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Io e il mito
Pubblicato il 13/04/2012
Fotografia

È una mattinata uggiosa a Montalcino, tuttavia senza pioggia. Le dolci colline che cullano i vigneti sono assetate di un’acqua che da troppi giorni rifiuta di lenire la loro arsura. L’incontro è fissato per le 11 e alle 10 e 59 sono davanti alla porta degli uffici, emozionato come un bambino all’ingresso del luna park. Serena, attenta e dinamica assistente, mi fa accomodare con un sorriso cordiale e va ad avvisare “il dottore”, che mi sta aspettando.

La figura ieratica di Franco Biondi Santi (nella foto) si materializza come d’incanto sulla porta del corridoio che conduce alle sue stanze private, nel cuore del Greppo. Il suo incedere è lento e incerto, l’immancabile bastone da passeggio gli conferisce un’aura solenne, che incute ancor più rispetto di quello che sarebbe comunque dovuto a una tale personalità. Incredibilmente, è lui a ringraziarmi per la mia visita, per il mio interesse nei confronti del suo lavoro e per il mio impegno nel mondo del vino. Di solito le parole non mi mancano, ma stavolta ne trovo davvero poche, un po’ di circostanza. Lascio allora che sia lui a raccontarsi, a camminare idealmente nella storia del suo vino, a raccontare le sue vigne, una per una; a lodare il lavoro del padre Tancredi, del nonno Ferruccio e del trisavolo Clemente. Ancora oggi per lui dei maestri. Per noi delle icone. E lui, che ha saputo continuare in modo così straordinario l’opera dei suoi avi e progredire ancora sulla strada che essi hanno tracciato, si limita a rendere loro omaggio, a ringraziare il buon Dio per la fortuna di essere nato a Montalcino, per la fortuna di essere nato al Greppo. Gli occhi cerulei mantengono la vivacità di sempre, il racconto è appassionante e fitto di particolari. Talora il filo del discorso s’interrompe e si perde nei ricordi; ma poi si apre ad altre suggestioni, a nuove storie, regalandoci pillole preziose di cultura contadina e tecnica enologica. Quasi a far sembrare che la creazione di un’opera d’arte sia in fondo una cosa semplice. E forse lo è, se si è un maestro.

Il tempo scorre veloce, mi sembra di essere appena entrato ed è già l’ora di pranzo. La visita si chiude con la degustazione di alcuni capolavori. Le parole di Franco rendono unico ogni particolare. La bottiglia di Brunello Riserva 1997 è ancora quasi piena. “Se pranza a Montalcino, mi fa piacere che la porti con lei”. Diamine, il piacere è tutto mio! Il “dottore” mi saluta cordialmente e di nuovo mi ringrazia. Ancora una volta mi sento impacciato, ma ora riesco a esprimergli meglio quale significato abbia avuto per me questo incontro.

Davanti a un piatto fumante di pinci al ragù la bottiglia si svuota rapidamente. 1997: un’annata che aveva destato grandi entusiasmi e che ha poi regalato immense delusioni a molti produttori. Non è il caso di Biondi Santi. La sua Riserva è un Brunello poderoso ed elegantissimo, già ampio e seducente. Appena versato pare un po’ scontroso, quasi offeso per essere stato disturbato nel mezzo di una vita che avrebbe potuto scorrere per almeno altri cent’anni. Poi, però, si concede al naso e al sorso: ed è estasi pura. Ci affascina con la stessa amabile affabilità di Franco, con la sua profonda solidità. Con lo stesso grande avvenire dietro le spalle.

 

Biondi Santi

Villa Greppo, 183

53024 Montalcino (SI)

Tel. 0577 848087

www.biondisanti.it

biondisanti@biondisanti.it

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