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L’anima dei vini di Castel del Monte
Pubblicato il 03/07/2015
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Non è difficile perdersi tra i dedali di muretti a secco e lievi alture della Murgia, lasciandosi affascinare dall’eleganza austera di questo lembo settentrionale della Puglia. Si susseguono pascoli, indizi di una campagna sapientemente lavorata, sino ad arrivare alla meta finale: il Castello di Federico II, enigmatico, suggestivo e insuperato capolavoro di architettura. E quasi “difesi” dall’imponenza della ben conservata testimonianza sveva, trovano dimora taluni vitigni autoctoni, tra cui il Bombino Nero. Introdotto in epoca antica nella regione ma dalle origini incerte, prende probabilmente il nome dalla particolare forma del grappolo, che ricorderebbe la sagoma di un bambino dalle braccia sollevate. Noto anche come Buonvino - per la media vigoria e alta resa - è facilmente riconoscibile dall’acino grosso e dai colori intensi, anticipatore della buona resa. È un vitigno peculiare che custodisce, protetta dalla buccia spessa e da una consistente coltre di pruina, una polpa ricca di sostanze estrattive, responsabili di un ampio corredo aromatico e sostenuto da una media (ma delicata) trama tannica. Emblema di un territorio variegato, un territorio fatto di sorprendenti opere della natura: lame, doline, gravine e grotte, frutto del lento scorrere sotterraneo delle acque, rappresentano l’habitat ideale alla viticoltura.

Incastonata in questo lembo delle Murge, all’ombra del Castello federiciano, la cantina di Luigi Carpentiere si distingue per un attento lavoro di tutela del patrimonio ampelografico dell’areale e per la trasformazione delle sole uve di proprietà. Non dissimile dagli invidiati cru d’Oltralpe, la zona è un alternarsi di suoli calcarei ciottolosi con croste affioranti che proteggono più profonde stratificazioni di pietre chiancarelle, tra le quali la vite si spinge in cerca di umidità. Nato in una famiglia di viticoltori, Luigi decide, assieme al fratello, di recuperare (nel 1997) i circa 19 ettari aziendali, ispirandosi ad una filosofia di conduzione dei filari incentrata sulla minimizzazione dei trattamenti (solo rame e zolfo), sull’impiego dei soli lieviti autoctoni selezionati in vigna, sulla certificazione Bio delle uve, allo scopo di preservare, valorizzandola, l’autenticità del vitigno.

Ogni calice, infatti, è un’istantanea di quegli alberelli e viti a spalliera, incastonate tra le linee, aspre ma armoniche, del Parco Nazionale della Murgia, dove la Cantina trova dimora. Le 70.000 bottiglie annue si fanno ambasciatrici della passione di Luigi e del fratello; nel loro sguardo, dunque, si coglie immediatamente quel sentimento di orgoglio e di profonda devozione verso la “madre terra”, che regala vini ricchi e fini. Di una finezza, figlia della maniacale attenzione durante il processo di lavorazione, e di quelle condizioni pedoclimatiche d’elezione… quel carsismo artefice di freschezza e mineralità e, pertanto, di longevità. Ciascuna etichetta solo lentamente sussurra all’intenditore attento il lungo cammino che trasforma i grappoli in un nettare quintessenza della natura; un percorso fatto di un qualcosa di alchemico e non immediatamente comprensibile, e primogenito di un matrimonio tra quanto i Latini definivano “genius loci” (interazione tra terroir e vitigno) e la mano dell’uomo. Una mano, quella dei fratelli Carpentiere, sempre vigile ma mai invadente, capace di sintetizzare in un assaggio l’unicum di quel mix di suoli calcarei, altitudine (400-450 metri) e cultura.

La cultura espressa dall’alberello di 70 anni di Bombino Nero che, in un rosato da macerazione in acciaio, veicola, con i sentori di piccoli frutti rossi mai dimentichi di un gentile corredo calcareo, la storia della denominazione Castel del Monte (Docg al 2011). E di una Cantina che vanta, al proprio interno, un duecentesco Jazzo, termine dialettale del latino Giacitum (ricovero), con il quale si indicava una costruzione in pietra riservata a greggi e pastori, durante la transumanza. Quella desueta pratica che sa della fatica dei pastori, impavidi nel percorrere sentieri scoscesi; quell’avventura alla scoperta dell’ignoto che ha irrimediabilmente segnato il paesaggio pugliese.

Cantine Carpentiere
Strada Esterna Bagnoli
70033 Corato (BA)
Tel. 080 9697725
www.cantinecarpentiere.it
info@cantinecarpentiere.it
 

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