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Spumanti lontani
Pubblicato il 25/10/2013
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Imperdibile degustazione ieri a Londra: Fizz, lo show dello sparkling wine. Diciassette paesi e piu di 150 produttori riuniti in una sala del palazzo che fa parte della antica tradizione commerciale della cittá, la "Fishmonger Hall", letteralmente "Casa dei Pescivendoli", antica sede della più importante e storica compagnia di distibuzione di prodottu ittici di Londra. Ci si potrebbe aspettare un ambiente ampio e spartano. Mi ritrovo invece di fronte ad un austero ed elegante edificio sulle rive del Tamigi, adiacente al London Bridge. Vengo accolta all'interno da uno scenario regale, impreziosito da 700 anni di storia. La ricchezza del luogo si respira attraverso gli stendardi dorati appesi al muro, i nobili ritratti alle pareti, l'elegante scalone d'ingresso, e la ricca ballroom, corredata di drappeggi e tappezzeria di seta. Grandi remi in legno, posizionati lungo i muri, ne ricordano l'origine, che altrimenti si perderebbe nell'atmosfera raffinata. La sala in cui è ambientato il tasting si presenta gremita di gente, conferma dell'altissimo gradimento del mercato inglese per le bollicine. Mi accingo ad attraversare la sala, cercando di non fami distrarre dall'ambiente affollato e soprattutto dal festante suono di bottiglie stappate. Sono partita un programma ben preciso che intendo onorare. Non voglio farmi tentare dagli eccellenti nomi di Champagne e Franciacorta presenti, in modo da dedicare tutta la mia attenzione a quella che per me rappresenta un'assoluta novitá. Mi dirigo sicura verso il tavolo di assaggio con i vini dalla provenienza più esotica, la Tasmania. Scopro subito che l'isola, meglio conosciuta dalla sottoscritta grazie ad un animaletto vorace, piuttosto che per la produzione di vino, è dotata di un territorio vocato. Dal diametro di circa 300 km, la Tasmania si trova a sud delle coste australiane (41/42° latitudine sud) e gode di un clima mite e temperato, costantemente rinfrescato dal vento oceanico. Questa brezza marina ripara le vigne dalle gelate invernali e previene la diffusione di malattie fungine in estate. Il sottosuolo si presenta ben diversificato: terreni argillosi, sabbiosi, sedimenti vulcanici e strati di roccia granitica, garantiscono il buon risultato. La tradizione vitivinicola in quest'area parte prima di quanto si possa pensare. Incontro Conor van der Rees, enologo di origine canadese e formazione francese, a Londra per presentare i suoi vini. Insediatosi in Tasmania nel 2009 con il compito di  ristrutturare i vigneti di una delle più importanti proprietá, mi racconta l'interessante storia della Moorilla Winery.

Fu fondata nel 1947 dall'italiano Claudio Alcorso, un mercante tessile che acquistò una tenuta nella zona sud dell'isola. Ignorando il consiglio di chi riteneva il sito più adatto alla coltivazione di alberi da frutto piuttosto che uva, vi piantò barbatelle di Riesling provenienti dall’Australia. Nel 1962 le vigne produssero il primo raccolto che diventò il primo assoluto vintage di Moorilla. Da allora la produzione si è affinata e ampliata, offrendo una completa gamma di prodotti, compreso lo sparkling metodo classico che presentano al Fizz. Assaggio quindi incuriosita il Moorilla Muse Extra Brut 2008 (Chardonnay 55%, Pinot noir 45%). Piacevolissima sorpresa! Con i suoi 4 anni di affinamento sulle fecce, è un vino ricco di freschezza e cremositá, dalla bollicina elegante e fine e con una gradevole tostatura che non copre sentori di mela e pesca. Cerco conferme presso un altro produttore tasmano, dalla tradizione ancora più antica: Brown Brothers, sice 1885. Orgogliosissimi della loro lunga tradizione familiare, si presentano come innovatori del settore, all'avanguardia nell'uso di tecniche di coltivazione e produzione. Degusto il Brown Brothers Devil's Corner NV Cuvèe (Chardonnay, Pinot Noir, Pinot Meunier ). Il curioso nome dell'area di provenienza deriva dalle acque impetuose e pericolosissime del fiume Tamar, che bagnano questo "luciferino" e remoto angolo di mondo in cui pare le vigne crescano magnificamente. Il risultato è estremamente soddisfacente. Anche in questo caso sorprende l’elevata freschezza citrina, arricchita da note di miele millefiori e delicata tostatura.

In ultimo mi viene proposto uno sparkling rosè , prodotto da uno dei winemakers più conosciuti ed influenti dell'isola, Andrew Pirie, esperto di clima e terroir tasmano e consulente per realtá non solo vitivinicole dell'isola. Nonostante la sua produzione sia piuttosto piccola, l'ambizione è alta. Il nome dei suoi vini, Apogee, sta a sottolineare il culmine del successo del suo lungo processo di ricerca.

Il suo Apogee Deluxe Vintage Rosè 2011 (Pinot Noir 90%, Chardonnay 10%,) mi regala delicati sentori di rosa e lampone, con una decisa e persistente freschezza e una nota di interessante complessá che mi da conferma della cura con cui questi vini vengono prodotti. Un suono mi distrae, una bottiglia viene stappata. Il banco di assaggio alle mie spalle sta offrendo in degustazione lo Champagne Deusz Cuvèe William Deuszt 2000. Come resistere? Ormai la Tasmania non ha più segreti per me, mi posso abbandonare felice tra le braccia dell'intenso e fragrante aroma di brioche appena sfornata di questo fantastico Champagne.

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