Le Champagne et sa Bulle: un mariage d’amour.
L’effervescenza dona le prime sensazioni: leggerezza, luminosità, delicatezza e musicalità.
Pubblicato il 28/04/2017
“Quand j’etais enfant, les bulles de Champagne qui remontaient dans le verre me captivaient totalement.” (Gerard Liger-Belair).
Milioni di bolle che risalgono alla superficie del bicchiere ed esplodono nel naso del degustatore trasportando gli aromi del vino fino alle papille, sembrano magiche, poetiche e ammirevoli.
Tutta l’elaborazione del vino di Champagne, il lavoro nelle vigne, il terroir, l’arte dell’assemblaggio: tutto pare tendere alla creazione della bolla, che gioca sicuramente un ruolo cruciale, e dona un senso emozionale molto piacevole e profondo.
Lo Champagne è lui stesso una bolla di gioia, è il vino della festa, delle buone novelle e delle grandi occasioni: quando siamo felici desideriamo “boire de la bulle”, perché null’altro sa congiungersi così bene con l’emozione dell’allegria.
Scientificamente le bolle dipendono da vari parametri, che riguardano il momento della rifermentazione, della temperatura di servizio, del volume di Champagne servito, della forma del bicchiere…alcuni studiosi sostengono che più sono piccole e più il numero delle goccioline, gouttelettes, sarà importante perché le bolli fine disperdono più efficacemente i profumi e l’anidride carbonica; altri, come appunto lo scienziato Gerard Liger-Belair, ritengono, invece, che sia la maggiore dimensione della bollicina a favorire l’espressione degli elementi aromatici , migliorando il sapore.
I parerei sono discordanti, ma su una cosa si è tutti d’accordo: le palline effervescenti possono aumentare l’energia e l’incisività dell’emanazione degli odori, ma non esprimono la misura qualitativa del vino, anche se indubbiamente comunicano il suo irresistibile fascino e promuovono quello che è un connubio d’amore: lo Champagne e la sua Bolla.
La zona di produzione, chiamata appunto Champagne, è situata a 150 km nord-est di Parigi, ha un clima semi-continentale, con inverni freddi, a volte piovosi, ed estati calde e soleggiate, e forti escursioni termiche tra il giorno e la notte; il suolo è stratificato, con argille, calcari, belemnite, sabbie, limo, ferro e gesso, detto “craie”, di quantità differente a seconda delle zone.
Le esposizioni dei vigneti, le loro storie, e il lavoro dell’uomo, con la sua passione, il suo impegno e le sue tradizioni, tutto ciò ha contribuito da 300 anni, e contribuisce ancora, alla creazione di un vino che incanta gli amanti del buon bere e del buon vivere, con le sue gioiose perline che danzano in modo sensuale e sublime nel bicchiere. Il Pinot Noir, il Pinot Meunier e lo Chardonnay sono i maestri della danza, i direttori dell’orchestra composta da tanti strumenti, tutti perfettamente accordati e in armonia tra loro. La Montagna di Reims, la Vallèe de la Marne, la Cote des Blancs, la Cote de Sezanne e l’Aube sono i palcoscenici in cui le “bulles danseurs “, le bollicine ballerine, esprimono tutte le loro forme, la loro essenza e la loro grazia: la magnificenza dello Champagne.
Dal faro di Verzenay, nel cuore della Montagna di Reims, si apre uno spettacolo molto suggestivo: il mondo dei vigneti dello Champagne, un panorama mozzafiato su un tappeto immenso di vigne, di colori, e di odori: si possono ammirano alcuni dei più importanti Grand Cru nel loro massimo splendore, migliaia di piante, tutte perfettamente allineate, curate, nelle varie fasi del ciclo vegetativo, da cui le preziose uve genitrici del frizzante nettare.
Milioni di bolle che risalgono alla superficie del bicchiere ed esplodono nel naso del degustatore trasportando gli aromi del vino fino alle papille, sembrano magiche, poetiche e ammirevoli.
