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Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
La vite coltivata su rilievi che superano i 1400 metri.
Pubblicato il 06/07/2018
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari / Olivia e Fortunato ArpinoIl Parco Regionale dei Monti Lattari ricomprende l’intera penisola sorrentino – amalfitana, tra le province di Napoli e Salerno. Un insieme di rilievi calcarei che superano con le vette più alte i 1400 metri di altezza. “Mons Lactarius” il nome dato a questa catena dagli antichi romani in virtù del pregiato latte prodotto dalle capre che qui venivano allevate. Un territorio particolarmente suggestivo, ottima alternativa ai più celebrati e frequentati borghi della costa. Vale quindi la pena salire verso il Valico di Chiunzi, a 656 metri di altezza, per godere della meraviglia di questi luoghi, incastonati tra mare e monti, in mezzo a limoni, vigneti e splendidi boschi di faggio e castagno. Noi lo abbiamo fatto in una giornata fresca e luminosa di maggio partendo da Maiori. Meta finale Campinola, uno dei tredici borghi che costituiscono il Comune di Tramonti, anticamente chiamato “Triventum”, paese dei tre venti. Proprio per il vento freddo che proveniva da nord attraverso il Valico di Chiunzi i marinai dell’Antica Repubblica di Amalfi avevano denominato il vento settentrionale della Rosa dei venti “Tramontana”. A Campinola ci aspettano Olivia e Fortunato, figli di Alfonso Arpino, medico a Tramonti, titolare di una piccola azienda, Monte di Grazia, che continua con passione e tenacia la tradizione vinicola della zona, nel rispetto assoluto dell’ambiente.
 
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Tra gli antichi vitigni dei Monti LattariCinque i vigneti dell’azienda, sparsi tra le colline di Tramonti, con altezze che variano dai 270 ai 550 metri di altezza: “Casa di Mario”, “Casina”, “Vignarella” “Monte di Grazia” e “Madonna del Carmine”. Il primo impatto, visitando proprio quest’ultimo vigneto, lascia senza fiato. Davanti a noi piante ultracentenarie di notevoli dimensioni, veri monumenti della natura. Sotto questo straordinario pergolato inizia il racconto di Olivia, splendidi occhi celesti e fisico minuto. “La nostra piccola azienda nasce da una passione che nostro padre ha sempre avuto per il vino e l'agricoltura in generale. Ha sempre visto fare il vino da suo padre che si dilettava a casa nella sua modesta cantina. Piccolissime quantità per il consumo quotidiano della famiglia. Nostro nonno era un dipendente postale e spendeva le sue ferie annuali durante la vendemmia per seguire la raccolta dell'uva nei vigneti che nonna aveva ereditato e che erano in affitto a mezzadri. Per evitare che i vigneti di proprietà dei nonni paterni andassero in abbandono agli inizi degli anni ‘90 nostro padre decise di coltivare in proprio la terra. I ricordi sono così legati ai fine settimana passati a lavorare insieme nella vigna. Le uve venivano in buona parte vendute e solo in parte vinificate. Tramonti è da sempre un paese vocato per la coltivazione della vite” continua Olivia. ”Un tempo i commercianti venivano dal napoletano o dall'Agro nocerino per andare direttamente dai contadini per comprare le uve o il vino. Dal vesuviano arrivavano a comprare uva di Pier e palumm (piedirosso) che veniva incartata con la carta velina e riposta in cassette poi inviate all'estero con i camion. Alla fine degli anni ‘50 e per oltre trent’anni Tramonti ha vissuto una forte emigrazione. Le terre sono state abbandonate: qualcuno ha venduto, altri hanno trasformato i vigneti in oliveti e castagneti”. Il discorso poi si sposta sul vigneto che stiamo visitando, Madonna del Carmine. ”Si tratta di uno dei vigneti più vecchi di Tramonti, acquistato dal nostro bisnonno agli inizi del '900. La maggior parte delle viti hanno probabilmente più di 150 anni e sono tutte a piede franco, essendo sopravvissute alla fillossera di fine '800. L'impianto, in prevalenza di uve Tintore, è a raggiera atipica, con strutture fatte con pali di castagno a sostegno della singola pianta e dei grossi rami. Un sistema, quello della pergola, da sempre utilizzato a Tramonti. Per la legatura vengono utilizzati i rami di salice che vengono tagliati durante il periodo di potatura e puliti in modo da avere rami più spessi, che servono per legare le piante più grosse al palo tutore, e rametti più sottili per legare i rami alla struttura. Le piante si riproducono per propaggine: i rami vengono interrati in modo da creare una nuova pianta. Ai lati delle terrazze sono posti fasci di sarmenti (prodotti della potatura dell'anno) legati con salice con lo scopo di far da esca per il tarlo, impedendo così l'ovodeposizione del tarlo sulle piante vecchie. A fine stagione le fascine vengono bruciate in modo da distruggere le uova”.
