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Il Sole Etrusco
Pubblicato il 23/01/2024

È la tesina che Silvia ha scritto al ritorno dal viaggio del Bibenda Executive Wine Master numero 10. Una delle visite previste dal viaggio era al Castello del Terriccio: la storia di Gian Annibale “Pucci” di Medelana è quella di una vita passata e finita al Terriccio.  Silvia l’ha sentita e l’ha scritta. Anzi, l’ha fatta scrivere a Pucci, con il piacere di pensarla così, come una storia maledetta.

Franco Ricci 

Oggi è una brutta giornata. Una di quelle giornate cupe e ottuse, quando la foschia e l'aria pesante di umidità riempiono la testa e sembrano rammollire anche le ossa. Una brutta giornata per essere lucidi e razionali, per intavolare discussioni intelligenti e stare in società. Oggi anche il rumore delle chiacchiere è un dolore sordo che aggredisce il corpo, così come penosa per gli occhi è la luce lattiginosa che arriva da dietro un soffitto di nuvole che sembrano stoppa e piombo. 

Oggi è una brutta giornata, una giornata che non andrebbe sfidata; una giornata da restarsene in casa ad aspettare tempi migliori, ad attendere che il vento giri e torni il sereno.  Eppure, è debolezza credere ai cattivi presagi, cadere nella tentazione di interpretare il mistero e rassegnarsi ai segnali che la modernità scaccia. 

Oggi è una brutta giornata, ma è ancora bella per andare a cavallo, per esercitarsi al galoppo e lasciare che il cavallo trovi la sua strada nel bosco. Corri, bestia amica mia, galoppa e fuggiamo da questa brutta giornata, da questo destino oscuro che  stamani ci insegue. Oggi Usil non vuole mostrarsi a noi mortali, l’antica divinità non verrà in nostro aiuto con la calda energia dei suoi raggi; forse le preghiere e i sacrifici degli Etruschi non furono sufficienti ad assicurare a questa terra la benevolenza del dio fino a oggi.  

Dove ti sei nascosto, sole? Oggi c’è bisogno di cielo sereno e luce per disperdere la nebbia scesa sui miei prati e sui miei boschi, per seccare il fango in cui affondano gli zoccoli del mio cavallo, per asciugare quest’aria carica di presagio.  Continuerò a chiamarti, sole, finché non ti farai trovare. 

Oggi è una brutta giornata; non si può chiamare diversamente una giornata in cui un solo tonfo e un solo nitrito stravolgono una vita. E’ stato un attimo, posare lo sguardo su quello strano disco di pietra con quei raggi saettanti abbandonato lungo il sentiero e sentire il cavallo perdere l’equilibrio. Non era certo questo il sole che cercavo; lo volevo alto e luminoso nel cielo, un globo incandescente di luce e calore. E, invece, no:  oggi è una brutta giornata, amico mio, e i tuoi zoccoli hanno trovato il sole a terra, per metà nascosto dalla terra bruna, così come a volte le nuvole oscurano l’astro nel cielo. 

Povero amico mio, non riesci più a muoverti, non riesco più a muovermi. Non sento più nulla, se non il tuo peso sul cuore e infiniti odori e il sapore di terra e sangue sulle labbra. Come è strano questo mio dolore: ha preso il profumo e il sapore della terra che mi appartiene e fino a ora non era che un corridoio di alberi al passaggio del mio cavallo e una lontana linea all’orizzonte. Ora che la mia faccia tocca il suolo, questa terra è diventata bosco odoroso di eucalipto, di humus grasso e ricco, di verde e di legno umido per la pioggia leggera e per la spuma di mare portata dal vento assieme alla salsedine che rende l’aria fitta e ha aggredito nella corsa il mio viso e la criniera del mio cavallo. 

Oggi è una bella giornata e il sole splende alto nel cielo, ma questo mio strano dolore non se ne è mai andato. Sono passati anni, ma profuma ancora di quel bosco bagnato, punge ancora come il balsamo degli eucalipti, mi avvolgerà per sempre con gli aromi dolciastri dei frutti del sottobosco e del sangue. Sarà sempre qui, ogni volta che aprirò una delle mie bottiglie e avvicinerò naso e bocca al calice. Ecco, tra le trasparenze e i riflessi granato vivo del vino sembra di scorgere i raggi saettanti di quell’oscuro sole di pietra.  Il vento salmastro che faceva lacrimare me e il mio cavallo ha lasciato le sue tracce e quell’angoscia che mi corrodeva è svanita nella freschezza di un respiro. A volte nei momenti più felici lo confondo con l’aroma della cioccolata che mangiavo da bambino, ma quello strano dolore è sempre qui. Maledetto Usil, dispettosa divinità etrusca, che tiro mi hai giocato: invocavo il sole alto nel cielo e hai lanciato sotto gli zoccoli del mio cavallo un sasso bizzarro. E un sogno. 

Toscana Rosso IGT
Castello del Terriccio 2006
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