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Elogio della Gentilezza
Il ponte levatoio che facilita la relazione.
Pubblicato il 06/07/2018
FotografiaLa gentilezza ha sollevato molte controversie nel corso della storia. I pensatori antichi si sono divisi tra coloro che credevano nell’assoluto egoismo dell’animo umano, e coloro che fondavano le loro riflessioni sull’inesauribile fonte di generosità della persona.
 
Queste diverse visioni si sono alternate nel corso dei secoli. A volte più orientate alla concordia sociale basata sulla generosità relazionale, come nelle interpretazioni degli intellettuali del Rinascimento, altre più centrate sull’individualismo egoista come nel Leviatano di Hobbes (1651), contrastate dalle opinioni di Hume, Smith e Rousseau.
 
La gentilezza, all’interno di questa alternanza filosofica, non ha trovato uno spazio autonomo di riflessione, né il riconoscimento come ambito di approfondimento specifico. Le Scienze della Comunicazione e le diverse scuole di pensiero, non hanno pensato di offrire alle diverse generazioni di comunicatori una riflessione strutturata e di apprendimento esperienziale sul tema gentilezza. Eppure la straordinaria valenza trasformativa che la gentilezza (non la formalità), riesce a determinare nei contesti relazionali, richiederebbe di dotarci di una nuova sensibilità e di (ri)scoprire questo modo altro di sentirci felici.
 
La gentilezza è una componente della capacità empatica di una persona di comprendere ed anticipare i comportamenti dell’interlocutore, ma, dal punto di vista temporale, ne anticipa i tempi: la gentilezza traccia la strada all’empatia.  
 
Per noi che amiamo il vino e le relazioni che lo accompagnano, che promuoviamo momenti di benessere generati dall’esercizio degustativo, la gentilezza dovrebbe essere la precondizione dell’esperienza emozionale.
 
La gentilezza nelle parole e nei gesti, nella forma e nella sostanza del nostro narrare, è il saperci distinguere come quelli che con il vino ed attraverso il vino hanno trasformato la propria esperienza di vita, provando al contempo a contagiare con leggerezza quella degli altri.
 
La gentilezza è l’altro distintivo associativo, è la spilla di riconoscimento sul vestito della quotidianità. È l’abito con il quale ci presentiamo a parlare di vino, a raccontare una determinata storia. È il perché quell’atto degustativo consapevole sia espressione stessa di gentilezza nei confronti di un valore/prodotto.
 
La gentilezza è la prima fase del percorso sensoriale, è lo spazio che trasforma un momento, nell’esperienza desiderosa di repliche.
 
La gentilezza è la nostra nuova disciplina da sperimentare.
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