Bibenda
Bibenda, per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino.
Visualizza tutte le notizie
La rinascita del Pignolo
Pubblicato il 11/10/2013
Fotografia

Il Pignolo è un vitigno autoctono friulano a bacca nera, il cui nome trae origine dalla compattezza del piccolo grappolo, la cui forma ricorda i Pinot francesi con i quali però non ha alcuna parentela). È originario della zona collinare di Buttrio (Udine) e, come accaduto per i “conterranei” Schioppettino e Tazzelenghe, era quasi del tutto scomparso, agli inizi del ‘900, a causa della fillossera. Gli acini sono piccoli e tondi, la buccia spessa e pruinosa, dura e tannica di colore blu-nero. La polpa è molle, dolcissima. Le varie fasi di germogliamento, fioritura e invaiatura, sono nella media. Nelle annate migliori, può invecchiare tranquillamente per 15-20 anni. In Friuli-Venezia Giulia, i produttori di quest’uva sono diversi. Tra i più importanti possiamo citare: Bressan, Dario Coos, Dorigo, Jermann, La Tunella, Vigne di Zamò, ecc. Ma in quel di Gagliano di Cividale c’è un produttore, Michele Moschioni, che ha saputo interpretare questo vitigno in modo esemplare. Dietro la simpatica esuberanza di Michele si nasconde una persona semplice, franca, forse anche timida. E comunque una persona "vera", che crede profondamente nella famiglia (la sua non gli fa certo mancare il suo sostegno) e nel lavoro, dai frutti del quale traspare un grande talento, supportato da un innato spirito creativo. Una professionalità, tutto sommato, abbastanza rara in un produttore considerato "estremo". 

Oltre a Michele, fanno parte del Team Moschioni anche tutti i suoi familiari: la moglie Sabrina (che collabora nel commerciale), la figlia Alessia di 22 anni (perito agrario), il figlio Valentino di 21 anni (aspirante enologo). Si tratta di persone semplici ma concrete, fortemente motivate e competenti. Alessia, seppur giovanissima, ha già le idee piuttosto chiare sul da farsi, impegnata com'è nelle sperimentazioni in vigna: improntate all'innovazione, ma nel rispetto della tradizione. Valentino invece, è alquanto preso dai suoi studi sui diversi processi di vinificazione. Insieme, essi rappresentano certamente il futuro e la continuità dell'azienda. Anche il papà di Michele, Davide, non manca di fornire ancora il suo contributo che gli deriva dalla lunga esperienza maturata come viticoltore. Nota al margine: il 21 Ottobre 2001, parlando dei vini di Moschioni, Robert Parker ebbe a dichiarare: “non ho assaggiato mai prima d’ora vini di questa qualità, di produttori straordinari che usano la barrique e imbottigliamenti senza filtrazioni”.

Penso che i vini di Michele Moschioni dovrebbero essere catalogati come “V.S.C.” (Vini Senza Compromessi). Fortemente rappresentativi del territorio e della loro tipicità. Per farsi un'dea dello stile produttivo, possiamo dire che ricorda quello del “grande” Romano Dal Forno, della Valpolicella (chi ha avuto la fortuna di assaggiare i suoi vini sa bene di cosa stiamo parlando). In questi processi biologici, spesso impropriamente definiti “naturali”, dove il contributo dell'uomo resta comunque fondamentale,  Michele ha sempre cercato “sapientemente” di assecondare la natura, cercando di evitare interventi invasivi: in vigna e in cantina. I vigneti, circa 14 ettari inerbiti, sono allevati a Guyot; la densità degli impianti varia da 4200 ceppi per ettaro, per i più vecchi, a 5.800 per i più recenti. L’altitudine media è 150 metri, l’esposizione sud-est. Niente diserbanti: solo concimi organici, e solo per le viti giovani o in sofferenza. L’impatto ambientale dei trattamenti è quindi minimo: defogliatura, diradamento, vendemmia e potatura, sono operazioni esclusivamente “manuali”. Nessun impiego di pesticidi o fertilizzanti di sintesi. Le uve, vendemmiate  da circa metà settembre al 20 ottobre, sono poste in cassette o plateau (80x120 cm) dove, in ambienti areati e per alcuni giorni, avviene una breve disidratazione e sanificazione delle uve. Le rese per ceppo variano da 0,6 a 2 Kg, mentre quelle per ettaro da 30 a 70 quintali, a seconda della cultivar. Parlando dei vini di Moschioni, tutti eccellenti, appartenenti alla Doc - Colli Orientali del Friuli, citiamo: Refosco dal Peduncolo Rosso - Rosso Celtico (50% Merlot, 50% Cabernet Sauvignon) - Rosso Real (50% Tazzelenghe, 25% Merlot, 25% Cabernet Sauvignon) - Schioppettino e Pignolo. Di quest’ultimo, ho assaggiato l’annata 2002 ed è qualcosa di impressionante. Non è facile descrivere un vino che, da solo, smentisce in modo definitivo quelli che sostengono la vocazione quasi esclusivamente "bianchista" del Friuli-Venezia Giulia. La veste è di un rubino-granato luminoso. La complessità del bouquet è ampia: violetta, ciliegia matura, lampone, ribes rosso, cannella, pepe nero, caffè, cacao, tabacco, cuoio, ed una leggera nota balsamica. Bocca avvolgente, ricca di estratto e polpa. Tannino potente, ma rotondo e ben amalgamato. Freschezza e sapidità minerale. Il tutto equilibrato da una piacevole morbidezza alcolico-glicerica. Finale lunghissimo, inebriante (96 punti). Da abbinare con carne alla brace, selvaggina, formaggi stagionati. Molti hanno definito Moschioni come il “miglior rossista” italiano contemporaneo. A proposito: Michele ci ha confidato di aver appena iniziato la collaborazione con la Tenuta Stella, nel Collio Goriziano, dove si cimenterà - Stile Moschioni - in una nuova sfida, stavolta con i bianchi del Collio.

Moschioni
Via Doria, 30
33043 Cividale del Friuli (UD)
Tel. 0432 730210
www.michelemoschioni.it 
info@moschioni.eu

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA