È inutile farsi troppe illusioni, il percorso formativo di ogni amante del vino, esperto di professione o semplice enofilo, è inevitabilmente un viaggio lento e progressivo. Una lunga strada che conduce verso una saggezza enoica costruita giorno dopo giorno, calice dopo calice, attraverso assaggi, confronti e studio. Eppure, ci sono momenti che spezzano questa gradualità, occasioni rare e preziose che accelerano in modo esponenziale la crescita. Eventi spartiacque che spingono l’appassionato a superare i suoi limiti di degustatore portandolo verso nuovi livelli di consapevolezza e maturità.
La verticale di Chateau Pichon Baron è stata proprio uno di quei momenti: una serata irripetibile capace di lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di parteciparvi.
Ma andiamo con ordine…
Per comprendere davvero la portata di un’esperienza come questa, credo sia necessario fare un passo indietro, soffermandoci sull’importanza di Bordeaux e del suo vino nel panorama mondiale. Partiamo da una considerazione fondamentale: il vino di Bordeaux rappresenta il modello originale, il prototipo, del vino rosso moderno. Senza Bordeaux, lo stile che oggi associamo al vino rosso, quell’equilibrio tra struttura, eleganza e capacità di evolversi nel tempo, semplicemente non esisterebbe. Il percorso verso la modernità ha avuto inizio in questi luoghi, tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX.
Ma questa verità storica, seppur importante, non è solo un dato formale privo ormai di rilevanza tangibile, trovando ancor oggi, dopo quasi 300 anni, la sua concreta espressione in uno dei più straordinari terroir per la coltivazione del Cabernet Sauvignon, del Merlot, del Cabernet Franc e di tutti gli altri vitigni satellite che concorrono alla creazione del Taglio Bordolese.
Quindi, che lo si ami o meno, da oltre due secoli Bordeaux incarna l’immagine stessa del vino rosso e la sua più alta e pregevole espressione.
E se Bordeaux può essere considerata la culla del vino rosso, il comune di Pauillac ne rappresenta una delle punte di diamante: qui, infatti, risiedono ben 18 Crus Classés, compresi tre dei cinque Premiers Grands Crus (Lafite-Rothschild, Latour e Mouton-Rothschild). Testimonianza di un intramontabile blasone di pura nobiltà che accompagna questa località.
Un terroir straordinario caratterizzato da condizioni pedoclimatiche uniche, in cui i vigneti migliori poggiano su terrazzamenti naturali composti da ghiaia, pietre e sabbie fini, noti come Croupes du Medoc; sono suoli ricchi di scheletro ottimamente drenanti che si riscaldano rapidamente e che favoriscono la crescita e la maturazione delle uve. A questo si aggiunge un fattore climatico determinante: la vicinanza dell’Oceano e dell’estuario della Gironda mitiga le rigidità invernali, smorza la calura estiva e la presenza di ampie foreste fa da schermo ai venti carichi di umidità.
Un connubio perfetto che crea l'habitat ideale per la coltivazione del Cabernet Sauvignon, vitigno a maturazione tardiva che necessita di terreni caldi, ben drenati e calcarei per esprimersi al meglio in tutta la sua potenza ed eleganza.
Il risultato? vini maestosamente stupefacenti che rappresentano l’archetipo mondiale di classe, complessità e longevità e che sono la quintessenza dell’essere bordolese.
In questo straordinario panorama, Château Pichon Baron rappresenta uno dei grandi protagonisti della storia di Bordeaux e Pauillac, affermandosi come tale fin dalle sue origini. Si pensi, infatti, che la nascita di questa tenuta risale addirittura al 1694, quando il barone Jacques Pichon de Longueville ne entrò in possesso dopo il matrimonio con l'ereditiera della famiglia De Rauzan. Prima di morire, il barone divise la proprietà tra i suoi figli, dando vita a due distinti châteaux: Château Pichon Baron e Château Pichon Longueville Comtesse de Lalande.
La Classificazione del 1855 assegnò ad entrambi gli Château il rango di Second Grand Cru Classé, un riconoscimento che li confermò come due dei principali riferimenti della Riva Sinistra di Bordeaux. E ancora oggi è così.
Château Pichon Baron ebbe in realtà un periodo difficile nella metà del XX secolo, ma tornò in auge verso la fine degli anni '80, quando la proprietà fu acquistata dal gruppo francese AXA Millesimes. Sotto la nuova proprietà lo Château subì un radicale rinnovamento, ritornando in breve tempo al livello dei migliori cru di Pauillac.
Oggi la tenuta si estende su 73 ettari di vigneto, con una netta prevalenza di Cabernet Sauvignon (66%), seguito dal Merlot (28%) e dal Cabernet Franc (5%). Dal 2001, il Cabernet Sauvignon destinato al Grand Vin proviene esclusivamente dai 40 ettari situati accanto alle celebri vigne di Latour, sul plateau di Pauillac, splendido esempio di Croupes du Médoc, dove la qualità è eccezionale.
