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Capisco perché i 10 Comandamenti sono tanto chiari e privi di ambiguità: non furono redatti da un’assemblea
Pubblicato il 19/10/2012
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Lo ha scritto da qualche parte Konrad Adenauer.

In effetti, tutti i giorni troviamo ambiguità, tortuosità, enigmi di interpretazione su tutto quello che riguarda regolamenti e leggi. Assurde, davvero assurde le regole nel mondo del vino.

Viva chi dice di liberarlo, ma liberiamolo dalla burocrazia! Una inutile e stupida burocrazia che crea soltanto difficoltà a chi il vino lo produce. Non serve al consumatore, tantomeno a chi deve controllare eventuali reati. È burocrazia e basta. Stupidi regolamenti redatti ovviamente da un’assemblea, da una qualche commissione, un parlamento, un ministero... boh.

Sto realizzando per alcuni amici le etichette dei loro vini. E scopro, anzi, riscopro perché studiato ai corsi di Sommelier, che - per legge - non si possono scrivere alcune notizie che invece noi riteniamo indispensabili per dare una corretta informazione al consumatore. La retroetichetta poi, è un bluff. Anche lì è vietato scrivere il nome della Regione di provenienza quando... è vietato scrivere il processo di vinificazione del vino perché... ed è vietato questo e quest’altro ancora, ed è obbligatorio questo...

Insomma, pure qui lo Stato (o chi per esso ancora peggio) fa acqua, senza fare proprio niente per far conoscere il vino alla gente.

Eppure basterebbero piccole, brevi informazioni: farebbero miracoli per la cultura dei consumatori. Così come i libri si acquistano, a volte, proprio grazie ad una quarta di copertina ben scritta o ad una fascetta esplicativa.

Noi, che ci occupiamo di cultura del vino, di questo ne soffriamo. Figuriamoci i Produttori.

Colpa degli imbecilli o colpa dell’assemblea che ha redatto quei comandamenti?

Chissà. Forse di tutti e due.

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