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Il Cristal di Amélie
Pubblicato il 07/11/2014
Fotografia

Lo Champagne è stato sempre protagonista di molte vicende letterarie e artistiche di ogni genere ed è spesso ricorrente in numerosi libri. Amélie Nothomb (nella foto sotto), giovane scrittrice belga, figlia di un ambasciatore, lo inserisce come parte integrante nel suo libro “Barbablù”. Lo Champagne Amélie lo beveva già all’età di 3 anni e il perché lo spiega in una sua intervista: “In casa c’erano ricevimenti e io bevevo di nascosto i bicchieri mezzi vuoti. Ho un grande passato di alcolista precoce alle spalle. Tutto quello Champagne l’ho bevuto davvero, sono una specialista!”. Ameliè in “Barbablù” sceglie il prezioso Cristal Roederer, uno Champagne unico per molti aspetti ma principalmente per la sua peculiarità di farsi attraversare l’anima dalla luce.

Barbablù racconta la storia di un gradevole e interessante quarantenne, Elemiro Nibal y Milcar, Grande di Spagna che vive in un enorme e lussuosissimo appartamento nel VII arrondissement di Parigi. Ma il nobile è talmente ombroso e agorafobico da non volere mai uscire dalla sua casa, d’altro canto è un raffinatissimo esteta abituato a servitori, cibi costosi e Champagne pregiati. Possiede anche una Bentley con tanto di autista pronto e impeccabile nella sua divisa ma che non usa mai per via del suo esilio volontario. Questo strano personaggio mette in affitto una stanza di 40 metri quadri con bagno e libero accesso alla grande cucina attrezzata ad alcune giovani donne, otto per l’esattezza, che scompaiono tutte misteriosamente. Saturnine, la nona affittuaria, una ragazza di venticinque anni, docente universitaria, pur conoscendo le stranezze del suo coinquilino, accetta ugualmente di entrare in quella casa perché il costo della camera è basso, il letto comodissimo e le mattonelle del bagno riscaldate. La giovane ragazza non è una sprovveduta e si mette subito in condizione di difesa. Ci sono regole da rispettare però sul come muoversi in casa: le è concesso tutto tranne entrare nella “camera oscura”, dove Elemirio, alias Barbablù, sviluppa fotografie. I giorni passano e i due iniziano a conoscersi, specialmente attraverso il cibo e il vino, inserendo nell’atto del mangiare una forma assoluta di carnalità, di condivisione, come se quest’azione fosse, in effetti, talmente importante da diventare la colonna portante del libro stesso.

Ogni donna, che il nobile spagnolo ha avuto, è stata legata a un colore particolare e Saturnine è il giallo, il colore dell’oro e dello Champagne. L’assegnazione del colore non è casuale perché la nostra eroina è un’amante delle bollicine, così puntualmente ogni sera a cena, tenta di far stappare a Barbablù una bottiglia di Champagne. Un rito questo che diventa un’ascesa assoluta verso lo Champagne Cristal di Roederer: “È la più bella delle bottiglie di Champagne. È riuscita incredibilmente a ottenere l’osmosi del cristallo e dell’oro”. Questo è il brindisi finale che Saturnine  fa durante l’ultima cena, prima di infrangere la regola ed entrare nella camera oscura. Però è il Cristal a illuminare come un sole a mezzanotte la fine di questo romanzo pittoresco, passando dalle tinte gialle di tutto il libro alle sfumature più calde dell’oro. Tutti noi potremmo assecondare il Barbablù del momento con la magia della luce che sa emanare solo un grande Champagne come il Cristal, non avendo più voglia alcuna di aprire quella famosa porta.

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