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La Valle d’Itria e l’Impigno
Pubblicato il 01/06/2012
Fotografia

La Valle d’Itria è un’importante sezione di territorio pugliese che comprende le tre provincie poste al centro della regione, Bari, Brindisi e Taranto, caratterizzato soprattutto da colline di origini carsiche e zona di grande interesse per la ricchezza di siti archeologici. Itria, sembra derivare dal culto della Madonna Odegitria, importato da alcuni monaci basiliani arrivati in zona intorno al 977. L’economia, fondata nei secoli principalmente sulla pastorizia e sull’agricoltura, ruota in modo particolare intorno ai castelli e alle masserie fortificate molto presenti in zona.

Quasi i tutti comuni più importanti della zona come Locorotondo, Ceglie Messapica, Martina Franca e Ostuni (nella foto), nel primo dopoguerra aderirono alle richieste dell’industria dei vermouth che individuò nei vini dell’area le caratteristiche specifiche per la produzione del noto vino aromatizzato. In seguito, con la nascita di nuove cantine e la messa in opera degli impianti di Verdeca, Bianco di Alessano e Bombino Bianco, la produzione è cresciuta di qualità ottenendo il riconoscimento delle Doc Locorotondo, Martina Franca e Ostuni.

Privo di fama ma singolare nella sua storia è l’Impigno, vitigno a bacca bianca importato nei primi anni del Novecento dalla zona di Martina Franca nell’agro di Ostuni da un agricoltore della zona soprannominato, appunto, Impigno. Si hanno pochissime notizie sul vitigno, dal nome originario sconosciuto, anche se alcuni studiosi certificano che la sua presenza nel territorio brindisino sia molto antica. Dal 1972, anno di riconoscimento del disciplinare della Doc Ostuni Bianco, può essere utilizzato fino ad un massimo dell’85%, mentre il restante 25% è monopolizzato da un altro vitigno autoctono, il Francavilla. Possono comunque concorrere anche altre varietà locali come la Verdeca e il Bianco di Alessano, ma solo per un massimo del 10%.

Soprannominato anche Uarnaccia o Cannamelu, l’Impigno è un vitigno di buona vigoria e produttività media. Il grappolo è di media grandezza e si riconosce per la sua forma semplice o, al massimo, alata, con acini medi, di forma ovoidale, e dalla buccia sottile e tenera.

Abbiamo degustato il Bianco di Ostuni Signora Nina, Impigno al 75% e Francavilla al 25%, prodotto dall’azienda agricola Greco. Ad oggi è l’unica cantina a produrre vini a denominazione Ostuni, situata proprio alle porte della cittadina, sulla strada verso Ceglie Messapica. La produzione, circa 5.000 bottiglie l’anno, si basa soprattutto su l’utilizzo di varietà locali, dei rossi Ottavianello, Sussumaniello e di un altro vitigno, quasi sconosciuto, come il Notar Domenico, coltivato in pochi esemplari e che tra qualche anno potremmo assaggiare. Per i bianchi, invece, la scelta è ricaduta sull’Impigno e il Francavilla del Signora Nina 2010.

Paglierino dai riflessi verdolini, propone un naso schietto, dai profumi primaverili, con riconoscimenti di fiori di acacia, toni agrumati ed erbacei e pesca bianca nel finale. Impatto gustativo morbido e pulito, segnato da un gradevole nerbo acido e di spiccata sapidità. Vendemmiate nella seconda metà di settembre, le uve dopo una soffice spremitura vengono fatte fermentare in recipienti di acciaio ad un temperatura media di 18°C. Si abbina a piatti di pesce, involtini di verdure e alla classica tiella barese con riso, patate e cozze.

Greco
C.da Follifuco
72017 Ostuni (Br)
Tel. 0831 335758
agricolagreco@libero.it

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