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Cheval des Andes
Enologo italiano, territorio argentino, scuola francese: una ricetta perfetta.
Pubblicato il 21/06/2017
Lorenzo Pasquini, enologo di Cheval des AndesCheval des Andes è un vino raffinato ed elegante nato dalla collaborazione tra Château Cheval Blanc, la Maison famosa di Saint-Émillon a Bordeaux e Terrazas de los Andes di Mendoza in Argentina, azienda giovane nata nel 1999. È la fusione tra il terroir di Mendoza, il savoir-faire viticolo di Terrazas de los Andes e la visione filosofica di Château Cheval Blanc. Ciò non significa copiare il vino di Bordeaux ma quello di esprimere la stessa filosofia di eleganza con un obiettivo: fare un vino capace di vivere, di evolvere e poi viaggiare nel tempo. L’eleganza è una parola troppo abusata ultimamente nel vocabolario enoico, ma per l’ideologia delle due Maison è quella che al naso deve avere una complessità invece dell’intensità con profumi sussurrati e mai invadenti. Poi la bocca, sempre equilibrata e non potente. Tutte caratteristiche nobili perché in Argentina si è abituati a vini molto potenti.
 
Lorenzo Pasquini è il giovane enologo che segue questo vino e che lavora nell’azienda Terrazas de los Andes. Parla perfettamente italiano perché è di Roma e ha studiato a Pisa, poi per una serie di circostanze è andato a Bordeaux a lavorare e quando gli abbiamo chiesto dove, con tutta la semplicità possibile ha risposto: “Château Palmer”. È un giovane enologo con grande talento ed è anche molto modesto, pensa che i sommelier siano figure importantissime, che siano innanzitutto alleati degli enologi perché convogliano il messaggio che gli enologi stessi vogliono dare. Inoltre si definisce principalmente un viticoltore e un camminatore della vigna e poi un enologo, perché la figura dell’enologo è questa e non quella dell’artista, come in molti casi vogliono far credere.
 
 
Cheval des Andes 2012Cheval des Andes nasce da un viaggio che fece Pierre Lurton (direttore generale di Château Cheval Blanc) nel 1998 a Mendoza dove volle ricreare lo stesso assemblaggio storico di Bordeaux di Malbec e Cabernet Sauvignon. Così Pierre incontra l’enologo argentino Roberto de la Mota (che è stato il primo enologo di questo vino), grande amico di Emile Peynaud, e insieme scelgono un vigneto di Malbec piantato a piede franco nel 1929 a Las Compuertas, zona situata nel distretto di Luján de Cuyo a Mendoza dove oggi è ubicata l’azienda Terrazas de Los Andes. Qui siamo nella parte più alta a 1100 metri slm e l’altitudine è la caratteristica più importante che definisce Mendoza come regione viticola. La presenza delle Ande definiscono tutto il paesaggio mendocino. Mendoza è anche una delle zone più calde del pianeta, basta pensare che è al parallelo 33, lo stesso di Buenos Aires e del Marocco. È dunque la regione più secca al mondo per fare vino, è un vero e proprio deserto dove non piove quasi mai perché è vicina al Pacifico con questo muro di 7.000 metri delle Ande che non permette alle nuvole di arrivare.
Con la scarsissima pioggia annua si ha la necessità di un’irrigazione indotta. Ovviamente in Europa l’irrigazione artificiale è poco apprezzata ma in Argentina senza di essa non si può fare nulla. L’azienda utilizza un sistema di irrigazione “a inondazione” inventata dagli Incas che è composto da dei canali che passano lungo tutti i vigneti. Una forma di irrigazione geniale che non necessita di energia perché l’acqua arriva in ogni vigneto con una pendenza dell’1% che permette all’acqua stessa di non andare via velocemente ma nemmeno di stagnare. Ogni giorno, nei vigneti della Maison Terrazas de los Andes, ci sono 2 persone che si occupano solo dell’irrigazione.
 
La vendemmia avviene tra Marzo e Aprile e lo Cheval des Andes è un assemblaggio di Malbec e Cabernet Sauvignon, come l’assemblaggio storico di Bordeaux, ai quali viene aggiunta una piccola percentuale di Petit Verdot e, secondo le annate, anche di Cabernet Franc e Merlot. Nella degustazione di oggi c’è un minimo di Petit Verdot al 7%-10% (solo per il 2010 è al 20%).
In cantina non si spinge la maturazione e l’estrazione ma si lavora di più sulla macerazione. L’utilizzo di barrique è abbastanza moderato: si è passato al legno nuovo dal 70% al 30% sia francese che austriaco. Nel 2013 si è arrivati ad utilizzare barrique più grandi di 400 litri che contribuiscono a un tocco più aromatico del frutto e a proteggere un po’ di più il vino dall’ossigeno. Ogni annata è diversa e il tempo di maturazione nelle barrique cambia in funzione del vino e si passa dai 12 ai 18 mesi di invecchiamento.
 
Lorenzo Pasquini conduce la degustazione di Cheval des Andes
Degustazione
Il filo conduttore dei 4 vini presentati è una connotazione di eleganza che ricalca lo stile bordolese ma che fa capire che non è un vino bordolese, perché il Malbec argentino e il Malbec bordolese sono diversi. Questo è un vino di territorio.
L’annata 2010 ha 14,5% vol. e si presenta tra il rubino e il porpora-inchiostro. Naso che verte principalmente su tonalità scure di piccoli frutti neri, succo di mirtilli, amarena sotto spirito, caffè, china e una nota romantica balsamica molto vicina a vecchi legni marinai. Assaggio di eccellente stoffa, fresco, corposo con tessitura compatta del tannino. Tenace la persistenza calda-fruttata dopo la deglutizione.
 

Il 2011 ha in sé 15% vol. e non sentirli affatto. Naso elegante e meditativo dove in primis si palesano note speziate unite a radici e a un cioccolatino alla menta. Poi cede a suggestioni floreali di iris e lavanda. Assaggio più serafico di alcol rispetto al 2010, fruttato, godibile dove le singole componenti si inseguono in un percorso d’armonia. Tannini merlettati.

 
Dal 2012 c’è un’evoluzione nella lavorazione di questo vino, un cambio di stile che va più verso una complessità in sintonia con una maggiore bevibilità. Con i suoi 15% vol. è comunque un vino di fascino e sostanza che incanta per la sua eleganza nei profumi sussurrati di gelatina al lampone, arancia sanguinella, lavanda, terra umida e muschio. Poi ancora corteccia e una nota verde di eucalipto. La fase gustativa si esprime in modo ricco, sontuoso con tannini soffici che ne bilanciano il sorso.
 

Nel 2013 c’è un cambio delle barrique: si utilizzano quelle di legno austriaco e da 400 litri di capacità. Rubino brillante concentrato. La frutta rossa è più croccante ed è comprimaria sempre di una nota speziata molto fine nella quale si incuneano toni balsamici come aghi di pino ed eucalipto. Sorso elegante, fatto di struttura e leggiadria, armonioso dai tannini impalpabili. Saporoso e di lunghissima persistenza.
 
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