Il Wine Restaurant Experience di Singapore è una delle ormai innumerevoli kermesse che compongono il variegato e movimentato palinsesto delle manifestazioni enogastronomiche in terra d’Oriente. Tre giorni di degustazioni, dibattiti, workshop, che hanno delineato un significativo quadro della situazione del mercato e dei profili evolutivi in essere nel mondo del cibo e del vino. Ho avuto il piacere e l’onore di condurre una masterclass sui territori vinicoli italiani, inserita in un ricco programma di lezioni tenute da nomi di spicco della critica e del wine-making internazionale quali, tra gli altri, Jeremy Oliver, Michael Thurner, Duncan McTavish, Craig Stainsborough. L’esperienza ha evidenziato una consolidata leadership di mercato australiana, la stanchezza della Francia, che conserva il mito delle sue etichette storiche ma arranca vistosamente nella ristorazione, ormai non più punto di riferimento, e nei suoi vini di fascia media, sempre meno appetibili per rapporto qualità/prezzo. Nuova Zelanda e Cile sugli scudi ma soprattutto grande, infinita voglia di Italia. Una sete di informazioni in merito al nostro Paese che rappresenta per noi e per i nostri prodotti un’occasione irripetibile di insediamento presso la realtà del far-east, che costituisce tangibilmente la sola vera area mondiale dalle grandi opportunità. Le nuove capitali del gusto si chiamano Bangkok, Jakarta, Seoul, Shanghai, Singapore, e lo saranno sempre più nel prossimo futuro. Veri e propri universi in moto nei quali la voglia di occidente, che è soprattutto desiderio di stile italiano, deve trovare soddisfazione nella nostra capacità di esportare cultura, il solo viatico per una significativa e rapida espansione commerciale della nostra produzione, potenzialmente senza concorrenza ma spesso disorientata da un ancora pervasivo provincialismo dei nostri operatori di settore.