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D come dim sum
Pubblicato il 03/04/2015
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Dei sette miliardi di abitanti del nostro pianeta, un miliardo e trecentomila risiedono in Cina. Ciò fa della cucina cinese la più diffusa a livello mondiale, adottata da un abitante su cinque. Un fatto è certo: la vera, autentica gastronomia cinese è un fenomeno incredibilmente ampio, complesso e variegato, ma è quasi impossibile coglierne la vera essenza fuori dalla Cina. L’usanza del Dim Sum (al singolare) della Cina meridionale, è stato definito in vari modi: tapas alla cinese, brunch del sol levante oppure assaggini “che toccano il cuore”, come da traduzione letterale. Il Dim Sum che si celebra soprattutto nel week-end, infatti, è composto di una serie infinita di piccoli piatti, tradizionale accompagnamento dello Yum Cha, il rito del tè, condiviso con familiari, amici o colleghi nella Cha Lau, la casa del tè, in un orario variabile dalla prima mattinata al tardo pomeriggio, mai di sera. Il Dim-sum è un importante rito sociale, da fare in tanti, e chi è single si siede ugualmente al tavolo comune. Le portate del Dim Sum hanno l’aspetto di bocconcini molto delicati e invitanti, interpretabili anche come finger food, e quindi perfettamente in linea con le tendenze di moda attuali: ravioli di carne o di verdura, al vapore o alla piastra, fagottini translucidi e ripieni di gamberi, involtini croccanti, polpettine di carne, pane agrodolce al vapore, riso glutinoso alla pechinese e così via, su piattini o cestelli. Ciononostante, l’usanza del Dim Sum non è diffusa nel nostro paese, dove la stragrande maggioranza dei ristoranti cinesi adotta uno stile gastronomico di compromesso, teso al massimo risparmio economico e appiattito su un fuorviante adattamento ai gusti occidentali, per cui alcune pietanze da Dim Sum fungono da antipasto, un concetto che in Cina non è mai esistito, anche perché le portate arrivano a tavola tutte insieme. E dire che il Dim Sum, nato come pasto mattutino dei cantonesi, dilaga ormai in tutta la Cina e fa tendenza nelle principali metropoli europee, ove a firmarlo è non di rado uno chef di grido. A Parigi, Londra, Australia e nelle chinatown degli States sono numerosi i locali che officiano il rito del Dim Sum. A Hong Kong è il caso di Tim Ho Wan, il ristorante stellato Michelin più economico del mondo. Responsabile della cucina è Mak Pui Gor, già executive chef del Four Seasons Hotel, che punta su una formula di alta qualità a prezzi davvero imbattibili: ogni piattino costa da uno a due euro circa, e infatti il localino ( non più di venti posti al 2-8 di KwongWah Street, Hong Kong) è sempre pieno, con numeri di attesa e file di tre ore per accaparrarsi un posto. Nella Milano in pieno fervore Expo muove i primi passi il ristorante Dim Sum, ispirato a un’idea di haute cuisine cinese. Cavallo di battaglia, è proprio la colazione tipica di Hong Kong, articolata in una successione di 31 piatti di Dim sum ognuno diverso dall’altro, per lo più cotti al vapore, ma anche saltati o fritti, da accompagnare al tè o, in alternativa, a un calice di Champagne.

Tra i Dim Sum a vapore si distinguono le seguenti tipologie:

Baozi, sorta di pane soffice con carne, verdure, fagioli, crema di loto ecc.
Jiaozi di pasta sfoglia di frumento, farcita con carne di maiale, gamberetti e verdure. riso torte di farina: dolce (con la rosa, per esempio) o salati (carne di maiale e rape, un classico)
Wan-ton o raviolo al vapore, farcitp di carne, pesce, verdure (Castagna d'acqua dolce, Malai di ispirazione europea, una specie di tortino, senza lievito e grassi, al forno invece Crostate con uovo, Crostate alla portoghese).
Fritti: Involtini primavera, Crocchette Taro, Palle di riso ripiene ricoperte di sesamo.
Dolci: Tofu dolce in molti modi, Tapioca in mille modi, ad esempio con cocco o mango. 

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