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Luce e non solo
Pubblicato il 21/02/2014
Fotografia

È impossibile essere imprecisi quando lo sguardo va alla campagna della Serra d’Ivrea, una collina morenica dove la sorgente della luce appare infinita e il suo riflesso penetra in vitigni bellissimi, ordinati, piacevoli da scrutare. Qui la composizione dell’immagine ci porta a gustare la bellezza indorata dei vigneti e delle vicine cime innevate, dove, per dovere di definizione minuziosa dei dettagli, non basterebbe una sola pagina. La terra è la stessa che dà luce all’Erbaluce, nomen omen vitivinicolo che quarantacinque anni orsono veniva descritto dalla meravigliosa penna di Mario Soldati come “quello da me più amato: il più tenue, il più modesto, il più leggero”. E lasciando Caluso lo scrittore riceveva in dono il volume “Corpus Statutorum Canavisii” di Giuseppe Frola, dove si parlava in maniera approfondita del vino di questa terra già nel 1510.

Facendo ritorno al presente, alla luce che degrada a poco a poco sui vigneti all’imbrunire, merita assolutamente una menzione la realtà della famiglia Favaro. Della proprietà Camillo è quello che conosciamo meglio, se non altro per la sua sfegatata passione per i vini borgognoni, e per la sua capacità di narrarli in maniera piacevolissima e sentimentalissima. In lui l’essere quasi quarantacinquenne - la stessa età degli scritti di Soldati - sembra una dovuta casualità, e il perenne entusiasmo con cui si occupa di pratiche enologiche, con sottofondo di musica Rock, ci regala un’immagine di una personalità che appare come un cielo variamente sparso di nuvolette dalle infinite forme.

Nell’azienda di Piverone, dove operano mamma Rosanna, papà Benito, i fratelli Nicola ed Elena e il cognato Claudio, vengono prodotti tra i migliori Erbaluce di Caluso, declinati nelle piacevoli varianti: solo acciaio, barrique e Passito. A tenere le fila della tradizione Le Chiusure, un bianco ottenuto da lavorazione in inox che esprime profumi distinti e autentici di mela e agrumi, accompagnati da sfumature di salvia e camomilla, per un sorso fresco e decisamente sapido; vino da giocare in mille situazioni culinarie e indicatissimo su un prosciutto arrosto di Canale. Appare più ricco di materia ma sempre elegantissimo il 13 Mesi, oculato esempio di uso di rovere in fermentazione (50% della massa) e maturazione in barrique, che subito evidenzia sensazioni minerali addolcite da ampio bouquet di ginestra, artemisia, nespola, pesca e lievi tocchi di zenzero. La cospicua massa estrattiva, amplificata da morbidezza, ricolma il palato di rinfrescante acidità. Un bianco gustoso da azzardare su una sontuosa finanziera alla langarola. Per passare alla versione dolce Sole d’Inverno, una chicca per gli appassionati dei Passiti: dai profumi intensi di caramello e soffuse note di pasticceria e un sorso pieno con netta rispondenza gusto-olfattiva, perfetto complemento di una tipica torta di nocciole. Ma non è tutto. I Favaro cavalcano la tradizione enologica di questo lembo di terra con una Freisa, l’F2, scorrevole e dai toni terragni, per spingersi sulla vinificazione di uve poco diffuse in zona come il Syrah, lavorato in assemblaggio alla Barbera e Nebbiolo nell’austero Basy e in purezza nel Rossomeraviglia, prodotto in piccole unità, bella espressione di rosso elegantemente minerale.

Se per l’imminente battaglia delle arance del Carnevale di Ivrea vi trovaste in zona, non mancate di far visita alla piccola enoteca Rosso19 gestita da Camillo a Piverone, un posto dove il Vino regna sovrano, con etichette di cantine che fanno del concetto di terroir il loro credo, fuori da mode e luoghi comuni.

Benito Favaro
Strada Chiusure, 1 bis 
10010 Piverone (TO)
Tel. 0125 72606
www.cantinafavaro.it 
info@cantinafavaro.it
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