Tutta l’elaborazione del vino di Champagne, il lavoro nelle vigne, il terroir, l’arte dell’assemblaggio: tutto pare tendere alla creazione della bolla, che gioca sicuramente un ruolo cruciale, e dona un senso emozionale molto piacevole e profondo.
Lo Champagne è lui stesso una bolla di gioia, è il vino della festa, delle buone novelle e delle grandi occasioni: quando siamo felici desideriamo “boire de la bulle”, perché null’altro sa congiungersi così bene con l’emozione dell’allegria.
Scientificamente le bolle dipendono da vari parametri, che riguardano il momento della rifermentazione, della temperatura di servizio, del volume di Champagne servito, della forma del bicchiere…alcuni studiosi sostengono che più sono piccole e più il numero delle goccioline, gouttelettes, sarà importante perché le bolli fine disperdono più efficacemente i profumi e l’anidride carbonica; altri, come appunto lo scienziato Gerard Liger-Belair, ritengono, invece, che sia la maggiore dimensione della bollicina a favorire l’espressione degli elementi aromatici , migliorando il sapore.
I parerei sono discordanti, ma su una cosa si è tutti d’accordo: le palline effervescenti possono aumentare l’energia e l’incisività dell’emanazione degli odori, ma non esprimono la misura qualitativa del vino, anche se indubbiamente comunicano il suo irresistibile fascino e promuovono quello che è un connubio d’amore: lo Champagne e la sua Bolla.
La zona di produzione, chiamata appunto Champagne, è situata a 150 km nord-est di Parigi, ha un clima semi-continentale, con inverni freddi, a volte piovosi, ed estati calde e soleggiate, e forti escursioni termiche tra il giorno e la notte; il suolo è stratificato, con argille, calcari, belemnite, sabbie, limo, ferro e gesso, detto “craie”, di quantità differente a seconda delle zone.
Le esposizioni dei vigneti, le loro storie, e il lavoro dell’uomo, con la sua passione, il suo impegno e le sue tradizioni, tutto ciò ha contribuito da 300 anni, e contribuisce ancora, alla creazione di un vino che incanta gli amanti del buon bere e del buon vivere, con le sue gioiose perline che danzano in modo sensuale e sublime nel bicchiere. Il Pinot Noir, il Pinot Meunier e lo Chardonnay sono i maestri della danza, i direttori dell’orchestra composta da tanti strumenti, tutti perfettamente accordati e in armonia tra loro. La Montagna di Reims, la Vallèe de la Marne, la Cote des Blancs, la Cote de Sezanne e l’Aube sono i palcoscenici in cui le “bulles danseurs “, le bollicine ballerine, esprimono tutte le loro forme, la loro essenza e la loro grazia: la magnificenza dello Champagne.
Dal faro di Verzenay, nel cuore della Montagna di Reims, si apre uno spettacolo molto suggestivo: il mondo dei vigneti dello Champagne, un panorama mozzafiato su un tappeto immenso di vigne, di colori, e di odori: si possono ammirano alcuni dei più importanti Grand Cru nel loro massimo splendore, migliaia di piante, tutte perfettamente allineate, curate, nelle varie fasi del ciclo vegetativo, da cui le preziose uve genitrici del frizzante nettare.
Visitare le Maisons è una esperienza davvero avvincente, sono parecchie, tutte uniche nel loro genere e molto interessanti: Aziende con la A maiuscola, come Ruinart, la più antica, la prima Maison de Champagne, fondata nel 1729; come Bollinger, molto prestigiosa, che usa alcuni sistemi di produzione personalizzati e differenti dagli altri, famosa anche per il suo legame con il noto Agente 007; come Taittinger, la più esemplare in business, tra i più importanti produttori a livello mondiale di Champagne; e non ultima Vilmart, la più piccola tra le quattro, modello di come una realtà di modeste dimensioni possa dare un livello qualitativo di eccellenza.
Chilometri di gallerie scavate nel gesso, decine di pozzi naturali profondi molti metri, cataste di bottiglie a maturare sui lieviti, migliaia di botti e contenitori in acciaio…poca tecnologia, molto lavoro manuale, il legame alla storia e alla tradizione: vini invitanti alla vista, coinvolgenti al naso, e opulenti in bocca.
