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Bruno Paillard N.P.U. 1996
Pubblicato il 15/06/2012
Fotografia

Chissà se Ercole amava lo Champagne?… Magari per rifocillarsi tra una fatica e l’altra avrebbe probabilmente gradito un bel bicchiere di vino spumeggiante, oppure sarà stato proprio grazie ad una pozione miracolosa, effervescente ed alcolica, che sia riuscito a compiere le strafamose 12 fatiche. Una cosa è certa: arrivato a quello che veniva considerato il limite del mondo si trovò di fronte un monte che si prese la briga di dividere in due, monte Abila in Africa e monte Calpe in Spagna (l’attuale stretto di Gibilterra) e incise sopra le colonne di Ercole la scritta “nec plus ultra!” letteralmente “non più oltre!”

Ed effettivamente è difficile andare avanti e cambiare vino avendo provato, o meglio bevuto, il N.P.U. di Bruno Paillard. Ma veniamo ai giorni nostri. Azienda giovane ma che ha, fuor di metafora, bruciato le tappe. Il 1981 è l’anno dello start up. La maison porta il nome del fondatore (59 anni portati benissimo) ed ha già la discendenza assicurata grazie alla bella e simpatica figlia Alice (non chiedeteci l’età!, non sta bene) che, se non andiamo errando, dovrebbe aver garantito anche la terza generazione a nonno Bruno. Torniamo al vino: circa 500.000 bottiglie prodotte, tutte ben fatte, a partire dalla versione base. Ma sublime è l’N.P.U. Tiratura: 6.500 bottiglie circa per l’annata 1996. Per il momento gli unici tre millesimi prodotti sono, oltre al 1996, il 1990 e il 1995. Solo quando l’annata è veramente grande, Chardonnay e Pinot Nero, in egual percentuale, provenienti dai comuni grand cru di Bouzy, Chouilly, Cramant, Mesnil sur Oger e Verzenay finiscono in bottiglia. E in bottiglia finisce esclusivamente la primissima pigiatura, il 48% di mosto, escludendo primo e secondo taglio; fermentazione in piccole botti, poi ancora 9 mesi nelle piccole botti, di terzo passaggio. Una dozzina di lunghi e silenziosi anni sono dedicati alla maturazione sulle fecce… et voilà!, nel bicchiere?, nient’affatto!, ancora un paio di anni ad affinare in bottiglia.

Finalmente l’assaggio: brillano bagliori paglierini su quinte dorate e poi è una vera sfilata fantasmagorica di effusioni olfattive: pera, litchi, spezie, nocciola, agrumi (lime in primis), tè bianco, pan brioche, gesso, gelsomino, fiori di mandorlo, biancospino ecc.

In bocca inizia con una stilellata sapida ammaliante, saporito e saporoso, di leggiadra e carezzevole effervescenza. Via via si dipanano le sensazioni fruttate, speziate, floreali, minerali, vanigliate, morbide e infinitamente persistenti.

Ah, dimenticavo… c’è pure la crosta di pane!, leggermete tostata però!

A fronte di tanta complessità straordinario risulta essere l’abbinamento con un classico e semplice piatto della tradizione italiana: alici di cetara su mozzarella di bufala con olio extravergine di oliva itrana. Se non siete sazi continuate con spaghetti alla carbonara.

P.S. Vorrei poter fare sempre questo stesso pasto almeno 2 volte alla settimana!

Champagne Bruno Paillard
Avenue de Champagne
51100 Reims
www.brunopaillard.com
info@brunopaillard.com

 

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