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B come bondiola
Pubblicato il 07/12/2012
Fotografia

La Bondiola, gustoso insaccato di antica tradizione, è secondo alcuni originaria della provincia di Padova, ma risulta ampiamente diffusa anche nelle province di Vicenza e Venezia e nei comuni pedemontani della Marca Trevigiana. A Poggio Renatico, nella Bassa Ferrarese, è celebrata da Sagra estiva. Nasce per riutilizzare parti eterogenee, ad esempio muscoletti di maiale e pezzetti di lingua, aggiunti al consueto mix per il cotechino di carni magre di suino (coppa fresca, cotenna, goletta) macinate a grana grossa e cotenna. Particolarmente ricercata è la variante pordenonese del Linguâl, detta anche Saûc, prodotta presso il Tagliamento, che inserisce al centro una lingua di suino precedentemente salmistrata. Il tutto, insaccato nella vescica di vitello, presenta una forma tonda caratteristica, divisa in spicchi da legature manuali con spago da cucina, per un peso complessivo tra i 600 e gli 800 grammi. Il profumo è aromatico per l’impiego di spezie e aromi quali pepe, cannella, alloro, ginepro, con l’aggiunta di vino bianco o di Marsala. Per quanto automatizzata, la lavorazione segue criteri artigianali, e viene eseguita abitualmente in appositi locali a norma destinati alla lavorazione del suino, sia nel circuito delle macellerie che per uso familiare. Prima di insaccarlo nel budello di grande diametro, il prodotto viene posto “a sudare” a circa 25 °C per un paio di giorni, affinché si omogeneizzi e perda acqua; non più in uso l’asciugatura all’aperto, sostituita da moderne celle ventilate, cui segue ulteriore sosta in locale umido e fresco (da 6 a 10 °C) per favorire la “fioritura”, cioè la comparsa di muffe sull’esterno. La stagionatura dura da un minimo di sei mesi fino un anno e oltre. Si consuma come un cotechino, previa paziente lessatura a regola d'arte. La Bondiola, avvolta stretta in un sacco di tela, è appesa a un cucchiaio di legno e rimane sospesa nell’acqua bollente, evitando ogni contatto diretto con la pentola. Al taglio, l’interno appare di color rosso mattone, con struttura grossolana; risaltano il bianco dei lardelli e della cotenna battuta (ricavata soprattutto dalla testa e dalla gola dell’animale), mentre al centro è ben evidente la sezione della lingua salmistrata. Si serve a fette, accompagnata da purè di patate, radicchio e cren o in alternativa, specialmente sotto Natale, dalle beneaugurali lenticchie. Abbinamento eccellente con il Metodo Classico in Correggio Lini 910, a base Lambrusco Salamino, aristocratico mix di viole e frutti di bosco, rimpinguato da 36 mesi di sosta sui lieviti.

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