La Verticale: Annate 2009-2021
Ed eccoci finalmente alla degustazione: 10 vini, 10 annate, 10 racconti unici. Una sfida affascinante e complessa, resa ancora più speciale dalla presenza di due figure di spicco della enologia francese: Christian Seely, Managing Director di AXA Millésimes e Pierre Montégut, Directeur Technique di Château Pichon Baron. Insieme a loro, Paolo Lauciani, docente della Fondazione Italiana Sommelier, ci ha guidato con passione e maestria in questa passeggiata a ritroso negli anni. Ne è emerso un affresco di straordinaria autenticità, che conferma Château Pichon Baron un emblema di eccellenza e l’incarnazione più pura del terroir di Pauillac.
2021 (88% Cabernet Sauvignon 12% Merlot)
Un anno fresco baciato da un’estate ideale. Vivacemente sottile, con un bouquet ancora giovane, ma già straordinariamente promettente. Gli strumenti dell’orchestra ci sono tutti, ma la sinfonia attende ancora di essere pienamente suonata. Eppure, in questo vino c’è già l’essenza musicale di Pichon Baron, un preludio perfetto che lascia intravedere tutta la grandezza a venire. Raffinato e poetico, come solo i grandi millesimi sanno essere.
2020 (76% Cabernet Sauvignon 24% Merlot)
Un’estate calda e precoce ha lasciato il segno su questo vino, regalandogli ricchezza e pienezza. Già maturo al naso, si esprime con profumi scuri di frutta nera, spezie e una mineralità di grafite. Al palato è seducente, con tannini fitti e avvolgenti.
2019 (87% Cabernet Sauvignon 13% Merlot)
Ecco il primo fuoriclasse della batteria, un millesimo nato da un’annata perfetta, in cui il clima eccellente ha donato uve di una sanità quasi irreale. Nel calice, la magia si svela: una sublime coesione tra densità, concentrazione e finezza. È Pichon Baron nella sua forma più autentica. Le note di frutti neri, la balsamicità intensa e una vibrante energia vitale lo rendono un Bordeaux da manuale, quello che tutti vorremmo bere: corposo, armonico, irresistibilmente squisito.
2018 (78% Cabernet Sauvignon 22% Merlot)
Un anno segnato da picchi di calore estremo, che hanno sottoposto le viti a un intenso stress idrico. È sempre un Pichon, ma con uno stile tutto suo: più generoso, più esuberante, quasi fuori dagli schemi. I tannini, robusti e decisi, sostengono un bouquet profondo di frutti neri e cioccolato fondente. È un millesimo destinato a evolvere con fascino e complessità.
2017 (79% Cabernet Sauvignon 21% Merlot)
Un profilo garbato e seducente di una bellezza esile e delicata. Un corpo meno muscolare, ma splendidamente cesellato. Perfetto per un consumo (compulsivo) immediato. Denota spiccate sensazioni di carnosità viva e fresca. Trovo che sia un’ammirevole raffigurazione del concetto di raffinatezza. È un vino felice di essere solare che dà gioia e offre un gran piacere.
2016 (85% Cabernet Sauvignon 15% Merlot)
Millesimo eccezionale che incarna la quintessenza di Pichon Baron, fusione meravigliosa tra potenza, freschezza e grande eleganza. Dotato di un fascino aristocratico impressionante. Come suggerito da Lauciani, ha quel tipico elemento che contraddistingue le grandi annate: il perdurare intatto delle note floreali nell’insieme della grande complessità olfattiva. Vino dotato di un equilibrio tannico clamoroso. Saporitissimo, buonissimo. Questa annata è destinata a diventare leggendaria.
2014 (80% Cabernet Sauvignon 20% Merlot)
Anno climaticamente tra i più difficili, caratterizzato da un’estate fredda e una maturazione delle uve assai tardiva. Ne risentono l’equilibrio e la complessità generale con un naso fatto di note terragne e spezie. Un sorso più affusolato che si esprime con una acidità spiccata.
2012 (80% Cabernet Sauvignon 20% Merlot)
Un vino bilanciato, figlio di un'estate fresca, ma molto soleggiata con un finale di stagione ottimo che ha garantito una maturazione equilibrata. Aromi di frutta e fiori disidratati e foglie fresche di eucalipto. Piacevolissimo, con una bella freschezza e profondità, avvolto da una splendida armonia di sottofondo. Un vino gourmand, perfetto compagno di una succulenta bistecca al sangue.
2010 (79% Cabernet Sauvignon 21% Merlot)
Un'annata perfetta che ha dato vita ad un vino eccezionale, sintesi stupenda tra la vigoria e la classe. Al naso frutta in gelatina, la tipica balsamicità mentolata e un ritorno floreale che ci sussurra un’intatta vitalità. La struttura è al tempo stesso sottile ed energica, con tannini solidi e note profonde di cassis e grafite. Uno slancio gustativo splendido che rivela ancora oggi una giovinezza che promette un’evoluzione potenzialmente infinita.
2009 (70% Cabernet Sauvignon 30% Merlot)
Ricco e opulento, forse un accenno di evoluzione di troppo. Aromi scuri giocati sulla frutta nera, note terrose e una spiccata terziarizzazione di tabacco conciato. Saporito e concentrato, con tannini precisi.
Niccolò Cuter
Château Pichon Baron
D2, 33250 Pauillac, Francia