Nel solstizio d’estate, quando puoi leggere un po’ di più, sfogliando riviste di tutte le razze, di turismo, di vela, di ambienti e di arte, ti accorgi con amarezza che scrivono di vino.

Con rammarico e con un certo sconforto perché ti rendi conto che il pezzo è pagato dal produttore. Il cosiddetto redazionale, che si paga con la pubblicità o senza, ha contagiato anche il produttore di vino. L’articolo è brutto e il giornale scade, sembra di leggere una brochure. Un’informazione deontologicamente scorretta che fa riflettere. Fa riflettere in negativo per il giornale e il produttore.

Abbiamo visto delle belle foto di famiglia in un interno, letto dei racconti di “giornalisti” sugli investimenti nei vigneti e di elogio della qualità pubblicando pezzi interamente e direttamente redatti dai produttori.

Abbiamo ingoiato “guidine” allegate al numero con aziende presenti previo pagamento di euro tot, e con tanto di richiesta di scheda dell’analisi sensoriale del vino (!).

Farsi ammaliare da questa spazzatura significa tradire lettori e clienti. Anche se il vino ha sentori di rose. Perché, poi, chi glielo dice che non è vero? Ma non siamo delusi, amici lettori, neppure scoraggiati. Il mondo va così. È il pressappochismo la nostra vera insidia.

E forse siamo proprio noi ad essere controcorrente e non chi se ne vanta tanto... Comunque sia, anche quest’estate saremo impegnati a degustare per DUEMILAVINI.

Chissà se quelle letture saranno fuorvianti per i nostri giudizi? Speriamo di no.
Buone vacanze!