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La Tana del Grechetto
Pubblicato il 22/04/2016
Fotografia

L’attuale Doc Orvieto comprende quel cuneo di terreno compreso tra la valle del Tevere, i Monti Cimini ed il lago di Bolsena a cavallo del confine tra Lazio ed Umbria le quali ne condividono entrambe la paternità. Dall’uscita autostradale di Attigliano, giriamo a destra e proseguiamo sulla Strada Provinciale 19 (del Tevere) direzione Civitella d’Agliano. Si respira già vino, forse suggestionati dall’incontro che faremo da  li a poco. La nostra meta è la Tana dell’Istrice, il casale di Sergio Mottura. Sergio ci aspetta nel piazzale antistante il municipio, baffoni bianchi e camicia a quadrettoni. Ci saluta cordialmente e ci scorta in cantina. Quest’uomo ha contribuito a cambiare la viticoltura della zona in modo tangibile combinando il biologico alla biodiversità. Di origine piemontese, Mottura, era solito passare le vacanze estive a Civitella d’Agliano, nella tenuta acquistata dallo zio paterno nel 1933 e che in seguito avrebbe ereditato. Quando, agli inizi degli anni sessanta, ci fu la necessità di occuparsi direttamente della tenuta, Sergio non ebbe dubbi e lasciò gli studi iniziati al Politecnico di Torino per accogliere la sfida a soli vent’anni. I 130 ettari di proprietà erano allora frazionati in 21 parcelle affidate a mezzadria e solo un quarto di essi erano coltivati a vigneto. Il passaggio alla conduzione diretta non si presentava semplice e di certo non fu agevolato dal clima arroventato delle fazioni politiche che si contendevano voti e fiducia e che paventavano la possibilità di un passaggio dei terreni in affitto ad equo canone. L’allora giovane Mottura dovette impegnarsi a risolvere le diverse problematiche delle famiglie coloniche, in alcuni casi con delle assunzioni dirette. Fu in grado, a quel punto, di iniziare il lavoro nel vigneto cominciando a riconvertire le viti maritate, secondo il sistema etrusco, in filari allevati a Guyot, rivedendo completamente i criteri di potatura. I primi filari di Montepulciano e Trebbiano furono impiantati nel 1963.

Agli inizi degli anni ’90, dopo la divisione della proprietà con i fratelli, per Sergio inizia la vera sfida: 40 ettari di vigneti di proprietà esclusiva ed un’idea di qualità da raggiungere senza bypassare il mantenimento di un regime a coltivazione biologica, non a caso la mascotte aziendale è l’istrice, un animale che esige un ecosistema in perfetto equilibrio. A tal fine si rivelò adattissimo il Grechetto; un vitigno figlio di quei terreni stratificati con presenza alternata di calcare, pozzolana, lapillo e argilla tipici della zona.

Il Grechetto è un vitigno dal profilo semplice ma efficace, caratterizzato da una maturazione precoce (metà settembre) e da un grappolo spargolo, alato e medio-piccolo. Sopporta bene il freddo e le gelate primaverili e si distingue per una buona resistenza alle malattie come l’oidio e la peronospora. Non necessita di grossi interventi per mantenere la sua salubrità, rendendosi quindi particolarmente adatto alla coltivazione biologica e predisposto, in particolari situazioni ambientali, allo sviluppo di muffa nobile. Per merito della precoce maturazione di questo vitigno, divenne usanza vinificarlo in anticipo riservandogli un cisternino dove veniva riposto in purezza. Questa precocità consentiva, inoltre, alle uve di fare ingresso in cantina quando la stessa era ancora libera dai lieviti indigeni delle altre varietà rendendo più semplice la gestione delle fermentazioni indesiderate. Agli inizi di questo nuovo percorso si provò a vinificare ed imbottigliare in purezza i grappoli di Grechetto provenienti dai vigneti di Poggio della Costa. Contestualmente si diede inizio ad una serie di sperimentazioni sulle pressature e sulle vinificazioni in acciaio cercando, tra l’altro, di smorzare quella vena vagamente tannica che spesso questo vitigno porta in eredità.

Nel 1993, Mottura si trova in Germania insieme ad altri produttori per festeggiare gli 80 anni di Robert Mondavi e durante la cena Louis Fabrice Latour si trova ad assaggiare il Poggio della Costa dell’annata precedente. Rimane colpito dall’ottima qualità, ma soprattutto dalle potenzialità inespresse del vino. Suggerisce a quel punto, in via del tutto amichevole, di provare una vinificazione in legno, in stile borgognone, mettendo a disposizione alcune sue barrique. Furono questi i natali di uno dei bianchi più talentuosi d’Italia. Mottura lo chiamò Latour a Civitella, in segno di riconoscenza a Louis per il prezioso contributo.

La gamma dei vini si è arricchita col passare degli anni aggregando ai fenomenali bianchi da Grechetto una batteria di rossi di tutto rispetto senza dimenticare uno spettacolare Metodo Classico Brut Millesimato da uve Chardonnay che merita un attenzione particolare.

Poggio della Costa 2014 – Uve Grechetto al 100% provenienti dall’omonimo vigneto - Fermentazione ed affinamento in tini di acciaio inox. La valutazione cromatica riporta ad un paglierino carico e brillante. Un bouquet olfattivo di rara finezza ed intensità. I richiami fruttati di nespola e susina unitamente ai rimandi minerali si dimostrano freschi e fragranti, supportati da un ricordo agrumato di bergamotto. In bocca la freschezza dirompe spalleggiata da una verve minerale domata in parte da un discreto apporto glicerico. Il sorso fresco e piacevole culmina in un elegante esito aromatico congruente alle percezioni olfattive.

Latour a Civitella 2014 – Uve Grechetto al 100% provenienti da 5 vigneti diversi - Fermentazione ed affinamento in carati di rovere francese per il tempo necessario (questo dichiara sorridendo lo stesso Mottura).Colore intenso, dorato. Al naso esordisce con un tappeto di frutta nostrana; pesca, pera, susina, melone bianco, effluvi agrumati. Un tocco tropicale di papaya ne addolcisce appena il profilo. Impregnato di fiori gialli e ricordi salmastri vira delicatamente sui toni boisé di nocciola e biscotteria. Una dorsale calcarea e argillosa contestualizza l’areale di appartenenza. Il sorso è pieno, piacevole. Morbidezza e freschezza si integrano in una curva elicoidale che ben rappresenta il DNA del vino. Chiusura lunga e coerente sui toni fruttati e minerali.

Muffo 2011- Uve Grechetto al 100% attaccate da muffa nobile provenienti dai vigneti di “Umbrico” e “Mencone” raggiunti dalle nebbie mattutine provenienti dal bacino del lago di Alviano. Vinificazione in acciaio e passaggio in barrique per 12 mesi – Ambra brillante. Il profilo olfattivo si distingue per intensità ed eleganza e si svolge su una successione di note fruttate di albicocca, datteri, scorza di agrume candito, frutta secca e disidratata per poi evolvere in un ricordo di miele d’acacia. Gli effluvi marini e fumé ci riportano immediatamente al territorio. La bocca morbida e vellutata è ben sostenuta da una vena fresca e sapida. Lunghi attimi di conferma gusto-olfattiva prima di congedarsi con un rimando vagamente etereo e di caramella inglese.


Cantine Sergio Mottura   
Loc. Poggio della Costa,1
01020 Civitella d’Agliano VT
tel. 0761 914533
vini@motturasergio.it  
www.motturasergio.it

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