 
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari I vigneti, interamente iscritti alla DOC Costa d’Amalfi, si estendono per quasi tre ettari su terreni a prevalenza di turece (sabbia e cenere) e terra vulpegna (argilla, dal colore del manto della volpe). Vigneti che risentono della brezza marina ma anche del libeccio e, in inverno, dei venti da nord. Escursioni termiche importanti che favoriscono un microclima veramente particolare. Tra i vitigni a bacca rossa troviamo il Tintore, coltivato in zona da lunghissimo tempo, e il Piedirosso. Tra i vitigni a bacca bianca, assolutamente tipici di questo territorio, la Pepella (pochi acini grandi e tantissimi acini piccoli come grani di pepe), la Ginestra (dal profumo che ricorda la ginestra) e la Bianca Tenera, dalla buccia delicata. Si vendemmia di solito tardivamente, per il bianco dal 10 di ottobre in poi e per il rosso a fine ottobre, inizio novembre. Il numero delle bottiglie prodotte varia in base all'annata: in media 4000 per il rosso, 1500 per il rosato e 2000 per il bianco. “Già da prima che iniziassimo la vinificazione in proprio”, ci precisa Fortunato, ” il metodo di coltivazione delle vigne, insieme a quello dei limoni e degli ortaggi, era completamente in regime di agricoltura biologica”.
 
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari / La produzione vinicolaDopo una sosta nella piccola cantina, posta in posizione panoramica accanto al vigneto Casina, ci avviciniamo al locale degustazione in località Monte di Grazia, in prossimità del Valico di Chiunzi. Lo scenario che ci circonda, complice la giornata particolarmente limpida, è da cartolina. Sotto un cielo splendido boschi e vigneti ci regalano un verde intenso. In lontananza il blu profondo del mare di Maiori. Un clima ideale per accompagnare, seduti piacevolmente sotto un fresco pergolato, l’assaggio dei vini, iniziando dai bianchi, tutti vinificati in acciaio, a base di Bianca Tenera (40%), Ginestra (40%) e Pepella (20%). Il Monte di Grazia Bianco 2016, dal colore paglierino di bella nitidezza, mostra un naso in cui predomina la componente balsamica. In evidenza oltre alle erbe aromatiche e la camomilla, il muschio, la mandorla e una leggera nota fumé. Fresco e minerale è leggero di corpo ma sufficientemente succoso. Finale non molto lungo, comunque di bella sapidità, con ricordi di erbe di campo. Il Monte di Grazia Bianco 2015, giallo paglierino dalle sfumature verde oro, impressiona per lo splendido naso, ampio ed espressivo. Le consuete note erbacee si integrano qui perfettamente con i sentori di cedro e pesca gialla. In bocca l’acidità è vibrante. Leggero e succoso avvolge piacevolmente il palato dove cedro e pesca si fondono armoniosamente con la mandorla . La persistenza è molto lunga con una scia minerale in cui ritornano le note agrumate insieme al mallo di noce e alla mandorla amara. Vino elegante, equilibrato e godibile, con ottime possibilità di conservazione. Il Monte di Grazia Bianco 2014, dal colore giallo oro intenso e luminoso, si apre nel bicchiere con persistenti e profondi sentori di cedro, erbe di campo, menta e frutta matura (si colgono nettamente la pesca gialla e la frutta tropicale). Al palato è intenso e abbastanza persistente. Sapido e succoso chiude