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Linea verde patetica, ma grazie
Pubblicato il 11/01/2013
Fotografia

Nelle ultime due domeniche la trasmissione di Rai Uno ha mostrato tutta la sua fragilità di conduzione e direzione.

Quella del 23 dicembre ve l’abbiamo raccontata venerdì scorso, il 6 Gennaio invece è comparso il vino! Ovviamente con moderazione, appena “due bicchieri”, come prevede la legge (0,5%) su 58 minuti di trasmissione 4 se li è presi il vino: evviva!

Quattro minuti ben scritti e buona la fotografia. Finalmente, dopo centinaia di puntate si è affacciato il vino, con insolita cognizione e piacevolezza di ascolto.

Peccato però che la rovinosa uscita del conduttore Fabrizio Gatta abbia reso patetico il piccolo spazio culturale. Appena il suo ospite del vino termina di parlare, il conduttore esclama, anzi, grida: “Viva il vino! Perché Linea Verde vuole bene al vino!”.

Patetico, ma grazie. Certamente non a lei Gatta, si capisce che ha dovuto osservare un copione terribilmente bugiardo.

Grazie a tutti coloro che in Rai aiuteranno l’Italia parlando di Vino e parlandone bene, con cognizione e cultura, anche qualche minuto in più.

Grazie a Luigi Gubitosi, Direttore Generale Rai, che abbiamo scoperto essere un appassionato del grande Vino del mondo, con la speranza che indichi a Giancarlo Leone Direttore di Rai Uno, la strada per inserire il vino in moltissime trasmissioni, perché il Vino è fortuna, rende tutto più allegro e dona spessore ad ogni scrittura: da Dom Perignon ’64 del primo 007, il cinema e la televisione che ospitano il vino si fanno ricordare per sempre.

Grazie a Mariapia Ammirati, amica di anni, Vice Direttore di Rai Uno, grazie se potesse prestarsi a notaio di quanto stiamo chiedendo per il nostro Paese.

E grazie a Carlo Raspollini, che come bravo autore potrà scriverne ancora e bene perché è Sommelier; grazie per dare al vino la collocazione che merita, anche se costretto, suo malgrado, a dare molto più spazio al provolone e alla ricotta.

Voi lo sapete, noi il vino non lo vendiamo. Ma lo amiamo e lo raccontiamo per fare crescere con questa cultura le prossime generazioni. Ci sostituiamo, per amore, all’agghiacciante assenza di chi sarebbe tenuto a investire in termini culturali, Produttori compresi.

Non lo fanno, perché l’egoismo e a volte le invidie hanno il sopravvento nel suggerire come meglio vendere la propria botte, gridando che il proprio vino è meglio di quell'altro. Fingendo di non sapere che una Squadra Italia del Vino sarebbe invincibile.

Ma questa è un’altra storia.

L’importante è che a noi qualcuno lassù ci ha sentito.

 

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