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La Franciacorta secondo le “Quattro Terre”
Pubblicato il 05/06/2015
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Affascina con atmosfere e colori unici, emoziona con toni a volte cupi, ma delicatamente contrastanti: le acque turchine del lago, il verde dei pendii circostanti e l’imponenza dei rilievi calcarei. Sono questi indizi ad anticipare l’ingresso in quell’angolo di Lombardia, stretto tra il Lago d’Iseo a Nord e il Monte Orfano a Sud. La Franciacorta, un pullulare di 19 comuni protetti da colline moreniche e rocciose che, da Ome a Cellatica, narrano la storia della “terra delle bollicine”. Una storia articolata attorno agli oltre 2800 ettari di superficie vitata, culla della viticoltura probabilmente già in epoca romana, sebbene talune testimonianze documentali facciano risalire al IX secolo l’avvio di pratiche di coltivazione della vite in questa area. Ma è quel perlage fine e persistente del noto Franciacorta a veicolare nel mondo le immagini, i profumi e il trascorso di un terroir tra i più suggestivi d’Italia. Sono, infatti, il microclima e le colline moreniche a conferire una notevole acidità alle uve, artefice di basi idonee alla spumantizzazione. Risale al 1750 la prima pubblicazione attestante la produzione di vini a fermentazione naturale in bottiglia, mentre fu Girolamo Conforti (nel volume “De Vino Mordaci”) a raccontare la diffusione, all’epoca, di calici con “bolle”. E oggi, a distanza di quasi tre secoli, quello spumante delle Francae Curtes custodisce i segreti del tempo e rappresenta uno dei vanti della produzione enologica nazionale. 

Unico, per i valori che esso interpreta, inimitabile, per la non replicabilità dell’ambiente pedoclimatico, il Franciacorta vanta un elevato numero di vigneron che, in linea con la propria filosofia e stile, incarnano l’indole più profonda dei filari di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco. Tra questi, la Cantina Quattro Terre, che racchiude nel nome lo stretto legame con la “madre patria” e il proprio carattere: sono, infatti, quattro i comuni di provenienza delle uve (Adro, Corte Franca, Passirano e Monterotondo), così come altrettanto numerose sono le anime di questa dinamica realtà. Cantina, vigneti, ristorante e locanda costituiscono, dunque, i volti dell’azienda che, dal 2007, cerca di racchiudere in ogni bottiglia la propria essenza, unicità ed il proprio essere. Ma soprattutto, di rendere ogni grappolo l’emblema e il paladino del terroir: austerità, freschezza ed eleganza trovano, così, massima espressione in un processo di lavorazione che minimizza l’impiego dello sciroppo di dosaggio. Nel calice, pertanto, si ritrovano, inalterati, la natura del territorio, l’asperità o la generosità di un’annata e la passione dei titolari, forza motrice - quest’ultima - di un ampio e valido progetto di valorizzazione territoriale.

A seguire la logica aziendale è anche il numero delle etichette, fissato in quattro referenze: Brut (con sentori tipici di uno Chardonnay in purezza maturato in acciaio; riposa 18 mesi sui lieviti), Satèn (esclusivamente a base di Chardonnay, con breve passaggio in barrique; 24 mesi di permanenza sui lieviti), Rosé Millesimato (in prevalenza Pinot Nero) e il D. Zero (dalle migliori uve di ciascuna vendemmia, affinato in barrique; sosta 30 mesi sui lieviti). Ciascuna di esse dà voce ad uno specifico tratto dell’identità dei vigneti aziendali (esclusivamente di Chardonnay e Pinot Nero): dalla schietta freschezza del Brut alla setosa delicatezza del Satèn, dalla vigorosa complessità del Rosé millesimato alla raffinata eleganza del D. Zero, ogni sorso è lo spaccato di una realtà. Così come la cucina del ristorante è una rievocazione della tradizione bresciana, rispettosa delle ricette di ieri, riletta secondo le tecniche dell’oggi. E, analogamente, le stanze della Locanda sono una terrazza privilegiata sui filari, nel cuore della provincia di Brescia.

Le Quattro Terre
Via Risorgimento, 11 
25040 Corte Franca (BS)
Tel. 030 984312
www.quattroterre.it 
info@quattroterre.it 

 

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