Qualche numero, per rendersi conto: la Maison Ruinart nel 1730 vendeva le sue prima 170 bottiglie…”Nel nome di Dio e della Vergine Santa”, scriveva Nicolas Ruinart nell’intestazione del registro contabile; oggi in Champagne si producono oltre 300 milioni di bottiglie…
Il sottosuolo è ricco di depositi marini, perché un tempo il mare si estendeva sull’odierno territorio dello Champagne, ed ha lasciato una eredità animale nel terreno, ossia la Belemnite, fossile di animaletto marino incrocio tra una seppia e un calamaro, e il Micraster, un guscio del passato; e poi un terreno composto da alghe marine, fragili conchiglie e numerosi piccoli organismi vissuti nell’età Cretacea. Poi c’è il gesso, energia vitale di questo terreno, simile ad una spugna, che drena l’acqua, in parte l’assorbe e la restituisce nei momenti di siccità, e incamera il calore del giorno per restituirlo la notte. E’ stato definito “la boraccia d’acqua delle radici”, un rifornimento nascosto nei pori, dal colore chiaro che crea dei riverberi dei raggi di sole, e irradia le foglie della pianta ed i grappoli. Rilevante è anche la presenza dei ciottoli, pure numerosi, che facilitano la penetrazione delle radici ed il raggiungimento del gesso, ostacolano l’evaporazione e sono regolatori dell’umidità. In alcune parti l’argilla è più evidente e si miscela con il gesso, con la sabbia e con l’ossido di ferro.
In un siffatto terreno, che comunque assume caratteristiche diverse a seconda delle zone, la vite trova tutti gli elementi favorevoli al suo sviluppo, e le uve, di Pinot Noir, di Chardonnay, e anche di Pinot Meunier, danno qui vini dalle caratteristiche speciali ed estremamente eleganti.
Chilometri di gallerie scavate nel gesso, decine di pozzi naturali profondi molti metri, cataste di bottiglie a maturare sui lieviti, migliaia di botti e contenitori in acciaio…poca tecnologia, molto lavoro manuale, il legame alla storia e alla tradizione: vini invitanti alla vista, coinvolgenti al naso, e opulenti in bocca.
Qualche numero, per rendersi conto: la Maison Ruinart nel 1730 vendeva le sue prima 170 bottiglie…”Nel nome di Dio e della Vergine Santa”, scriveva Nicolas Ruinart nell’intestazione del registro contabile; oggi in Champagne si producono oltre 300 milioni di bottiglie…
Il sottosuolo è ricco di depositi marini, perché un tempo il mare si estendeva sull’odierno territorio dello Champagne, ed ha lasciato una eredità animale nel terreno, ossia la Belemnite, fossile di animaletto marino incrocio tra una seppia e un calamaro, e il Micraster, un guscio del passato; e poi un terreno composto da alghe marine, fragili conchiglie e numerosi piccoli organismi vissuti nell’età Cretacea. Poi c’è il gesso, energia vitale di questo terreno, simile ad una spugna, che drena l’acqua, in parte l’assorbe e la restituisce nei momenti di siccità, e incamera il calore del giorno per restituirlo la notte. E’ stato definito “la boraccia d’acqua delle radici”, un rifornimento nascosto nei pori, dal colore chiaro che crea dei riverberi dei raggi di sole, e irradia le foglie della pianta ed i grappoli. Rilevante è anche la presenza dei ciottoli, pure numerosi, che facilitano la penetrazione delle radici ed il raggiungimento del gesso, ostacolano l’evaporazione e sono regolatori dell’umidità. In alcune parti l’argilla è più evidente e si miscela con il gesso, con la sabbia e con l’ossido di ferro.
In un siffatto terreno, che comunque assume caratteristiche diverse a seconda delle zone, la vite trova tutti gli elementi favorevoli al suo sviluppo, e le uve, di Pinot Noir, di Chardonnay, e anche di Pinot Meunier, danno qui vini dalle caratteristiche speciali ed estremamente eleganti.
