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Testo del fax di Giacomo Tachis a noi inviato
Pubblicato il 10/01/2014
Fotografia
Chi muore?
 
Lentamente muore 
chi diventa schiavo dell'abitudine, 
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia di vestire un colore nuovo,
chi non parla a chi non conosce.
 
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero al bianco
e i puntini sulle "i" 
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
 
Lentamente muore 
chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette
almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
 
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
 
Muore lentamente,
chi distrugge l'amor proprio, 
chi non si lascia aiutare.
 
Muore lentamente, 
chi passa i giorni a lamentarsi 
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
 
Lentamente muore,
chi abbandona un progetto 
prima di iniziarlo,
chi non fa domande 
sugli argomenti che non conosce, 
chi non risponde 
quando gli chiedono 
qualcosa che conosce.
 
Evitiamo la morte a piccole dosi, 
ricordando sempre che essere vivo 
richiede uno sforzo 
di gran lunga maggiore 
del semplice fatto di respirare.
 
Soltanto l'ardente pazienza porterà 
al raggiungimento 
di una splendida felicità.
 
“Ode alla vita”, di Martha Medeiros, poesia spesso attribuita a Pablo Neruda con il titolo “Lentamente Muore”
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