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La Toscana di Hanwoong
Pubblicato il 28/06/2013
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In chiusura d’anno “sociale”, pensando alle tante cose che hanno lasciato un segno, tra degustazioni storiche, incontri e tanti spunti di crescita professionale, la conoscenza di un nuovo amico coreano ha rappresentato, per come ho provato a presentargli il vino in Italia, uno degli aspetti più belli. Hanwoong, per gli amici Han, ha avuto la possibilità di passare in Italia un anno per frequentare un Master e, dopo un corso di Italiano, si è trovato a districarsi con lo studio e la “vita felice” che lui desiderava (pia illusione) fare a Roma in quest’anno. In quest’anno abbiamo parlato di vino, ovviamente, e ha avuto la possibilità di conoscere alcune aziende e territori non troppo distanti da Roma per via dello studio. Tra i tanti che ha assaggiato dopo che ne avevamo parlato, nel salutarmi prima di partire, Han mi ha regalato un vino toscano che avevamo scelto assieme per una cena coreana in un ristorante romano dove è stato possibile portare un vino in abbinamento, il Tassinaia 2006 di Castello del Terriccio. “It is so strong. But I like it with the korean food”. In effetti, l'abbinamento non è azzeccatissimo, ma il Tassinaia apre ad Han le porte di una Toscana che vuole visitare. Per sparigliare la carte, inserisco anche alcune aziende del Sangiovese, a me caro nei dintorni di Cinigiano e Sasso d'Ombrone, di fronte a Montalcino. Han riempie la macchina ogni volta che va in Toscana con alcuni vini, che descrive in modo preciso e sintetico, forse senza dettagli “organolettici”, ma con quelle poche espressioni che evidentemente gli hanno fissato le idee sull’Italia del vino. “Sunny and full of white flowers”, è quello che si ricorda de “I Fontini” di Vegni Medaglini, a base di Trebbiano e Vermentino, con aggiunta di Grechetto. “Spicy and powerful” è il Syrah di Parmoleto, che ad Han resta impresso moltissimo. “Pepper and Cherries” è quello che si ricorda del taglio a base Sangiovese con cui è fatto “Il Cerro dei Locchi”. Sui Sangiovese integrali di entrambi i produttori, che sono quelli che ha voluto visitare due volte nonostante il poco tempo a disposizione, anche per via della disponibilità di alloggi molto vantaggiosa economicamente e molto suggestiva, Han dice “Fruity, intense, sweet chocolate”.

La cucina coreana è una cucina di sapori generalmente poco intensi, con qualche eccezione sulle punte dell'acidità, dunque è comprensibile che Han trovi i nostri monumenti al Sangiovese così impegnativi. Ma anche di questi porta a casa qualche bottiglia, anche se non quante si Syrah e degli uvaggi, sia rossi che bianchi. Ma è il Tassinaia che ci porta ad approfondire molto la conoscenza del vino in Italia. “How can they make it so full of flavour?” Evito, naturalmente i dettagli sulle singole uve, anche per non distrarre l'attenzione sulla “internazionalità” di certe uve, che proprio da noi in Toscana hanno trovato un vero e proprio terroir d’elezione. Il Tassinaia 2006 è stato un eccellente viatico di quest'anno passato con il mio amico Han. Che mi ha spiegato che la Corea del Sud ha una paura tremenda della guerra, ma che proprio per questo si prepara a difendersi, anche chiedendo aiuto ai paesi amici come l’Italia. Han, ed è un fatto, oggi può scorazzare la tra colline toscane e parlare con me di vino, mentre un suo omologo della Corea del Nord è tenuto molto lontano dal resto della comunità internazionale e ben chiuso a casa sua. Non si sa quanto volontariamente. Poche parole quelle che ci diciamo sulle caratteristiche dei vini, anche perché gli stessi profumi che descriviamo qui in Italia con grande enfasi e dovizia di dettagli, possono non trovare un analoga sensibilità, per non parlare della piacevolezza che possono richiamare alcuni sentori. Han si rammarica di non poter assaggiare molto vino italiano in Corea del Sud per via delle tasse altissime che portano il costo dei vini a cifre elitarie. E quindi alla fine Han deve organizzare un piccolo container per portar via il vino italiano di quest’anno e lo scopro solo alla fine, quando gli chiedo quante bottiglie ha comprato al ritorno dall'ultima visita. E la risposta arriva in casse. Ci tiene a lasciarmi, oltre che il ricordo dell'amicizia di un anno che speriamo avrà modo di vivere nonostante la distanza, magari grazie al vino, il Tassinaia 2006. Un vino che lo ha colpito molto e che gli fa parlare della Toscana con gli altri. Han sta attento a spendere perché sa che qui in Italia è facile cascare nelle trappole per turisti, ma quando mi lascia la cassa di Tassinaia mi dice “It a small thing for your recommendations”. Ciao Han e a presto.

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