“Dom Ruinart, Champagne Brut, Blanc de Blancs 2006”, assemblaggio di Chardonnay, in parte della Montagna di Reims ed in parte proveniente dalla Cotes de Blancs: la degustazione…un privilegio. Basta assaggiare un sorso di questo vino per comprendere la grandezza di questa Azienda. Un calice che fa salire miriadi di bollicine che regalano subito grandi emozioni: salgono con delicatezza, con sensualità, con leggiadria…le ballerine di cui accennavo pocanzi danzano con estrema grazia e precisione, sono avvolgenti ed assidue. Naso intenso, ricco, subito floreale, nuance di rosa, e poi fruttato di note agrumate, e poi erbe aromatiche come il tiglio nella sua parte di dolcezza, accompagnato a sentori di zenzero e di boulangerie . La bocca risulta rotonda, il frutto agrumato ritorna in una veste di più marcata amabilità, e prepara a sorprese in evoluzione. Acido e fresco senza eccessi, un vino che evoca l’equilibrio derivante dalle magiche energie del terroir.
La Maison Bollinger, 160 ettari di vigneti di proprietà, è incantevole, nel vero senso della parola, perché sorprende e stupisce: si trova ad Ay, nel dipartimento della Marna, forse il Grand Cru più importante di tutta la zona dello Champagne; punto di incontro del territorio della Montagna di Reims con quello della Cote de Blancs; suoli unici, speciali, stratificati, con 30 metri di “craie”, di gesso, nella profondità della terra.
Madame Lili Bollinger dal 1941, anno della morte del marito Jacques Bollinger, fino alla propria morte, nel 1977, è stata la straordinaria responsabile della crescita di questa Maison, che crea Champagne provenienti per buona parte dai suoi vigneti, piantati a Pinot Noir per il 60%, a Chardonnay per il 25% ed a Pinot Meunier per il 15% , situati appunto ad Ay, ma anche a Bouzy, a Verzenay ed a Louvois, tutti Grand Cru .
Colpisce davvero visitare Il Clos St Jacques, 0,36 ettari chiusi da un muretto a secco, proprio di fronte alla entrata principale dell’Azienda, piantato a piede franco, prefilossera e rara testimonianza al mondo di vitis vinifera prima dell’epidemia del 1850, da cui si ottengono le uve per il “Vielle Vignes Francaises”; e la “tonnellerie”, unico caso di un maestro d’ascia che lavora a tempo pieno per riparare e manutenere le botti dell’Azienda, che possono avere 40 anni ed anche parecchi di più, che provengono dalla Borgogna e sono Pieces di circa 228 litri; e le “caves”…una visita estasiante…migliaia di “magnum di vins de réserve”, di ciascun vigneto, di ogni anno, che aspettano di essere scelte come parte delle Cuvèe della Maison.
Le sale di degustazione belle, uniche e seducenti, come seducente è lo “Champagne Bollinger Rose’” un capolavoro di Champagne, in cui si fondono e si ritrovano tutti quegli elementi di bontà, di professionalità, di unicità e di eleganza propri della Maison, magistralmente equilibrati e in perfetta eufonia tra di loro. Colore rosa salmone, luminosissimo, perlage generoso e delicato…uno spettacolo già alla vista nel bicchiere; e poi al naso è così straordinariamente intenso, di quegli aromi delicati ed incisivi nello stesso momento, di fragola, di ribes, di frutti di bosco piuttosto maturi, e accenni di fiori come la rosa appassita, e continuando ad avvicinare il naso, ecco venir fuori una piacevole nota di biscotto e di miele, e di mandorla. Al primo sorso si assapora la sua pienezza, la sua cremosità e la sua croccantezza, al secondo si sente l’acidita’, la freschezza così ben equilibrata con la nota sapida, al terzo sorso diventa assolutamente estasiante ed inebriante. Uno Champagne che non si dimentica.
E’ davvero un vino eccezionale lo Champagne, e quel lieve pizzicore delle bollicine risulta sempre un momento di brivido che incute allegria.
