Bibenda
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B come BIBENDA
Pubblicato il 18/05/2012
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Dopo la A di agenda, cose da fare, viene la B di Bibenda, cose da bere. Entrambe, sono perifrastiche mutuate dal latino, di uso corrente e comune nella lingua italiana per la loro straordinaria capacità di sintesi, costrutti sintattici meravigliosi, che in tre sillabe condensano un’intera frase, esprimendo non solo un concetto, ma anche un’idea dinamica di imminenza temporale, di necessità o di dovere ad esso legata. Sempre da gerundivi latini derivano infatti, tanto per citare solo alcuni esempi tra i più frequenti, vocaboli come laureando (non ancora laureato, ma che a breve lo sarà certamente), mutande (capo di biancheria intima che va cambiato almeno una volta al giorno) o il nome di battesimo Amanda (creatura da amare, stesso significato etimologico del greco Filomena). Bibenda è parola semplice da pronunciare, ma suona come onomatopea all’orecchio di ogni gourmet, scandita com’è da due morbide labiali e da dentale sonora poggiante su vocale aperta, quasi mimesi di un sorso seguito da atto masticatorio, ben diverso del generico  bibita, che rimanda al potus, ovvero al semplice, fisiologico atto del bere in cui il bevitore è, con ogni evidenza, agente che consuma un qualsiasi liquido potabile, ovverosia soggetto fruitore di un oggetto. Bibenda, al contrario, evoca innanzitutto pluralità, ma, soprattutto, conferisce a quel corpus potabile piena e significativa dignità di soggetto, ponendolo a capo di una frase: a noi (nobis) tocca il compito di accostarci con reverenza ad esso, rispettandone le esigenze e il preciso rituale di servizio, a noi spetta saggiarne le nobili prerogative, da parte nostra ci si attendono descrizione delle caratteristiche di base ed esaustiva valutazione. Concetto fondamentale, cioè, è che il degustatore sia sempre agente officiante, e mai attore protagonista, mantenendosi in posizione subordinata rispetto al vino che lo chiama a sé. Ne consegue un requisito indispensabile nella deontologia del sommelier come pure dell’enotecnico, che è l’umiltà, stessa radice di humus, ovvero la capacità, anche materiale di porsi a livello del  terreno (e del terroir), dialogando con esso. Non è certamente un caso che culto, coltivare e cultura rimandino tutti e tre alla comune radice colo-cultum. BIBENDA nasce dieci anni fa, ed è subito chiaro il programma: promuovere la cultura del vino e della tavola, seminare e coltivare idee e passioni, testimoniando un universo fatto di personaggi, luoghi e tecniche materiali da bere e mangiare coi sensi e con la mente, agli antipodi del mero consumo condizionato dalla pubblicità o subordinato a mode. Classica la forma, modernissimo e multimediale il contenuto. BIBENDA è infatti magazine, guide del vino, dell’olio e dei ristoranti, eventi, seminari, format radiotelevisivi, enoteche e, naturalmente, sito internet frequentatissimo dagli appassionati: una bussola indispensabile per navigare a vista sulle rotte del gusto europee e internazionali.

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