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I numeri delle bollicine, piedi per terra, please
Pubblicato il 03/02/2012
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La ripresa generale del mercato delle bollicine, che ha portato l’Italia a essere il primo produttore mondiale del settore con 400 milioni di bottiglie, merita alcune riflessioni, soprattutto in relazione ai proclami dai toni entusiastici continuamente sbandierati da Consorzi e parte della stampa nazionale. Se è giusto essere orgogliosi dei nostri spumanti e dei volumi di vendita che presso alcuni paesi hanno registrato incrementi quasi esponenziali, è assurdo continuare a paragonare i volumi medesimi rispetto a quelli dell’atavico “nemico”, lo Champagne. I cugini francesi hanno conosciuto un triennio 2007-2010 assai difficile, uscendo però dalla crisi e tornando, nell’ultimo anno, a registrare significativi incrementi sia nel consumo interno che nell’export. In ogni caso, parlare, come generalmente si fa, di puri e semplici volumi di vendita, è distorsivo e fuorviante. L’intero comparto dello spumante italiano, ponendo nel calderone Prosecco, Asti, Trento, Franciacorta, Oltrepò ecc. a fronte dei circa 400 milioni di bottiglie realizzate, fattura circa 1,7 miliardi di euro, cifra per tre quarti realizzata grazie al boom di Prosecco e Moscato, che solo una mente deviata può mettere in benchmark con lo Champagne, essendo la CO2 il solo punto in comune tra essi. Seguendo questa logica, potremmo aggiungere al computo delle bollicine italiane anche la gazzosa e il chinotto, tanto per intenderci. Il solo Champagne, unica denominazione, a fronte dei 330 milioni di bottiglie, sfiora per fatturato i 5 miliardi di euro, di cui oltre 2 miliardi relativi all’export. Le denominazioni paragonabili per tipologia, in primis Franciacorta e Trento, fatturano poco più di 200 milioni di euro. In Italia abbiamo degli straordinari tecnici dell’arte spumantistica, ma le nostre bollicine di alta qualità, tecnicamente e organoletticamente raffrontabili con lo Champagne rappresentano un’assoluta nicchia, retaggio di pochi marchi di eccellenza, che non possiede, per limiti territoriali, per volumi per e un’ancora limitata storia, i requisiti tali da consentirne una presenza pervasiva sul mercato globale. Viva l’Italia, “adelante” le bollicine italiane. Con juicio.

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