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Bartolo, un uomo del vino
Pubblicato il 23/11/2012
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Partecipare alla manifestazione organizzata a Roma dei “Vignaioli di Langa e Piemonte”, dove erano presenti aziende storiche come Fenocchio, F.lli Barale, Cavallotto, Cappellano e quelle nate dopo gli anni settanta, Vajra e Bovio, solo per citarne qualcuna, è stato per me inevitabile ricordare Bartolo Mascarello, vignaiolo in terra di Langa, grande barolista, volato via a 78 anni nel marzo 2005.

Bartolo era nato in piena vendemmia, nell’ottobre del 1926, e già fin da bambino ha conosciuto i profumi del Nebbiolo insieme al nonno ed al padre Giulio, con cui ha condiviso l’attività fino al 1981. È, e rimane, tra i più grandi interpreti della viticoltura langarola, noto per la sua intransigenza e, in particolar modo, per il suo carattere, fino ad essere considerato il bastian contrario, in antitesi al “Barolo alla moda”, oltre che un eroico difensore della cultura e della storia di questi luoghi. Contrario alle fermentazioni brevi, ai concentratori e naturalmente alla barrique, “ il Nebbiolo, diceva, deve maturare in botti grandi, essere segnato da tannini robusti e deve concedersi con reticenza in modo da acquisire sfumature e complessità”. Un uomo di grande cultura, con cui dialogare era tanto coinvolgente quanto degustare i suoi vini. Chi li ha bevuti, non scorderà certamente annate eccellenti come il 2000 o il 1998, caratterizzate da un’ampia complessità olfattiva, da una struttura vigorosa e da un grande equilibrio. La sua casa, in via Roma 15 a Barolo è meta di pellegrinaggio continuo di appassionati di vino provenienti da ogni parte del mondo. A partire dal 1987, impossibilitato dalla malattia che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, si divertiva a disegnare e a colorare, per la gioia dei collezionisti, le etichette per il suo vino, creando anche slogan divertenti contro la barrique, nota quella dell’annata 2001 che citava “ il ne faut pas faire des barriques mais des barricades, Robespierre”, o quella celebre esposta in vetrina durante un comizio, poi ritirata, con l’etichetta “No Barrique, No Berlusconi”.

Bartolo ora riposa nel piccolo cimitero proprio di fronte alla collina dei Cannubi, ossia il vigneto che, a detta di tanti, interpreta in maniera esemplare la storia del Barolo di Langa.

L’occasione mi ha dato poi modo di degustare una sua bottiglia di Barolo 2001.

Un vino di grande personalità ed equilibrio, che si presenta con un colore granato scuro di ottima consistenza. All’olfatto sviluppa impeccabili sensazioni tipiche e raffinate, tra cui spicca la rosa canina, i fiori rossi appassiti, la ciliegia sotto spirito, l’humus, seguite da netti accenni minerali, pepe nero, liquirizia e sottili note balsamiche. La fase gustativa è caratterizzata da una decisa nota acida, che appaga e ben bilancia la struttura ricca ed energica della massa estrattiva, compatta nel tannino fermamente presente. Lunghissimi il finale e la persistenza. Richiede piatti importanti come una Lepre in civet o un petto di fagiano con spugnole e tartufo nero.

Bartolo Mascarello
Via Roma, 19
12060 Barolo (CN)
Tel. 0173 56125 

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