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B come baicoli
Pubblicato il 05/10/2012
Fotografia

“No gh’è a ‘sto mondo, no, più bel biscoto,

più fin, più dolse, più ?isiero e san

par mogiar ne ?a cìcara o nel goto

del baìco?o nostro venessiàn”

(Non c’è a questo mondo, no, più bel biscotto, più fine e dolce, più leggero e sano da intinger nella chicchera o nel gotto del baìcolo nostro veneziano)

I Baìcoli (accento sulla prima i) sono i biscotti veneziani per eccellenza. Secchi e di sapore semplice, privi di creme e farciture, non sono altro che una versione moderatamente dolce e un po’ più raffinata delle classiche gallette da marinaio, e in effetti non mancavano mai a bordo delle navi mercantili della Serenissima. La preparazione, lunga e laboriosa, prevede due momenti di lievitazione e una doppia cottura in forno. Si ottengono a partire da un panetto allungato dal quale, una volta sfornato e fatto riposare un giorno, si ritagliano tante fette sottili, poi nuovamente biscottate in forno e infine ricomposte nella tradizionale scatola quadrata di latta, ove i Baìcoli si mantengono inalterati per lungo tempo. Devono il loro nome dialettale alla sagoma, che ricorda un piccolo pesce. Cercando alla voce “Baìcoli” nel “Dizionario del dialetto veneziano” di  Giuseppe Boerio (1856) si ha infatti la seguente spiegazione: “Pasta reale condita di zucchero, spugnosa, biscottata, che s’inzuppa nel caffè o simili bevande. Dicesi baicolo per similitudine, benché grossolana, alla figura dei piccolissimi cefali, chiamati appunto Baicoli”. Secondo la tradizione vennero inventati da un offelliere della contrada di S. Margherita negli ultimi tempi della Repubblica. Divenuti subito molto popolari, erano esportati via mare fino a Costantinopoli, e non mancavano mai nelle case patrizie; la loro sobrietà e semplicità li faceva preferire dalla contessa Caterina Querini Policastro, che usava servirli ai suoi ospiti assieme al the all'Inglese con latte e rum. Ai personaggi di quell’epoca si rifà la ben nota scatola di latta gialla della ditta Angelo Colussi, raffigurante un cavaliere in costume settecentesco che offre i biscotti alla sua dama. I Baìcoli si consumano tal quali o arricchiti con crema all’inglese, classico zabaione, mascarpone lavorato con brandy e zucchero o intinti nel cioccolato. Non solo con tè e caffè: per la loro versatilità d’uso si accompagnano volentieri ai grandi passiti della tradizione veneto-friulana, dal Recioto di Soave al Verduzzo di Ramandolo, nelle ricorrenze familiari intingendoli direttamente  nel bicchiere come recitano le strofette d’apertura.

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