con freschezza e persistenza. Due le annate in degustazione per i rossi, da uve Tintore (90%) e Piedirosso (10%), con maturazione di 36 mesi in acciaio e 3 mesi in botte grande di castagno da 30 hl. Il Monte di Grazia Rosso 2013 appare di un bel rosso rubino carico con una lieve unghia violacea. All’olfatto freschi e penetranti sentori di sottobosco e piccoli frutti rossi si alternano al pepe, al ginepro e al tamarindo. In bocca, dove ritroviamo i frutti di bosco, prevale una piacevole e rinfrescante vena acida. Molto interessante il Monte di Grazia Rosso 2012. All’olfatto è meno fresco ed esuberante del campione precedente ma decisamente più variegato e complesso. Insieme alle note terrose si avvertono profumi intriganti di rosa, peonia e frutta rossa matura. In bocca è abbastanza caldo e succoso con una bella acidità che rinfresca il palato. Elegante ed equilibrato chiude con buona persistenza e sapidità. Estremamente gradevole il Monte di Grazia Rosato 2017, da uve Tintore (90%) e Moscio (10%). Lavorato in acciaio e frutto di un annata calda e siccitosa, ha un bel colore rosa carico che tende al cerasuolo. Colpisce l’ampio ventaglio di aromi: dopo le iniziali note vegetali e selvatiche si passa alla rosa, alla mela Delicious e alla gelatina di frutti rossi. In bocca è molto fresco e sapido, sufficientemente ricco e persistente, con ritorni floreali e fruttati ed un finale molto asciutto. Chiude l’assaggio il nuovo rosso Melogna 2017, di prossima uscita, da Piedirosso (50%), Tintore (40%) e altre uve autoctone (Moscio, Sciascinoso e Olivella). “L’idea era quella” ci racconta Fortunato” di fare un vino più fresco , dalla pronta beva. I contadini facevano questo tipo di vino per berlo tutti i giorni”. Un prodotto effettivamente semplice, fresco ed accattivante, che profuma di rosa, ciliegie e lamponi.
Tra gli antichi vitigni dei Monti LattariMa Monte di Grazia è anche pomodori (varietà Centoscocche, Costolute, Corbarino, San Marzano e Fiascone) e limoni (una tradizione antica che deriva dal nonno materno nato e cresciuto in una borgata di Tramonti, Paterno S.Elia, che si trova nella parte bassa del paese più vicina al mare). Adiacente al locale degustazione incontriamo la cucina dove Olivia e Fortunato preparano per gli ospiti piatti tipici con i profumi e i sapori della loro terra. Presenti, per chi vuole pernottare, anche alcune camere in due case contadine (sapientemente ristrutturate) nei pressi della cantina e del locale degustazione. Monte di Grazia, insieme alle altre piccole realtà agricole della zona, resta attenta e fedele custode delle tradizioni più antiche di questi luoghi dove, lontano dai clamori e dal traffico della costa, vivono e lavorano persone ospitali e generose. I vini di Monte di Grazia sono sinceri, di grande freschezza ed eleganza. Rossi di antica tradizione e bianchi longevi dalla spiccata mineralità. Vini in cui possiamo cogliere appieno gli umori di questa terra insieme ai profumi del bosco e della macchia mediterranea.
 
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Tra gli antichi vitigni dei Monti Lattari
Azienda Agricola Biologica Monte di Grazia
Via Orsini 36
84010 Tramonti (SA)
Tell. 3887503961
Fax 089 876906
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