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Quel rosso di Elisabetta Dalzocchio
Pubblicato il 06/09/2013
Fotografia

La storia vitivinicola di Elisabetta Dalzocchio si è sviluppata attraverso un percorso semplice e naturale, proprio come i suoi vini. La sua è un’antica famiglia trentina che si è dedicata per tanti anni solo ed esclusivamente all’attività agricola. Nel secolo scorso, infatti, i suoi nonni da mezzadri per diverse famiglie nobili del luogo, passano a produrre vino per proprio conto, acquistando dei terreni in località Bine Longhe nella frazione di Lizzanella nei pressi di Rovereto. Alla fine degli anni Settanta fu il padre Riccardo, anche lui spinto dalla voglia di correre da solo, a realizzare il suo primo vigneto intorno al Bosco, località posta su di una collina intorno alla città di Rovereto. Quattro ettari in totale, due di bosco e altri due coltivati esclusivamente a Pinot Nero, uve che inizialmente erano vendute ad un’azienda spumantistica di Trento. Nel 1995 nasce la prima etichetta e alla fine degli anni novanta, ad affiancare il padre in cantina si aggiunge anche Elisabetta, con alle spalle una laurea in economia, un lavoro da commercialista e molteplici esperienze come consulente aziendale. La sua passione per il Pinot Nero, la porta man mano ad interessarsi del tutto alla cantina e a realizzare dal 2005 la sua prima vendemmia come responsabile aziendale. Il Pinot Nero, afferma, “rappresenta per noi il veicolo perfetto per esprimere compiutamente l’unicum creato dal nostro territorio e dalla nostra sensibilità contadina”. Elisabetta, sin dal principio ha scelto di condurre la produzione attraverso il metodo biodinamico sia nel vigneto sia nelle pratiche di vinificazione. I vigneti di età dai 10 ai 31 anni, certificati biologici dal 2001, sono assistiti attraverso le diverse pratiche agronomiche in base alle esigenze: lavorazioni manuali del terreno, sovesci, tisane e preparati, utilizzati sia per lo sviluppo delle piante che del terreno. Le rese per ettaro non superano mai i quaranta ettolitri. In cantina l’uva viene parzialmente diraspata, le vinificazioni avvengono solo in tini di rovere aperti, con fermentazioni spontanee e con l’uso minimo della solforosa. Dopo la fermentazione, il vino viene fatto maturare in piccoli fusti di rovere, pièce borgognone da 228 litri. Al momento le bottiglie prodotte sono circa diecimila, che andranno man mano aumentando sino a ventimila, quando tutti i nuovi impianti cominceranno a lavorare a pieno regime. Elisabetta Dalzocchio è una degli undici “Liberi Viticoltori Trentini” che si riuniscono sotto il nome “I Dolomitici”.

Abbiamo degustato il suo Pinot Nero 2009, un vino di estrema eleganza, dal colore rosso rubino trasparente, dai profumi intensi e netti, dominati dai frutti di bosco, lamponi e piccole more, poi felce, humus e muschio, spezie in divenire e sensazioni di incenso. Al palato si offre morbido e setoso, rinfrescato da una copiosa acidità e animato da un tannino delicato, perfetto nella sua integrità, che assicurano per il futuro di questo millesimo una grande evoluzione. Finale minerale, lungo, con graditi ritorni delle sensazioni aromatiche olfattive. Perfetto l’equilibrio gustativo. Su nocette di capriolo con salsa di noci e mirtilli o su un coniglio fritto, con rape rosse e patate novelle.

Cantina Dalzocchio 
Via Vallunga Seconda, 50
38068 Rovereto (TN) 
Tel. 0464 668933
www.dalzocchio.it
elisabetta@dalzocchio.it
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