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Il Festasio e il Sindaco
Pubblicato il 29/06/2012
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È d’obbligo in questi tempi un forte sostegno alla gente emiliana e, allo stesso tempo, un elogio in particolare a Emilia Muratori, sindaco di Marano sul Panaro, che lo scorso anno in occasione del Seminario della Green Economy dedicato alla valorizzazione del territorio tenutosi a Castelvetro di Modena, ha affermato “è importante riprendere la coltivazione di vecchi vitigni dimenticati, o trascurati perché poco produttivi, che siano ancora in grado di esprimere delle potenzialità, favorirne lo sviluppo e la valorizzazione, non spezzare il forte legame storico con il territorio di appartenenza”. Per affermare il suo impegno, l’amministrazione comunale ha intrapreso una serie di iniziative per il recupero e l’iscrizione al Registro nazionale e regionale degli autoctoni, preservandone l’esistenza del vitigno. Recentemente poi ha istituito una borsa di studio per il recupero di un particolare vitigno originario della zona, il Festasio.

Riconosciuto anche come il Lambruschino di Cavria, se ne contano pochissimi esemplari nell’area naturalistica di Festà (nella foto), una superficie protetta nella Valle del Panaro. Sulla sua diffusione in passato, sono state rinvenute alcune certificazioni dell’archivio storico dell’Abbazia di Nonantolana. Esiste, infatti, un atto riguardante l’enfiteusi, diritto di godimento di un fondo altrui con l’obbligo di migliorarlo e pagare una retta al proprietario, datato 890, in cui un l’abate Landofredo concede a tale Agino un terreno coltivato a vigneto nel comune di Festà.

In pieno Medioevo in questi territori, noti per la via dei pellegrini denominata Romea-Nonantolana, alcuni monaci che facevano capo all’Oratorio di Sant’Angelo di Calizzano proprio vicino a Festà, viste le ottime caratteristiche del suolo e la buona esposizione, decisero di impiantare oltre 20 ettari di questo vitigno. Poi dal secolo scorso l’abbandono, solo poche notizie e quasi nessuno pronto a vinificarlo.

Al momento, alcune piante superstiti sono ancora coltivate nell’azienda di Oliviero Bendini, altre si trovano nel vigneto sperimentale del Professor Claudio Plessi che le studia da alcuni anni realizzando delle microvinificazioni. Proprio dai primi assaggi di queste microvinificazioni si sono accertati buoni risultati e subito è stato emanato un bando che ha coinvolto la cittadinanza e i coltivatori dell’area di produzione interessata per agevolare la diffusione della varietà. Diciannove “Agricoltori Custodi del Festasio”, hanno quindi ricevuto e impiantato un centinaio di marze, con l’obbligo di coltivarle per almeno 10 anni, limitare la produzione al solo consumo familiare, ma di lasciare a disposizione del comune di Marano sul Panaro il materiale di propagazione derivante dalla varietà ricevuta in affido per ulteriori usi legati a una produzione maggiore e più capillarmente diffusa.

Ciononostante siamo riusciti a degustare una bottiglia di Festasio 2009 e l’assaggio è stato sorprendente. Il vino si presenta di colore rubino scuro e compatto, dai contorni violacei, di buona persistenza. Impianto olfattivo disposto su note fresche di amarene e more, profumi erbacei e vegetali di corteccia, sentori di sottobosco, terra bagnata e accenti speziati. Bocca pulita, mediamente strutturata, con tannini morbidi e vitale freschezza a supporto. Il vino si abbina ottimamente a bocconcini di manzo con speck al balsamico e alle tipiche tagliatelle all’uovo con ragù alla bolognese.

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