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Caffè e Vino
Pubblicato il 04/07/2014
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“Caffè vero, verissimo di Levante e profumato col legno di aloè, che chiunque lo prova, quand'anche fosse l'uomo il più grave, l'uomo il più plumbeo della terra, bisogna che per necessità si risvegli e almeno per una mezz'ora diventi uomo ragionevole”. Pietro Verri. 
Il caffè assomiglia al vino, ha storia antica e complessa, gode rituali di servizio e ancor più della nobile bevanda descrive e accompagna i tratti della vita quotidiana degli italiani: il risveglio, la pausa al lavoro, il fine pranzo, l’intervallo pomeridiano e per i più tenaci il coronamento della cena. Il caffè traccia buona parte della storia del nostro popolo, sin da quando è stato introdotto nel Paese, e trova addirittura gloriosi momenti di rinnovamento come nella rivista Il Caffè della Società dei Pugni, fondata da Pietro Verri, esponente di spicco dell’illuminismo lombardo, che mantenne saldi rapporti epistolari con un altro grandissimo estimatore della bevanda, Monsieur Voltaire, che si narra bevesse più di cinquanta tazze di caffè al giorno.

Tra le leggende sulle origini dell’uso del caffè, quella più diffusa lo fa nascere oltre 500 anni fa, fu un pastore arabo di nome Kaldi che avendo osservato le sue capre comportarsi in maniera strana dopo aver mangiato foglie e bacche di una pianta, imitò le stesse e in breve fu caffè. Molti però attribuiscono il consumo ad epoca ben più remota, e qui la storia della bevanda nera sposa quella del vino: Omero riporterebbe un filtro magico mescolato al vino che Elena di Troia offriva per rendere felici i suoi ospiti; e l’intreccio con il vino non si esaurisce certo qui, la parola caffè infatti deriverebbe dall’arabo qahwa, in turco kahve, una bevanda medicinale dai poteri eccitanti, riconosciuta inizialmente come vino, ed utilizzata per indicare il caffè solo dopo che il Corano vietò l’uso dell’alcol.

Mentre dagli Stati Uniti arriva una freschissima notizia sulla presentazione di una nuova bevanda, il Cabernet Coffee Espresso, miscela di vino rosso e caffè espresso che pare un’aberrazione dai canoni del gusto, in Italia il legame tra

caffè e vino resta fortissimo se non altro grazie all’acquisizione dell’azienda vinicola Mastrojanni da parte del Gruppo Illy avvenuta nel 2008, che ha portato indubbiamente una ventata d’entusiasmo alla storica azienda montalcinese. L’avventura della famiglia triestina a Montalcino cominciò una decina d’anni prima, con l’acquisto del Podere Le Ripi che confinava con Mastrojanni. Nacque subito un’amicizia tra la famiglia Illy e Andrea Machetti, già impegnato in azienda ed oggi Amministratore Delegato e l’enologo Maurizio Castelli, e quando la proprietà fu messa in vendita questa divenne presto parte della holding. La realtà posizionata sul versante sud della denominazione vanta attualmente una gamma produttiva davvero completa, e continua a celebrare il territorio sul solco della tradizione con l’eccellente Riserva Schiena d’Asino, tra i migliori vini che Montalcino abbia forgiato.

Brunello di Montalcino Vigna Schiena d’Asino 2008 Mastrojanni
Rosso Docg - Sangiovese 100% - 14,5% - € 80

Veste rosso granato tenue, sfumato a bordo calice. Ostinato il richiamo al terroir: ciliegia in prima battuta, frutti di bosco, sfarzose sensazioni di canfora, catrame, tè nero, terriccio e sostenute note di stampo ferroso. Al gusto è un profluvio di sapore, assieme a florido corpo porta una dote di nobile progenie minerale, con sapidità salmastra, inframmezzata da consona tensione. Al centro di tale austerità tanta grazia con un tannino perfetto e di precisa integrazione e un finale duraturo su note di noci di cola e spezie scure. Fermentazione in rovere da 40 hl, maturazione in botti di Allier da 16 hl per 42 mesi. Un anno di affinamento in bottiglia. Sublime su carré di agnello al forno con erbe aromatiche e spugnole.

Mastrojanni
Poderi Loreto e San Pio
53024 Montalcino SI
Tel. 0577 835681 
www.mastrojanni.com
info@mastrojanni.com

 

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