila sotto i vestiti ed il fiato spezzato dall’ossigeno in “purezza”, che si percepisce una certa sensazione di arsura. Sulla funivia che mi porta al rifugio luogo dell’evento, mi isolo. Nella mente, tra le mille fotografie che gli occhi stanno scattando, scorre l’emozione per quest’esperienza gustativa unica nel suo genere. All’improvviso, il cassetto della memoria si apre e tira fuori le 10 regole di una perfetta degustazione. Sorrido, perché per una volta, dovendo lasciare a casa la tecnica, mi abbandonerò alle singole percezioni dei miei sensi. Si scatena allora una sfida interiore: chi vincerà tra un equilibrio di sapori sopra la follia e l’appagamento dei sensi ad alta quota? Vedremo. Intanto la funivia si apre, scendendo e subito assaporo l’aria gelida sul viso, osservo la luce che qui filtra ogni cosa, anche le rocce, che splendono come avvolte da un velo di brillantina, c’è tanto bianco tutt’intorno. È la neve che oggi accompagnerà oltre i colori dei vini anche le temperature, contro ogni codice di servizio, avvolgendo il bicchiere con il suo gelido soffio. Gli stessi produttori hanno dichiarato che a queste altitudini sembrano non riconoscere i loro vini, perché a livello organolettico c’è un grande cambiamento di sensazioni. L’ambiente, la luce, la pressione agiscono sul vino che essendo un elemento vivo, subisce e cambia in continuazione, accentuando le sue durezze (acidità e sapidità) ed elevando le sue caratteristiche aromatiche (profumi e grassezza). Ecco allora come cambia la percezione gustativa in alta quota con le prime due protagoniste valdostane.

Neblù Brut s.a., Les Crétes: Metodo Classico a base di Neblou (Premetta), varietà autoctona rossa. Uno spumante rosé che a queste altitudini subisce un primo effetto evidente, la quasi completa scomparsa del pérlage; la spuma diventa evanescente, a livello gusto-olfattivo viene accentuata la sua grande sapidità e la tipica mineralità dello spumante di montagna viene esaltata da sensazioni di acqua di mare e alghe verdi.

Petite Arvine 2012, Feudo di San Maurizio: un vino giovane nato da un vigneto impiantato nel 2008 nel comune di Sarre (AO) da Michel Vallet. Le sensazioni tipiche del vitigno, da considerarsi un semi-aromatico, vengono qui accentuate dalle note erbacee ed agrumate. La caratterizzante grassezza gustativa all’assaggio viene messa in risalto dall’intensità della glicerina; un vino che risulterà molto pulito sia al naso che in bocca.

Barbera d’Alba Superiore Alabarda 2006, Dante Rivetti: una Barbera che risente molto della temperatura e del livello altimetrico. Profumi evanescenti, bocca con un filo di aromaticità e di speziatura in cui la sferzata acida e l’allungo sapido e ammandorlato ne accentuano una certa austerità.

Gattinara 2005, Cantine Nervi: un Nebbiolo di Gattinara, che sprigiona al naso tutte le note minerali delle sue origini, sentori idrocarburici scuri, con richiami di vernice a note ferrose di ruggine. In bocca, il tannino astringente danza con una speziatura dolce, molto suggestivo il suo assaggio

Moscato Passito Les Abeilles 2011, Les Crétes: le note classiche del Moscato, di frutta candita e di uva passa mancano all’appello. Il vino passito risente più di tutti dell’altitudine e della pressione atmosferica. Lode all’abbinamento sia salato che dolce dello chef: blue di vacca valdostana e piccolo muffin di marmellata di albicocche.

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