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Pietra Menhir, Rosso del Salento
Pubblicato il 19/09/2014
Fotografia

Andare in Puglia e trovarla disseminata di Dolmen e Menhir, complessi megalitici risalenti al Neolitico (intorno alla metà del X millennio a.C.), è una delle tante sorprese che questa regione, prodiga di bellezze, offre. I Dolmen sono costituiti da più pietre, solitamente assemblate a portale, tipo Stonehenge, mentre i Menhir (dal bretone “men” e “hir” "lunga pietra") sono monoliti e sul territorio pugliese se ne contano ben 79, alti da 80 centimetri fino a 5 metri. Conficcati nel terreno, rappresentavano un elemento di connessione tra la terra e il cielo, in senso sia religioso sia astronomico; queste pietre infatti non erano disposte casualmente ma erano orientate in modo da seguire gli spostamenti del sole, quasi a volerne captare e catalizzare l’energia. Venivano inoltre usate come meridiane per scandire il tempo, per segnare le fasi astrali, i solstizi e gli equinozi, e per individuare i cicli propizi alle varie attività umane. La maggior parte di Dolmen e Menhir pugliesi si concentra nella campagna salentina dove queste antiche vestigia sono sparse tra i borghi medioevali e le masserie, tra gli uliveti secolari e i frantoi ipogei scavati nella roccia.

In prossimità del parco megalitico, a ridosso delle spiagge di Otranto e della costiera di Santa Cesarea Terme, sorge l’azienda vinicola Menhir, fondata nel 2000 da Gaetano e Vito Angelo Marangelli, che nel giro di pochi anni è diventata una delle realtà enologiche più vitali della regione. La cantina occupa un palazzo baronale del Settecento ed è strutturata su due livelli: al piano inferiore sono collocati i locali per la vinificazione, la bottaia e la sala per l’appassimento delle uve; in quello superiore si trovano gli uffici amministrativi e un’osteria che offre i piatti della cucina locale.

Tutta la produzione è ispirata al patrimonio ampelografico autoctono, interpretato con piglio moderno insieme a una sensibilità ancora legata alle pratiche enologiche più antiche. Oltre a diverse versioni di Primitivo in purezza, a un interessante Fiano Minutolo, all’immancabile Negroamaro rosato e alla tipicissima Verdeca troviamo una chicca da non perdere, il rosso Igt del Salento Pietra, composto da Primitivo (60%), le cui vigne dimorano su suolo argilloso e di medio impasto, e da Susumaniello, coltivato su terre rosse poco profonde che poggiano su strati di roccia calcarea. Le uve sono vinificate separatamente e, prima dell’assemblaggio, seguono strade diverse per quanto riguarda l’affinamento: il Primitivo sosta un anno in botti di rovere e 3 mesi in bottiglia; il Susamaniello è affinato solo in vasche di acciaio. Nell’annata 2010 il Pietra dimostra una marcata pigmentazione rubino che conserva ancora giovanili sfumature porpora; il primo approccio olfattivo, balsamico e denso di violette, è subito scavalcato da ribes nero, corbezzoli, more e marasche con vaniglia, cannella e umori del sottobosco a chiudere. L’assaggio conferma l’impressione positiva tratta dall’olfazione, rivelando un vino di buona caratura, morbido ed elegante, con tannini rotondi e un’acidità ben integrata nel corpo.

 

Cantine Menhir
Via Scarciglia 18
73027 Minervino di Lecce (LE)
Tel. 0836 818199
www.cantinemenhir.com
Info@cantinemenhir.com

 

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