L’uomo è sempre stato, ed è ancora, il protagonista principale della sua creazione, perché questo vino, e le sue bolle, sono espressione della volontà dichiarata e compiuta dell’uomo che si avvale della natura, ma anche delle leggi chimiche e fisiche che applica e personalizza.
Molto lavoro manuale e molto lavoro intellettivo per questa bevanda tanto piacevole, accattivante ed emozionante; tanto lavoro in vigna ed in cantina; impegno, professionalità, accuratezza, zelo...per un godimento sensoriale che a volte riesce a toccare l’anima.
La Maison Bollinger, 160 ettari di vigneti di proprietà, è incantevole, nel vero senso della parola, perché sorprende e stupisce: si trova ad Ay, nel dipartimento della Marna, forse il Grand Cru più importante di tutta la zona dello Champagne; punto di incontro del territorio della Montagna di Reims con quello della Cote de Blancs; suoli unici, speciali, stratificati, con 30 metri di “craie”, di gesso, nella profondità della terra.
Madame Lili Bollinger dal 1941, anno della morte del marito Jacques Bollinger, fino alla propria morte, nel 1977, è stata la straordinaria responsabile della crescita di questa Maison, che crea Champagne provenienti per buona parte dai suoi vigneti, piantati a Pinot Noir per il 60%, a Chardonnay per il 25% ed a Pinot Meunier per il 15% , situati appunto ad Ay, ma anche a Bouzy, a Verzenay ed a Louvois, tutti Grand Cru .
Colpisce davvero visitare Il Clos St Jacques, 0,36 ettari chiusi da un muretto a secco, proprio di fronte alla entrata principale dell’Azienda, piantato a piede franco, prefilossera e rara testimonianza al mondo di vitis vinifera prima dell’epidemia del 1850, da cui si ottengono le uve per il “Vielle Vignes Francaises”; e la “tonnellerie”, unico caso di un maestro d’ascia che lavora a tempo pieno per riparare e manutenere le botti dell’Azienda, che possono avere 40 anni ed anche parecchi di più, che provengono dalla Borgogna e sono Pieces di circa 228 litri; e le “caves”…una visita estasiante…migliaia di “magnum di vins de réserve”, di ciascun vigneto, di ogni anno, che aspettano di essere scelte come parte delle Cuvèe della Maison.
Le sale di degustazione belle, uniche e seducenti, come seducente è lo “Champagne Bollinger Rose’” un capolavoro di Champagne, in cui si fondono e si ritrovano tutti quegli elementi di bontà, di professionalità, di unicità e di eleganza propri della Maison, magistralmente equilibrati e in perfetta eufonia tra di loro. Colore rosa salmone, luminosissimo, perlage generoso e delicato…uno spettacolo già alla vista nel bicchiere; e poi al naso è così straordinariamente intenso, di quegli aromi delicati ed incisivi nello stesso momento, di fragola, di ribes, di frutti di bosco piuttosto maturi, e accenni di fiori come la rosa appassita, e continuando ad avvicinare il naso, ecco venir fuori una piacevole nota di biscotto e di miele, e di mandorla. Al primo sorso si assapora la sua pienezza, la sua cremosità e la sua croccantezza, al secondo si sente l’acidita’, la freschezza così ben equilibrata con la nota sapida, al terzo sorso diventa assolutamente estasiante ed inebriante. Uno Champagne che non si dimentica.
E’ davvero un vino eccezionale lo Champagne, e quel lieve pizzicore delle bollicine risulta sempre un momento di brivido che incute allegria.
L’uomo è sempre stato, ed è ancora, il protagonista principale della sua creazione, perché questo vino, e le sue bolle, sono espressione della volontà dichiarata e compiuta dell’uomo che si avvale della natura, ma anche delle leggi chimiche e fisiche che applica e personalizza.
Molto lavoro manuale e molto lavoro intellettivo per questa bevanda tanto piacevole, accattivante ed emozionante; tanto lavoro in vigna ed in cantina; impegno, professionalità, accuratezza, zelo...per un godimento sensoriale che a volte riesce a toccare l’anima.