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Viva la neve!
Pubblicato il 10/02/2012
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Fine settimana decisamente anomalo per Roma e per i romani. La coltre bianca che sta ricoprendo la città eterna, facendo impazzire il traffico già di per sé caotico del venerdì, ha ben poco di romantico. Soprattutto se chi la contempla un po’ stupito deve abbandonare l’auto dove capita, per poi dirigersi a piedi o con incerti mezzi di fortuna verso il ricovero casalingo improvvisamente desiderato e irraggiungibile, producendosi in una traversata umida, gelata e perigliosa che sa di antico. Finalmente a casa: bagno caldo, una buona lettura, le mura domestiche sentite di nuovo proprie, in modo quasi inatteso. Quant’era che non passavo due giorni interi chiuso in casa? Rimettere in ordine la scrivania, cambiare quelle due lampadine spente da mesi, fare pulizia nel computer, semplicemente oziare …

Le notizie non paiono confortanti. Va bene un po’ di riposo, ma ora si esagera. Urge una svolta: la cantina, per fortuna, non è lontana, al massimo il rischio di una scivolata sul ghiaccio.

Ho sempre compatito chi fissa a lungo le proprie bottiglie, poi sospira ed esclama: “Questa è per un’occasione importante!”. Che magari non verrà mai o non sarà mai giudicata “sufficientemente” importante. Ruit hora! Invertiamo i termini della questione: una grande bottiglia è di per sé un’occasione importante; “io” sono sufficientemente importante per dedicarmela quando ne ho voglia, quando la vita, nella sua casualità, apre spazi improvvisi di meditazione, di piacevole ripiegamento su me stesso.

A casa ho qualche pezzo di agnello: lo salto in casseruola con olio e odori giusti; una sfumata con vino bianco, poi qualche filetto di pomodoro Casalino, preparato lo scorso settembre. A parte bolle l’acqua per le pappardelle del mio amico Michele, artigiano pastaio gragnanese. Il pecorino grattugiato attende di rifinire l’opera.

Ma eravamo rimasti in cantina. Chissà se, pregustando il piatto, sono stato rapito da quell’etichetta. O forse prevedevo già di volerla bere. Non lo saprò mai, temo. Sia quel che sia, scelgo lo Chambolle-Musigny 1er Cru Les Sentiers  2007 di Robert Groffier. Un inno all’eleganza e allo charme. Fulgido rubino con incipiente unghia granato, sfavillante di frutta fresca e spezie finissime, humus e sottobosco verde, tabacco scuro e pellame grezzo, menta e deliziosi accenti fumé. Da bere tutto d’un fiato, prima, durante e dopo il sacro rito del pasto: perfetto nell’abbinamento, perfetto in sé. Fuori nulla è cambiato: il cielo è ancora minaccioso, il piede scricchiola - come sullo zucchero - sulla coltre di neve ormai ghiacciata; la mia auto rimane inerte in qualche parte di Roma. Metto di nuovo il naso dentro il calice ancora mezzo pieno. E sorrido.

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