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C come cumino
Pubblicato il 06/02/2015
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Premessa importante : la maggior parte dei manuali di cucina quando parla di Cumino fa riferimento a due specie differenti : il Cumino propriamente detto, “Cuminum cyminum” secondo la classificazione di Linneo, noto anche come Cumino romano, originario del bacino del Mediterraneo, pianta erbacea annuale della famiglia delle Apiaceae (o Umbelliferae, la stessa del Sedano), con fusto sottile e ramificato alto 25-30 cm.e foglie di 5-10 cm, disposte a pettine. I fiori sono piccoli, bianchi o rosa, raggruppati a ombrello, frutto ad achenio con un singolo seme, simile a quello del finocchio e dell'anice, ma più piccolo e di colore grigiastro, unica parte della pianta utilizzabile a fini alimentari. Da non confondere con il Carvi, che presenta semi simili nella forma, ma con un aroma completamente differente. Il Carvi, per i botanici“Carum carvi”, pianta erbacea della famiglia delle Ombrellifere (o Apiaceae) a carattere biennale, detto anche Cumino selvatico o Cumino dei prati, originario della Siria. Si ritrova nel Maghreb, in Medio Oriente e in India su terreni caldi e aridi, comunque ben soleggiati, a un'altitudine che può arrivare ai 2.000 metri. La pianta del Carvi ha foglie frastagliate simili a quelle della carota selvatica, può oltrepassare il mezzo metro di altezza e presenta fiori a ombrello di colore bianco; i suoi semi scuri che richiamano l'anice si raccolgono in estate, nel secondo anno di vita delle piante. Anche le radici della pianta sono commestibili, previa cottura al vapore.

L’uso è molto antico: alcuni semi dal sito siriano di Tell ed-Der risalgono al secondo millennio a.C. paralleli a diversi ritrovamenti, relativi all'Antico Egitto. Il Cumino è menzionato nella Bibbia, sia nell'Antico Testamento (Isaia 28:27) che nel Nuovo Testamento (Matteo 23:23), ed era assai apprezzato anche nel mondo classico greco e romano. Nel Cinquecento viene introdotto nel continente americano dai coloni spagnoli. L’origine del nome rimanda alla città persiana di Kerman o Kermun, da cui il "Kamun" arabo trasposto nei vari linguaggi europei. Nonostante la manifesta diversità con il Carvi, la popolarità del termine Cumino (latino cuminum greco kuminon, arabo kamun) ha finito per prevalere, diventando sinonimo improprio di Carvi in molte lingue europee, per cui la distinzione può risultare a volte un po’ambigua. Ad esempio, in ceco il Carvi è chiamato 'kmín' mentre il Cumino è 'rímský kmín' o "Cumino romano". Stessa distinzione anche in ungherese:"kömény" per il Carvi e "római kömény" (Cumino romano) per il Cumino propriamente detto. In svedese, Carvi si dice "kummin", mentre il Cumino è "spiskummin", e infine in tedesco "Kümmel" sta per Carvi e "Kreuzkümmel" denota il Cumino. Ad aumentare la confusione, alcuni vecchi testi di cucina sostengono erroneamente che Coriandolo e Cumino macinato sono la stessa spezia. Difficilmente ci si sbaglia, però, tenendo presente che il Cumino è vera spezia esotica tipica di climi caldi, dal sapore forte e deciso, tanto che lo troviamo tra gli ingredienti di Cuscus, Ras el hanut e Tajines nordafricani e del Berberè etiopico, in India come componente fondamentale del Curry, in America Latina nelle Empanadas, nel Guacamole alla messicana e nel Chili con carne. In Europa, invece,  il Carvi (Caraway in inglese) più che spezia è da considerare aroma, spesso additivato a grani interi a formaggi come il Gouda (e per questo si chiama anche Cumino olandese) e a diversi pani tedeschi, austriaci (di segale) e ungheresi. Rientra inoltre tra gli ingredienti canonici del Guliàs magiaro, in Germania ed Alsazia aromatizza i Crauti e caratterizza acqueviti tipiche come l’Akvavit scandinava e il Kümmel. La diversa forza e qualità di Cumino e Carvi è confermata anche dai rispettivi usi che se ne fanno in cosmetica e profumeria: dai semi di Carvi distillati in corrente di vapore si ricavano olio essenziale di carvone dal profumo di menta piperita (spearmint), limonene ed anetolo, mentre il Cumino si caratterizza soprattutto per il contenuto in cuminaldeide e pirazine sostituite: 2-etossi-3-isopropilpirazina, 2-metossi-3-sec-butilpirazina e 2-metossi-3-metilpirazina. Il Cumino contiene inoltre grassi vegetali, proteine, polisaccaridi, vitamina C, fibre alimentari, microelementi quali sodio, potassio, fosforo, zinco, ferro e calcio, tanto che un etto di semi apporta una resa calorica di ben 330 kilocalorie. In erboristeria l’olio essenziale è indicato non solo per le vie respiratorie, ma anche per le proprietà digestive, protettive dell’intestino e per la capacità di ripristinare la flora batterica ottimale.

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