
Normalmente classificati tra gli ortaggi, i Fagiolini sarebbero piuttosto da assimilare ai legumi, in quanto non sono altro che i baccelli giovani, interamente edibili, del fagiolo comune. In sintesi, si definiscono Fagiolini tutte le varietà di fagioli che non vengono coltivate per ricavarne semi freschi da sgranare, ma per utilizzarne a fini alimentari l'intero baccello ancora verde, contenente semi immaturi appena accennati. Dal punto di vista nutrizionale, in effetti, i cosiddetti Fagiolini boby o cornetti non differiscono da molti prodotti dell’orto, per il basso valore calorico (meno di 20 kcal la porzione da un etto, un quarto dei legumi), e il ridotto apporto di proteine e carboidrati (2,4 grammi per 100 g, senza controindicazioni, dunque, per i diabetici). Dal punto di vista botanico, i Fagiolini appartengono alla famiglia delle Fabaceae, importati dall'America centrale a partire dal 1500, in seguito alla scoperta del Nuovo Mondo, e oggi abbondantemente diffusi nella nostra Europa e in tutte quelle aree climatiche della fascia tra temperata e tropicale che ne permettono la coltivazione. A seconda delle varietà, il fusto si presenta rampicante (fino a un paio di metri), semieretto o nano (40 – 50 cm), con frutti penduli di colore verde più o meno pronunciato, talvolta gialli, come la varietà Corona D'Oro, o tendenti al violetto, come il Trionfo. Le foglie sono composte da tre foglioline ovato-acuminate, ed anche i fiori sono riuniti a infiorescenze, di colore variabile dal bianco al giallo oppure dal rosato al violaceo.
La coltivazione richiede terreni ricchi di materia organica, con pH ottimale tra 4,2 e 7,4, ma alcune cultivar si adattano bene anche a terreni meno fertili, addirittura semiaridi, come nel caso del prodotto “fairtrade” del Burkina Faso importato dalla nostra Gdo a copertura del periodo invernale. Come tutte le Fabaceae, i Fagiolini non necessitano di concimazione, grazie alla presenza sulle radici a fittone di batteri simbionti azotofissatori. Il ciclo biologico,eccezionalmente breve, si compie nel giro di un paio di mesi per le varietà nane, le più rapide ad entrare in produzione. A differenza del baccello adulto (Phaseolus vulgaris), contenente semi di elevato valore proteico pienamente formati, i Fagiolini contengono invece soprattutto acqua (intorno al 90%), e proprio come gran parte degli ortaggi sono ricchi di fibre (2,9 g %) e vitamine A e C, oltre a microelementi (potassio in particolare) utili alla rimineralizzazione dell’organismo. Dal punto di vista organolettico, i Fagiolini sono particolarmente apprezzati per le loro caratteristiche intermedie tra i legumi e gli ortaggi, dei quali possiedono le virtù rinfrescanti e la delicatezza. L’acidità piuttosto bassa, caratteristica invece dei legumi, suggerisce l'aggiunta di un ingrediente acidulante, come aceto o limone per il condimento a crudo, oppure di salsa di pomodoro nel caso delle preparazioni in umido.
Classicamente si sposano molto bene con ingredienti aromatici, quali aglio e basilico, e come tali li ritroviamo assieme alle patate nelle trofie al pesto della Riviera di Levante, ma si accompagnano egregiamente anche a sogliola, branzino al vapore, tonno appena scottato. I Fagiolini migliori devono risultare morbidi e sodi al tempo stesso, uniformi e senza macchie, e devono spezzarsi di netto se piegati. Dopo la raccolta, si conservano in frigorifero per almeno una settimana, meglio se col picciolo ancora attaccato. La mondatura (asportazione del picciolo, della piccola punta coriacea all’estremità opposta e dell'eventuale filo lungo la sutura del baccello) richiede tempo e pazienza, ma oggi è facile trovare in commercio fagiolini già puliti e risciacquati, pronti da mettere in pentola. Per mantenerli verdi è croccanti, è bene non oltrepassare i 10-12 minuti di lessatura, la metà se il diametro è fine o finissimo. Secondo i dati FAO, la produzione mondiale di Fagiolini degli ultimi anni si aggira sui 6,5milioni di tonnellate, su un’ area totale di poco meno di 1 milione di ettari. La Cina produce da sola quasi il 40% del totale mondiale, anche se non risulta chiara la distinzione fra Fagiolini veri e propri e legumi affini. L’Italia risulta al settimo posto nel mondo e seconda in Europa dopo la Spagna, con una produzione attorno alle 250.000 tonnellate, appannaggio soprattutto di Campania (19% del raccolto nazionale), Veneto (15%), Sicilia (11%), Lazio (9%) e Puglia (5%). Tra le diverse varietà, le più diffuse sono Tema, Brio, Bronco, Xera e Nerina. Oltre all’elevato pregio della produzione, il nostro paese vanta uno storico primato per quanto concerne la promozione e la diffusione delle colture. Personaggi chiave, un Papa Medici, Clemente VII, e un celebre umanista e teologo veneto,
Pierio Valeriano, al secolo Giovan Pietro Bolzani, a lungo vissuto alla corte papale negli anni a cavallo tra Quattro e Cinquecento. A lui si deve, a quanto pare, l’introduzione del raro gialèt, tondo e giallo-verdolino, tenerissimo, tipico delle valli bellunesi.
Solamente fra Sei e Settecento, tuttavia, si sarebbe diffusa la consuetudine italiana di consumare gli interi baccelli come verde e delicata “primizia”, anziché i fagioli pienamente formati, come pare fosse in uso alla corte di Francia, regnando Maria dei Medici. Una precisazione utile: mentre per i francesi i Fagiolini rispondono al nome inequivocabile di haricots verts, ossia“fagioli verdi ”, una certa confusione può nascere in merito ad alcuni nostri appellativi regionali, come “tegolini”, “taccole”, “Fagiolini di Sant’Anna” e così via. Le taccole sono anch’esse legumi immaturi, ma sono piselli anziché fagioli, dal baccello tenerissimo interamente edibile, perciò definiti col medesimo appellativo di “mangiatutto” che alcuni applicano anche ai Fagiolini.
In area veneta si chiamano “tegoline” o “cornetti” i Fagiolini lunghi e piatti, mentre grandi e schiacciati sono quelli noti dalla Toscana in giù come “piattoni”, detti anche, liricamente, “fagioli a corallo” nella ristorazione capitolina.
I Fagiolini di Sant’Anna sono invece a sezione tonda e smisuratamente lunghi, tanto che sulla costiera sorrentina li chiamano “a metro”; ma sono detti anche “asparago”, perché una volta lessati richiamano gli asparagi per consistenza e sfumatura di sapore. In alcuni cantoni svizzeri tedeschi come Basel Land, Schwyz, Zurich e Sankt Gallen, sono infine una vera curiosità i Fagiolini di montagna noti come Dörrbohnen, essiccati a bassa temperatura appena raccolti, e perciò conservabili per molto tempo – anche un paio di anni – , da far rinvenire in ammollo per qualche ora prima di essere cucinarli come il prodotto fresco, sia per farne zuppe rustiche che come complemento canonico della specialità nota come Bernerplatte, a base di vari tagli di carne bovina e suina stufati e insaccati, serviti con patate e carote, crauti e (per l’appunto) Fagiolini verdi.